Una giornata a Lamezia Terme in compagnia del pubblico ministero di molte famose inchieste che, negli anni, hanno tenuto banco nelle cronache italiane, tra le quali i processi Eternit e Thyssen e sul metodo Di Bella
Settantacinque anni, di Alessandria, Raffaele Guariniello è famoso per essersi occupato soprattutto di tutela del lavoro, salute e ambiente. Il suo nome è legato a inchieste importanti, per un totale di circa trentamila aperte nella sua carriera. Laureatosi a ventitré anni in Giurisprudenza, ha poi conseguito la libera docenza in Procedura penale all’Università di Torino. Magistrato di Cassazione dal 1992, è stato procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, dove dal 2008 ha assunto l’incarico di procuratore capo vicario.
L’ex pubblico ministero dei processi Eternit e Thyssen, del crollo al liceo Darwin di Rivoli, in provincia di Torino, avvenuto nel 2008, e delle ricerche sull’effetto di sostanze o farmaci nocivi alla salute umana, ha indagato anche sul doping nel calcio. L’inchiesta coinvolse le società Juventus, Parma, Roma e Torino. In ambito medico, Guariniello si è occupato del cosiddetto “metodo Di Bella”, elencando difformità nella sperimentazione, anche se il caso passò poi a Firenze, dove venne archiviato. Ha trattato di epatopatia spongiforme, ovvero la “mucca pazza”, del possibile collegamento tra episodi di sclerosi laterale amiotrofica dei giocatori nello stadio di Como, costruito su rifiuti tossici, e di Eternit, contro Stefan Schmidheiny e il barone belga Jean-Louis de Cartier de Marchienne, ex presidenti del consiglio di amministrazione, ritenuti responsabili delle numerose morti per mesotelioma tra gli ex dipendenti delle fabbriche. Questi erano stati a contatto con l’asbesto (noto come amianto), minerale cancerogeno. Il 13 febbraio del 2012 la sentenza culminò con la condanna in primo grado degli ex presidenti a 16 anni di reclusione per «disastro ambientale doloso permanente» e per «omissione volontaria di cautele antinfortunistiche».
Nel 2012 fu Guariniello a istituire una pratica per bloccare l’utilizzo delle staminali come terapia per l’atrofia muscolare spinale. Inoltre, ha condotto e chiuso in tempi rapidi l’inchiesta sul rogo divampato nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 nell’acciaieria ThyssenKrupp di Torino, dove una fiamma generata da una fuoriuscita di olio in pressione provocò la morte di sette operai. Il processo si concluse con la condanna in primo grado dell’imputato Harald Espenhahn per omicidio commesso con dolo eventuale.
Il mese scorso il noto magistrato è stato a Lamezia Terme, in Calabria, per parlare di sicurezza nei luoghi di lavoro, sia ai giovani dell’Istituto tecnico superiore, settore tecnologico, della città, sia a vari ordini professionali (architetti, ingegneri, geometri, avvocati…) nella sala Napolitano del Comune. Gli abbiamo posto in tale occasione alcune domande sul metodo Di Bella e così ha risposto Guariniello: «Non entro in merito sull’efficacia o meno della cura. Me ne sono occupato anni fa, ricordo che era ancora vivo Di Bella. Come Istituto superiore di Sanità era stata avviata una sperimentazione e le perplessità erano su come essa fosse impostata. L’indagine fu trasmessa poi in Toscana, dove c’era l’Istituto che si occupava della questione sul piano della produzione del farmaco, quindi passò tutto alla Procura della Repubblica di Firenze. Sull’efficacia del metodo non posso pronunciarmi».
Ricordiamo a tal proposito che il 2 dicembre 1998 il Nucleo antisofisticazione dei Carabinieri di Firenze sequestrò, in ventotto centri di sperimentazione della terapia Di Bella, 1.048 flaconi di soluzione retinoide scaduti. Ciò significa che per 1.048 pazienti la cura era invalidata in quanto il farmaco non solo non poteva più avere le caratteristiche terapeutiche iniziali ma avrebbe potuto produrre effetti collaterali gravi a causa della degradazione e scomposizione dei suoi principi attivi. Nel 2012 inoltre Guariniello istituì una pratica per bloccare l’uso delle staminali come terapia per l’atrofia muscolare spinale. «Nell’inchiesta fatta su stamina la scienza ha trionfato, visto che gli intoccabili hanno patteggiato assumendosi le proprie responsabilità», ha commentato.
