Partendo dal caso-pensioni, Franco Ecchia, esponente del Psi di Bologna, propone alcuni interventi di giustizia sociale
Il ministro degli interni Angelino Alfano ha recentemente dichiarato di trovarsi a proprio agio nel Governo Renzi perché esso realizza una politica di destra da lui sempre prospettata; per contro, si ritrova in un Consiglio dei ministri nel quale molti esponenti, la maggioranza, dichiarano di essere di sinistra.
Certamente un conto è dichiararsi di sinistra e un altro conto è fare cose di sinistra. Prendiamo la recente sentenza della Corte costituzionale sull’annullamento dei risparmi previsti dal Governo Monti sulle pensioni. Se possiamo giustificare l’azione di quel governo con l’urgenza di economie su larga scala ricorrendo ai soliti pensionati e ai lavoratori dipendenti pubblici (blocco dei rinnovi contrattuali), possiamo anche comprendere che un governo tecnico, il cui presidente era espressione dei noti poteri forti, non potesse e non volesse pensare a provvedimenti che avrebbero coinvolto una platea più ampia di cittadini e a misure temporalmente ridotte, superando così una parte dei rilievi della Consulta stessa. Ma ogni Governo ha le sue spine: se deve rimediare agli errori degli altri (ancorché errori approvati dagli stessi che sostengono questo governo), ha anche la possibilità di prendere provvedimenti più equi.
In un Paese dove il 15% della ricchezza è in mano all’1% della popolazione, cosa si potrebbe fare? Ad esempio, una piccola patrimoniale, assieme a una tassazione più consistente sul gioco, una spolverata di accise su alcuni prodotti, una vera revisione della spesa pubblica, una più incisiva lotta all’evasione ed elusione fiscale, una riduzione ai fondi improduttivi a favore delle imprese, una prospettiva di snellimento degli oltre ottomila comuni italiani assieme a una razionalizzazione delle partecipate locali e al restringimento di qualche minuscola regione, una diminuzione delle sovvenzioni alla scuola privata, un prelievo dalle protette banche e… tanto altro. Tutto ciò consentirebbe di limitare gli arretrati spettanti ai pensionati ripristinando loro integralmente l’assegno mensile pensionistico, eliminando quella odiosa parola bonus ed evitando per il futuro i probabili ricorsi.
Franco Ecchia – Partito socialista italiano – Federazione di Bologna
(LucidaMente, anno X, n. 114, giugno 2015)
io sarei più drastica! non per i soldi ai pensionati, ma per riassestare il senso etico in un paese dove troppi non pagano le tasse. toglierei il diritto dl voto a chi non paga le tasse. così non si continuerebbe a perpetrare imbrogli e ricatti, leggi più favorevoli agli evasori che ai contribuenti.
Per le tasse sulla casa , fino a che sono pignorabili dalle banche per i mutui le tasse sulla casa che in realtà non è ancora di proprietà dovrebbero pagarla le banche sesse. Un po’ di ripulisti nei consorzi e nelle partecipate non guasterebbe!
caro Ecchia se hai figli e nipoti disoccupati, fai ben poco di un aumento costo della vita che nel 13/14 è stato dello 0,2 e forse nel 14 ci chiederebbero di renderne perché è ancora più basso…
quindi più che rimpiangere i soldi non dati ai pensionati mi porrei il problema” nelle tasche di chi sono finiti?” anche l’Emilia non scherza! mi impegnerei a far ripartire l’attività produttiva:questo tema l’affrontiamo in seguito.