Cosa dovrebbe fare Super Mario? Ma dal disastro potrebbe rinascere l’unità degli italiani
Ancora una volta il sistema massmediatico ha coniato una nuova definizione di super eroe. E ora abbiamo: Super Mario Monti, Super Mario Draghi e Super Mario Balotelli. Resta da capire chi è la Nintendo; ma, se ci pensiamo bene, ci arriviamo.
Di sicuro sono loro, i mercati, che hanno sollevato dalle fatiche di governo Silvio Berlusconi. Ormai è persino banale scriverlo. Ecco perché gli italiani che stazionavano o brindavano sotto i palazzi del potere, compresa la macchietta molisana che si lanciava nel gesto dell’ombrello, ci fanno quasi tenerezza. Di sicuro lo spettacolo era indegno di un popolo civile e forse qualcuno ha ragione nel dire che in fondo Berlusconi ce lo siamo meritato. È inutile, restano i servi sempre peggiori del padrone.
Nel puzzle mondiale che sta cercano dolorosamente di trovare un proprio punto di equilibrio avanza contemporaneamente la rivoluzione industriale su cui gravano tutti gli effetti della disastrosa crisi della finanza statunitense. Occorre parlare di Mondo per capire il contesto all’interno del quale il nostro Paese dovrà muoversi. All’inizio della crisi finanziaria tutti i commentatori erano concordi nel dire che ci avrebbe profondamente cambiati. Se qualcuno in principio ha cercato di non crederci attendendo solo che la tempesta passasse, ora si sta ricredendo. Lo vediamo anche noi, nel nostro piccolo, nel nostro lavoro quotidiano. È indubbiamente un mare in tempesta quello che cavalchiamo e dobbiamo tenere la barra dritta se vogliamo trovare un approdo sicuro.
Ormai la cosa che ci fa più paura è lo spread. Il network della paura o circuito mass mediatico che dir si voglia ha deciso di farci vivere nel terrore dello spread. In realtà lo spread è un semplice indicatore. Il vero nodo è che la struttura finanziaria, ahinoi, è divenuta elemento essenziale se si vuol fare impresa e se si vogliono conservare e incrementare i posti di lavoro. Ecco perché è prioritario mettere in campo tutte quelle misure che possano ridarci credibilità sui mercati e far scendere i nostri tassi sul debito. A quel punto le nostre banche potranno comprare il denaro a un costo inferiore e non saranno più fortemente penalizzate nell’accesso al mercato del credito con le conseguenze a cascata che ne derivano su imprese, lavoratori e famiglie. Qualcuno in questa storia ha fatto più soldi di prima… ma tant’è.
Abbiamo bisogno di una macchina statale snella, che abbia la possibilità di prendere decisioni veloci, che costi poco e che sia efficiente. Se lasciamo le cose come stanno sarà solo una lenta agonia con o senza Super Mario. Occorre lavorare in modo serrato. Aziende, sindacati, banche e istituzioni politiche. Tutti si debbono adoperare affinché le misure per facilitare e finanziare la riorganizzazione del nostro apparato produttivo siano disegno di un processo più ampio che ha come obiettivo il nostro posto nel Mondo. Prendiamo coscienza della portata delle trasformazioni in atto e adoperiamoci di conseguenza. Ripensiamo il nostro Paese. La portata della crisi è tale che investe trasversalmente tutti i settori. Abbiamo tutti lo stesso problema e questo, anche se sgradevole, è comunque un elemento di unità.
Giuseppe Lavalle
(LM extra n. 26, 15 novembre 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 71, novembre 2011)
Tralasciando la situazione di Silvio Berlusconi, sul cui declino starei attento a dare giudizi affrettati, sarebbe stato bello proporre un parallelo Grecia-Italia, sarebbe stato altresì bello parlare del perchè un paese dovrebbe dare credito, a scatola chiusa, a un personaggio per i più, diciamolo, oscuro e particolarmente familiare al sistema delle grandi banche, al Gruppo Bilderberg e alla Trilateral Commission.