Sia agli studenti in mattinata che ai professionisti nel pomeriggio, il noto magistrato ha illustrato vicende emblematiche, tra cui quella degli effetti del terremoto del 2009 in una scuola fatiscente dell’Aquila, quando il crollo del tetto causò la morte di tre minorenni, o quanto accaduto ad alcuni operatori deceduti nell’incendio in un’azienda la cui struttura non rispondeva alle norme di sicurezza. Guariniello ha commentato: «Nel primo caso, anche se era stato segnalato il pericolo strutturale da parte dei responsabili del servizio di prevenzione e protezione, pur tuttavia per insufficienza di risorse, non si intervenne. Per tale motivo il dirigente scolastico fu condannato. Se non c’erano i soldi per garantire la sicurezza bisognava chiudere la scuola. Una delle difficoltà nel nostro Paese è la carenza di fondi, situazione che grava sui dirigenti scolastici che non sono dotati di autonomi poteri decisionali di spesa».
Molto ha insistito il magistrato sulle responsabilità dei datori di lavoro, dei dirigenti, ma anche di altre figure preposte alla sicurezza, e lo ha fatto citando varie indagini da lui condotte, tra cui quelle inerenti il crollo del controsoffitto nella Scuola Darwin, nel Torinese, le morti per mesotelioma di vigili del fuoco per inalazione di sostanze tossiche nel corso di incendi, l’inchiesta sulla ThyssenKrupp, che durò solo due mesi e mezzo senza cadere in prescrizione, tutte accomunate dal fatto che i datori di lavoro hanno risposto in prima persona delle loro mancanze. Per il magistrato tuttavia esistono anche delle deficienze nella normativa nel settore. Egli ha affrontato la situazione amianto citando i siti da bonificare e le difficoltà insite nelle azioni di bonifica stesse. Per Guariniello è fondamentale istituire un’azienda di vigilanza sulla sicurezza del lavoro.
Sulle azioni da intraprendere nelle scuole in caso di pericolo per l’incolumità, ha detto: «Per un istituto non sicuro le strade da prendere sono due: fare una segnalazione all’Asl o farla alla Procura della Repubblica». Secondo Guariniello, «oggi fare giustizia vuol dire anche tutelare la sicurezza e la dignità dell’uomo come vuole la nostra Costituzione. Dignità messa in forze da tante situazioni. Pensiamo agli operai dell’Ilva di Taranto, che accettano di lavorare in condizioni di salute precaria pur di conservare il posto». Altro problema trattato è stato quello delle prescrizioni dei reati: «Riguardo alle polemiche tra politici e magistrati, attenzione a non creare slogan. Affinché la giustizia funzioni bisogna destinarle risorse, altrimenti i processi non riescono. Penso che dobbiamo dare una risposta anche in tema di ecoreati. Abbiamo infatti preparato un disegno di legge sui reati ambientali. La mia idea è che la giustizia non sia un sogno».
Le immagini: foto del magistrato Raffaele Guariniello a Lamezia Terme, di fronte agli allievi dell’Istituto tecnico superiore, settore tecnologico, ai professionisti nella sala Napolitano del Comune, e insieme all’autrice dell’articolo, la nostra corrispondente dalla Calabria.
Dora Anna Rocca
(LucidaMente, anno XII, n. 133, gennaio 2017)
Interviste a personaggi celebri da parte dell’autrice, in esclusiva per LucidaMente: Guariniello, il magistrato: “Ecco come ho agito” Dsa: conoscerli per affrontarli (a Giacomo Stella) Michele Cucuzza ci parla del suo multiforme giornalismo Alberto Angela e le sue avventure Erosione costiera, problema irrisolto (ad Andrea Orlando) Scacco al re Bernardo (a Piergiorgio Di Cara) Qual è il destino dell’universo? (a Paolo De Bernardis) Il mondo non finirà, secondo i Maya (a Roberto Giacobbo) Il Marsili, un vulcano per dare elettricità all’Italia (a Diego Paltrinieri) «Il problema delle “navi dei veleni” è mondiale» (a Folco Qulici) «La televisione generalista è ormai giunta al capolinea…» (a Carmen Lasorella) «In tv è più facile intrattenere che informare» (a Tiziana Ferrario) «Per una scienza senza segreti e senza frontiere» (ad Antonino Zichichi) Viaggio di un hacker tra i pericoli di Internet (a Fabio Ghioni) Mario Tozzi: i rischi per l’isola del Giglio Magdi Allam: «Ho seguito ciò che sentivo dentro» Fare in modo che la televisione non divenga “cattiva maestra” (a Giovanni Minoli) E Plutone divenne un “nanopianeta”… (a Massimo Capaccioli) Una società in cui conta il successo a tutti i costi (a Francesco Bruno) Religione e scienza: nessun contrasto (ancora a Zichichi) A volte il disagio psichico fa comodo al potere politico (ad Alberto Bevilacqua)«Sul cervello c’è quasi tutto da investigare e scoprire» (a Edoardo Boncinelli)