Consapevole degli effetti benefici della marijuana, già utilizzata in diverse terapie alternative, l’Associazione cannabis terapeutica ha pubblicato nel 2003 Erba medica. Usi terapeutici della cannabis (Stampa Alternativa, pp. 208, € 12,00), un volume che ha raccolto i contributi di vari autori. Lo scopo del libro è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica contro i pregiudizi morali e di indurre i nostri legislatori a regolamentare l’utilizzo medico dei derivati della canapa indiana, presentando testimonianze di pazienti che hanno ottenuto giovamento grazie ad essa e i risultati scientifici della sua efficacia curativa.
Un po’ di storia – Usata per millenni nella medicina orientale, la cannabis approda in Occidente a metà Ottocento, epoca in cui veniva utilizzata in Francia contro la peste, mentre a fine secolo già si parlava di essa per alleviare le sofferenze dei malati terminali e come sollievo dal dolore. Claudio Cappuccino e Salvatore Grasso scrivono a tal proposito nel capitolo Storia degli usi medici della cannabis: “Il testo più antico cinese sulle piante medicinali, il Pen T’sao Ching, […] la raccomanda per “disordini femminili, gotta, reumatismo, malaria, stipsi e debolezza mentale”, tutte condizioni caratterizzate da una diminuzione di yin (la componente femminile di ogni cosa naturale). Ma si tratta di una medicina da usare con cautela: come avverte il compilatore, una dose eccessiva “fa vedere demoni””. Sempre in testi orientali risultava efficace contro l’ansia, il pus, le ferite, la febbre, i reumatismi e per la purificazione del sangue. Tuttavia, il Marijuana Tax Act, approvato dal governo degli Usa nel 1937, ha decretato la sua sparizione dalla farmacopea internazionale e dalle discussioni mediche fino agli anni Settanta, sebbene già durante gli anni Sessanta sia ricomparsa per scopi “ricreativi”. Robert Randall, affetto da glaucoma, è stato il primo a utilizzare la marijuana a scopo terapeutico: correva l’anno 1978. Egli ha aperto la strada alla nascita di associazioni che hanno promosso l’uso curativo della cannabis, supportate dalla fine degli anni Novanta in poi dalla pubblicazione di numerosi trattati scientifici. California e Arizona sono stati i primi negli Stati Uniti a sancire la sua liceità a scopo curativo: era il 1996.
Etica e medicina – «L’ostacolo è di natura principalmente etica, ossia l’ambito in cui il proibizionismo ha ottenuto i suoi migliori risultati, che si regge sull’uguaglianza tra droga e Male, acriticamente e diffusamente accettata dall’opinione pubblica, ma condivisa anche da gran parte del mondo politico e scientifico», commenta Massimiliano Verga in Cannabis: necessità di rivalutazione medica. Una critica ai medici viene rivolta da Salvatore Grasso in Testimonianze: «L’ignoranza e i pregiudizi sono sempre deprecabili, ma lo sono ancora di più in chi, trovandosi ad avere a che fare con la sofferenza dei propri pazienti, dovrebbe avere gli strumenti per giudicare la validità di ogni potenziale alternativa terapeutica». Anche per questo motivo gli autori del libro sottolineano la necessità di redigere leggi che possano tutelare i produttori e i consumatori “legali” di cannabis.
Nella cura di quali patologie risultano utili i cannabinoidi – Studi scientifici hanno dimostrato che la cannabis è più efficace delle cure tradizionali per controllare la nausea e il vomito durante la chemioterapia. Inoltre stimola l’appetito in pazienti affetti dal virus dell’hiv. Potrebbe essere utilizzata per migliorare la capacità motoria e ridurre il tremore muscolare nella sclerosi multipla, come “terapia del dolore” in qualità di analgesico e per abbassare la pressione oculare elevata dovuta a glaucoma. Rimangono da approfondire gli effetti benefici che la cannabis potrebbe avere contro l’asma bronchiale, come ansiolitico e per le patologie cardiovascolari.