Che relazione c’è fra Mario Monti e i poteri occulti del neoliberismo sfrenato? Che rapporti con Emma Bonino, anch’essa ospite del Bilderberg, e con Lucas Papademos?
Diciamocelo chiaro, la portata della crisi non è tale da investire e interessare trasversalmente tutti i cittadini (chi arriva a questo momento con un lavoro non avrà gli stessi disagi di chi non cel’ha, solo per fare un esempio. L’Italia non è un paese in cui tutti i cittadini sono uguali, questo dovrebbe essere chiaro), non è un elemento di unità ma un elemento di divisione che, con l’allentamento dell’intervento dello stato in nome del Dio liberista, rischia di diventare una bomba sociale vera e propria.
E, come ultima cosa, che sinistra esce da questa situazione? Una sinistra che dovrebbe monitorare, tutelare e sorvegliare i Diritti dei lavoratori (che andranno con buona probabilità a essere lesi) che avvalla senza riserve un governo sconosciuto e dettato dalle banche e da Bruxelles senza nemmeno conoscerne i contenuti?
Ci dovrebbe allarmare che solo Bossi (insieme a Di Pietro) abbia posto la discriminante fra approvare a scatola chiusa e valutare caso per caso gli interventi.
Altre domande: che paese è quello in cui la politica economica appare, seppur dettata dalle emergenze (e sulla natura di queste emergenze ci si potrebbe soffermare per anni tirando in ballo prima di tutto Nestor Kirchner e la sua visione del mondo), non sottoposta al primo degli elementi della democrazia che è quello del consenso popolare?
Lo Stato è un banchetto, siedono alla tavola politici, banche (poteri economici) e popolo, ma l’ultimo basilare invitato, che si esprime attraverso il voto, attraverso la libertà di espressione e il consenso, sembra avere sempre meno voce in nome di un modello Cinese (decisioni veloci, burocrazia snella in nome del mercato) in salsa ovviamente europea.
Non è che la Grecia è più vicina di quanto tutti pensano? Domande alle quali non pretendo risposte, ovviamente, ma sulle quali mi piacerebbe soffermarmi con il passare del tempo.
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Consiglio di leggere: http://www.rivistapaginauno.it/Europa-Trilateral-Bilderberg.php
Io ho indicato semplicemnte un obiettivo. A me piacerebbe vivere in uno Stato efficente dove i cittadini non dicano “e che vuoi farci è L’italia”. Siamo in una situazione in cui abbiamo bisogni crescenti e risorse calanti. Che facciamo? Finiamo come la Grewcia? Se si vuole l’agonia è una scelta anche quella. Io credo che dovremmo ripensare un bel pò di cose nei termini che ho indicato. L’elemento di unità sta in questo. Se il tessuto produttivo va a rotoli dove andiamo a lavorare … in Cina. In Grecia quanti hanno perso il lavoro? Quanti gli statali (il famoso posto fisso) licenziati? Se il lavoro non è un elemento centrale allora cosa lo è. Che qualcuno stia facendo tantissimi soldi e che stia drenanando tutte le risorse del pianeta usando ora la forza ora la leva economica non c’è dubbio. Il Mondo è un banchetto da quando esiste l’uomo. Ecco perchà la domanda sulla Nintendo. Mentre noi facciamo ogni giorno i Super Mario chi è il padrone che ha inventato il gioco? E chi fa le regole del gioco? E gli Stati che potere hanno? E il popolo che ruolo può avere? Attali ha suggerito una proposta nel suo articolo L’Europa dei popoli infine. Se si vogliono difendere i lavoratori io seguirei il suo consiglio peccato che in Italia non si veda un partito di sinistra da un bel pò di tempo.
Concordo su tutto, nel campo delle ipotesi ogni possibilità è di fatto plausibile e degna di considerazione. Solo mi sembra che tutte le ipotesi prendano in considerazione solamente una strada che, alla fine, conduce a un cosiddetto “snellimento dei meccanismi decisionali” (che in uno stato democratico non si capisce come dovrebbe essere realizzato) per assecondare il mercato. Sembra che senza questa strada si sia per forza condannati all’agonia (senza contare che non mi sembra di non essere in agonia, mi sembra di esserci nel pieno), e se invece esistessero altre strade? Le abbiamo prese tutte in considerazione?
