Col proprio concerto i Barcelona Gypsy balKan Orchestra fanno ballare la città ambrosiana
Lo scorso 21 febbraio si è tenuto al Magnolia, circolo Arci di Milano, il concerto dei Barcelona Gypsy balKan Orchestra. Il gruppo, che, appunto, ha base a Barcellona, ma vanta membri provenienti da tutta Europa, è famoso per le sue rivisitazioni di canti popolari romaní.
In particolare, la fama è arrivata grazie alla loro versione dell’inno dei Rom, Djelem djelem, che ha raggiunto oltre 4,5 milioni di visualizzazioni su youtube. Il gruppo nasce nel 2012, in occasione della celebrazione della Giornata internazionale della cultura romaní, con il nome di Barcelona Gypsy Klezmer Orchestra. Sei i membri fissi, accompagnati di volta in volta da musicisti nomadi: il clarinettista Joaquín Sánchez, in sostituzione di Robindro Nikolić; il fisarmonicista Mattia Schirosa; il contrabbassista Ivan Kovačević; il chitarrista Julien Chanal; il percussionista Stelios Togias; la cantante Sandra Sangiao.
Il cambio del nome, e dell’indirizzo musicale, è avvenuto a novembre 2015, con lo scopo di allargare i loro orizzonti artistici, pur rimanendo vicini alle sonorità klezmer. Come recita il loro sito web: «La musica balcanica per noi è un insieme di tradizioni musicali e culture multietniche che oltrepassano i confini geografici e traggono nutrimento dalle tradizioni che da sempre contraddistinguono quelle terre: ebrei aschenaziti e sefarditi, zingari, ottomani, arabi». Al momento hanno all’attivo quattro album in studio, Imbarca, Balkan Reunion, Europa cierra la frontiera e Del Ebro al Danubio.
Chi scrive queste breve note li ha scoperti l’anno scorso, per caso, e quando ha sentito che si sarebbero esibiti in Italia… via di corsa a vederli e ascoltarli! Certo, recarsi a un concerto di musica gitana a Milano, quando solo il giorno prima erano state date alle fiamme le palme in piazza Duomo perché “fa troppo Africa”, può non essere la scelta più furba dell’universo, ma poco importa. Ne è valsa la pena: il concerto, che si è tenuto nella splendida cornice del Magnolia, locale alle porte di Milano circondato da un parco, è andato oltre ogni aspettativa. Straordinaria non solo l’esecuzione dei brani, che rende molto più dal vivo che in studio – il che è di per sé un miracolo nell’era dell’auto-tune – ma soprattutto l’atmosfera, di libertà più assoluta.
Tutti ballavano, un po’ a caso, seguendo le due ballerine nel pubblico, e cantavano, sempre un po’ a caso, le canzoni in lingue sconosciute. La musica, a tratti divertente e persino ironica, a tratti straziante e malinconica, ha guidato il pubblico, che si è lasciato andare ogni volta al sentimento suggerito dal suono, più che dal significato. A metà esibizione, un riferimento alla recente manifestazione a Barcellona per aprire le frontiere, alla quale i BGKO avevano preso parte, ha riportato tutti al presente, rimarcando l’importanza di ospitare chi è forzato al nomadismo. In un Paese nel quale pare non si riescano ad accettare nemmeno gli alberi, mai discorso è risultato più azzeccato.
Ludovica Merletti
(LucidaMente, anno XII, n. 135, marzo 2017)