Modalità di assunzione ed effetti collaterali – Nel contributo Indicazioni terapeutiche di cannabis e cannabinoidi, contenuto nel libro, si legge: «Molti pazienti trovano che la maniera più semplice e più efficace di assumere la cannabis sia fumarla. L’effetto della cannabis inalata è assai più rapido. Il paziente, inoltre, riesce a raggiungere l’effetto terapeutico con dosaggi minori, e questo comporta una minore incidenza di effetti collaterali. I rischi del fumo sono noti a tutti, e sono rischi non legati alla specifica foglia di tabacco, ma al fatto che la combustione di sostanze vegetali produce una serie di composti organici irritanti per le vie respiratorie o addirittura cancerogeni». Per ovviare a questi ultimi due effetti collaterali si possono assumere i cannabinoidi per inalazione oppure con l’applicazione sulla pelle del paziente di un cerotto a rilascio transdermico nel sangue. Gli effetti psichici della terapia possono essere euforia, sedazione, allucinazioni, diminuzione della memoria, alterata percezione del tempo, depressione. Quelli fisici sono secchezza della bocca, disturbi nel movimento, debolezza muscolare, aumento della frequenza cardiaca. Tutti questi effetti collaterali dipendono dalla dose del farmaco assunta e scompaiono entro alcune ore. Nelle terapie a lungo termine il rischio maggiore, oltre alla dipendenza che può condurre a crisi di astinenza, è la tolleranza, ovvero la diminuzione dell’efficacia della dose.
Le testimonianze – Erba medica raccoglie numerose dichiarazioni di persone che, affidandosi al mercato nero o all’autoproduzione, hanno rischiato di essere sanzionati pur di avere un minimo sollievo dai propri dolori. Ad esempio, Mara, affetta da emicrania “con aura”, esprime nelle interviste la propria frustrazione: “[…] Poi è arrivata la rabbia: la rabbia ogni volta che stavo male, che vomitavo e non riuscivo a stare in piedi a causa dei dolori. La rabbia di sapere che esiste un rimedio naturale che mi potrebbe permettere di continuare a vivere con dignità. La rabbia di chi non vuole appoggiarsi al mercato illegale, di chi si sente cittadino onesto e si vergogna di andare a comprare la “droga” ai giardinetti, senza sapere che cosa c’è dentro. La paura che la cannabis trovata sia “condita” con sostanze che possono soltanto essere nocive”. Mara raggira in parte il problema decidendo di coltivarla in proprio e farne uso ogni qualvolta sente che stanno per insorgere nuovi attacchi, nonostante i pregiudizi della gente e della sua stessa famiglia. Spesso gli intervistati si sono avvicinati per caso alla marijuana oppure erano consumatori occasionali, che si sono resi conto del sollievo procurato dalla “canna”. Alcuni pazienti, grazie a questa terapia alternativa, hanno potuto continuare una routine “normale”, impedita spesso dall’assunzione di farmaci che risultavano essere dannosi per il loro organismo.
Come curarsi con la cannabis in Italia? – Finora il mercato nero è stata la modalità di approvvigionamento favorita da coloro che fanno uso di marijuana per scopi terapeutici. Tuttavia esso comporta diversi inconvenienti, come spiegano Angelo Averni e Salvatore Grasso: «Il primo, di natura etica, è dovuto al fatto che il mercato nero delle sostanze stupefacenti è notoriamente in mano alla criminalità organizzata che utilizza i proventi del narcotraffico per finanziare le proprie attività». Inoltre, non sempre si hanno garanzie di sicurezza igienico-sanitaria, in quanto i derivati della canapa indiana potrebbero essere stati “tagliati” con altre sostanze chimiche contaminanti, che possono far venir meno anche il principio attivo della cannabis, oltre che essere nocive per la salute. Per ovviare a questi due inconvenienti alcuni pazienti hanno deciso di coltivarla in proprio, scelta punibile penalmente. L’unico stratagemma per non correre il rischio di incorrere nel codice penale è quello di importare i derivati della cannabis da quei paesi in cui è lecito il suo uso a fini terapeutici: dapprima occorre la ricetta del medico di famiglia, quindi l’autorizzazione del Ministero della Salute. Infine, si può contattare la società estera che produce il farmaco in questione. Tuttavia, i pregiudizi, anche quelli degli stessi medici, possono ostacolare questo iter, favorendo l’illegalità.
L’immagine: la copertina del libro Erba medica. Usi terapeutici della cannabis a cura dell’Associazione cannabis terapeutica, edito da Stampa Alternativa.
Francesca Gavio
(LucidaMente, anno V, n. 49, gennaio 2010)