Grazie per aver scritto queste riflessioni.
Segnalo una bellissima intervista fatta a Giulietto Chiesa proprio sull’argomento:
http://www.comunismoecomunita.org/wp-content/uploads/2011/11/Intervista-a-Giulietto-Chiesa.pdf
Riporto qui sotto alcuni estratti sperando possa essere utili:
1)
Se si procede sulla strada che ci viene proposta dalla Banca Centrale Europea, dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Commissione europea, e da tutte le commissioni europee e internazionali, significa andare a un default generalizzato della finanza e dell’economia occidentale, nel corso di un anno o un anno e mezzo, massimo due anni…cioè, noi siamo oramai, come si suol dire, al capolinea.
2)
Molti continuano a parlare di democrazia, che, dal punto di vista formale, tuttora esiste, almeno nei nostri Paesi, ma, nel frattempo, trascurano completamente il fatto che questa democrazia è stata svuotata dall’interno di ogni contenuto, ed è diventata pura cerimonia… per cui noi continuiamo a pensare, per esempio, di essere al centro del mondo, mentre non siamo più al centro del mondo (parlo come europei). Noi continuiamo a bollare i dittatori sparsi in giro per il mondo, implicitamente dichiarando che noi, invece, non siamo dittatoriali, mentre la realtà dice esattamente il contrario, e che noi siamo una dittatura raffinata e brutale, mentre gli altri sono semplicemente dei dittatori meno raffinati.
3)
Possono anche esserci migliaia, miriadi di punti di ribellione, ma questi punti di ribellione restano migliaia, miriadi, senza mai acquisire una dimensione di scale sufficiente per poter esercitare un’influenza.
4)
Il potere è nelle mani della grande finanza: è diventata più potente di ogni forma politica. In questa finanza mondiale, alcuni Paesi sono di riferimento, il primo dei quali sono gli Stati Uniti d’America (ma sostanzialmente è la finanza che guida gli Stati Uniti d’America, e non viceversa), e quindi noi ci troviamo in questo momento in un regime mondiale, in un’oligarchia mondiale, che è guidata da un gruppo di grandi banchieri che fanno tutto, che decidono tutto, che nominano i governi
1) Esempio pratico. L’Italia è una Repubblica parlamentare con una struttura bicamerale perfetta. Io mi chiedo semplicemente se ha ancora senso (e non escludo che qualcuno possa dimostrarmi il contrario)avere due camere che hanno gli stessi poteri, che duplicano le funzioni e che raddoppiano i costi. Se poi scendiamo a livello locale quante sono le istituzioni obsolete di cui tutti i santi giorni gli italiani si lamentanto?
2)Bobbio scriveva:” fra le tante definizioni che si possono dare di democrazia, una definizione che tenga conto non solo delle regole del gioco, ma anche dei principi ispiratori, è quella secondo cui la democrazia è, non tanto una società di liberi ed eguali, perchè, come ho detto, questa è solo un ideale-limite, ma è una società regolata in modo che gli individui che la compongono sono più liberi ed eguali che in qualsiasi altra forma di convivenza”.
3)Sempre nel suo saggio Eguaglianza e libertà scrive “Non c’è né una libertà perduta per sempre né una liberta per sempre conquistata: la storia è un intreccio drammatico di libertà e oppressione, di nuove libertà cui fanno riscontro nuove oppressioni, di vecchie oppressioni abbattute, di nuove libertà ritrovate, di nuove oppressioni imposte e di vecchie libertà perdute”.
Il nuovo millennio ha portato con se nuove opportunità ma anche nuove oppressioni e nuove libertà da conquistare. Per cui la domanda è: La sinistra o per meglio dire “gli sfruttati, malpagati e frustrati” che Mondo vogliono costruire?.
grazie per la discussione
Caro Lavalle, grazie a lei. Se le discussioni fossero tutte così (e gli interlocutori tutti così), io sarei per metterla al Ministero dell’Economia (le consiglierei di rifiutare comunque!).
