Gli studiosi dell’Università e della Scuola normale superiore di Pisa hanno trovato nel sito di Kaulon una stele di bronzo con dedica votiva in alfabeto acheo
Dopo quasi quindici anni di scavi e ritrovamenti, il sito archeologico di Kaulon (l’odierna Monasterace Marina, in provincia di Reggio Calabria), colonia della Magna Grecia fiorita tra la fine dell’VIII e gli inizi del III secolo a.C., ha portato alla luce una tabella in bronzo con la più lunga iscrizione in alfabeto acheo, dettaglio che la rende una delle scoperte più rilevanti nel settore.
Dal 1999 sul sito reggino si sono avvicendati studenti e dottorandi dell’Università e della Scuola normale superiore di Pisa, in collaborazione con il Parco archeologico di Segesta e le Soprintendenze per i beni archeologici di Trapani e di Reggio Calabria: un lavoro di squadra che, negli anni, ha prodotto notevoli risultati che vanno a completare la conoscenza dell’agorà di Segesta e del santuario di Punta Stilo dell’antica colonia greca. Quali peculiarità presenta la tavola in bronzo, che pare essere un documento più unico che raro? Di piccole dimensioni (25 x 12,5 cm) e ridotta in minuscoli frammenti corrosi, dopo il restauro a cura del Museo di Monasterace e l’applicazione di sofisticate tecniche di indagine presso il Laboratorio di Scienze dell’antichità della Scuola normale (diretto dal professor Carmine Ampolo), la stele ha rivelato un testo del V secolo a.C., disposto su 18 linee e in alfabeto acheo, con le lettere ordinate secondo il sistema di scrittura detto stoichedòn.
Si tratta della più lunga dedica votiva in assoluto, in gran parte metrica, che parla anche dell’agorà, di una particolare statua e di una serie di divinità. Questi dettagli contribuiscono alla comprensione, sempre più articolata e integrale, dei culti e della piazza pubblica, cuore pulsante della vita politica e commerciale di ogni città ellenica. Grazie alle nuove tecniche di documentazione e di elaborazione dei dati − quali le riprese da drone e le ricostruzioni in 3D − gli archeologi sono ormai in grado di riprodurre un’immagine completa dell’imponente complesso magnogreco dell’VIII secolo a.C.
Sotto la direzione di Maria Cecilia Parra – docente di Archeologia della Magna Grecia all’Università di Pisa – le campagne di scavo hanno anche portato alla luce, nell’area del santuario urbano di Kaulon, ex voto del VII, VI e V secolo a.C., ceramiche, elmi, scudi, spade, lance e vasellame, segni dell’attività artigianale e di riti religiosi. Presso il Dreamslab (Dedicated research environment for advanced and simulations, laboratorio della Scuola normale) lo sviluppo dei modelli 3D viene adattato a strumenti avanzati che ricostruiscono materiali archeologici e complessi monumentali con finalità di ricerca e divulgazione, anche per un pubblico di non specialisti che desideri compiere un salto indietro nel tempo. Gli appassionati del genere possono, infatti, usufruendo di appositi occhiali, scoprire ed esplorare le riproduzioni del tempio di Kaulon e dell’agorà di Segesta, immergendosi in un ambiente virtuale interattivo − il 3D Cave − e muovendosi liberamente nella realtà cittadina dell’antica colonia greca.
Le immagini: in apertura, il tempio della colonia greca di Kaulon a Monasterace (Reggio Calabria); il professor Carmine Ampolo, la restauratrice del Museo di Monasterace Villalba Mazzà e la professoressa Maria Cecilia Parra al lavoro sull’iscrizione; il punto geografico in cui si trovava Kaulon, odierna Monasterace Marina.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno VIII, n. 94, ottobre 2013)