Sul punto uno si può essere d’accordo, solo una domanda (non a lei, ovviamente, ma diciamo retorica): ma queste istituzioni obsolete devono essere modificate perchè lo dicono la Banca Centrale Europea e Goldman-Sachs o perchè i partiti politici, fattisi portatori delle istanze di cambiamento, pensano a redigere programmi di cambiamento? Mi spiego meglio: sono gli interessi di qualcuno o gli interessi di tutti a dover creare i cambiamenti? Se poi un interesse di un privato genera anche benefici positivi, siamo sicuri che questo possa accadere SEMPRE?
Sul punto tre, mi chiedo è ancora attuale identificare gli sfruttati, i malpagati e i frustrati con la Sinistra? Siamo sicuri che siano la stessa cosa?
Cito ancora Chiesa:
“io posso continuare a ripetere che sono dalla parte della classe operaia, ma se la classe operaia non c’è più, nel senso che non si considera più classe operaia […] Non ha più la consapevolezza di sé, sì, per cui io parlerò nel vuoto, perché ci hanno portato via i cervelli della classe operaia! Cioè, esiste ancora l’operaio manuale, certo che esiste: io li vedo, quando vado nelle piazze, li vedo che hanno le mani ancora come io non le ho mai avute, perché sono sempre stato uno studente… Lo vedo benissimo che ci sono i lavoratori, ma se la testa di milioni e milioni di lavoratori è stata cambiata, le loro mani non contano più nulla, e quindi si può benissimo votare per il Fuhrer nazista essendo operaio, e si può votare per la Lega e per Umberto Bossi essendo operaio: questo è il problema… E se noi continuiamo a pensare che l’operaio in quanto tale (cosa che neanche Marx hai mai detto) è portatore di coscienza di classe, noi diciamo una serie sterminata di sciocchezze, e infatti veniamo totalmente emarginati. Coloro che sono rimasti fermi a quelle idee sono rimasti emarginati, e la prima cosa su cui dovrebbero riflettere è: «Perché siamo spariti dalla politica?», ma c’è una ragione per cui sono spariti dalla politica: è perché non parlano più alla gran parte delle gente, parlano di minoranze ridicole e secondarie, e quindi non esercitano più nessuna influenza. La sparizione del comunisti da tutti i Paesi occidentali europei questo dice esattamente, e la stessa cosa dice anche della sparizione dei socialisti, ormai. Non esiste più nessuna opposizione di sinistra per questa ragione… perché anche i socialisti ragionano allo stesso modo, e hanno per questo aperto il varco allo strapotere delle grandi corporation comunicative che hanno preso il potere per conto di questi dieci-quindici banchieri che ci dominano.”
Detto questo, stiamo a vedere come andrà e prepariamoci non dico al “peggio” (quello c’è già) ma a Resistere.
Guardi se una cosa per me è di buon senso è di buon senso e basta e non ho la pretesa di rappresentare il tutti. Tutti, compresi i banchieri e gli speculatori, fanno parte del gioco. Il problema vero è che le regole nazionali o sono state eliminate o comunque non bastano ad arginare le cavallette. E provare a dotarsi di regole mondiali nell’agone internazionale dove è sempre un tutti contro tutti è cosa veramente difficile. Questo non vuol dire che non ci si debba provare. Ma ci vuole il peso. E quanto pesa l’Italia? e l’Europa? Ecco perchè ritorno ad Attali. Se poi si tiene conto che della riforma dell’ordinamento dello Stato si discute da quasi trent’anni, così come di tante altre cose allora continuiamo a star fermi e prepariamoci a resistere.
Gli “sfruttati, malpagati e frustati” non li ho identificati con la sinistra. Sono gli schiavi di “Spartaco”, i servi della gleba medievali, i braccianti e gli operai, siamo noi cittadini tasselli finanziari. E poi, in quella canzone ad un certo punto Rino Gaetano urlava “e ti amo Marioo oh oh oh”. Perdoni la battuta.
a presto