L’assemblea Ue ha approvato la nuova Pac, che continua a sovvenzionare un modello agricolo industriale, distruttivo e insostenibile
Lo scorso martedì 23 novembre il Parlamento europeo ha votato in plenaria l’approvazione della nuova Politica agricola europea (Pac), che sarà in vigore fino al 2027. La prima proposta di riforma della Pac era stata presentata nel giugno 2018 e doveva essere concordata nel 2020 per entrare in vigore nel 2021. Ora, dopo anni di discussioni e ritardi, il Parlamento europeo ha messo fine a negoziati e colpi di scena. L’accordo è stato votato e siglato ed entrerà in vigore nel 2023.
Tuttavia, a parere di Slow Food, «associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi», il bilancio di questo fondamentale piano strategico è un vero e proprio disastro e a pagarne il conto sono ancora una volta le piccole aziende agricole, l’ambiente e il clima. In questo momento gli Stati membri stanno definendo i Piani strategici nazionali, che sono in fase di elaborazione e devono essere inviati alla Commissione europea entro la fine dell’anno. Però, secondo le associazioni della Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura, con il Piano strategico italiano «non siamo più neanche di fronte a un tentativo di greenwashing, ma di un vero e proprio patto per l’agricoltura industriale, che relega a contorno gli impegni per l’ambiente e il lavoro», mentre la nuova riforma della Pac non affronterebbe adeguatamente i problemi urgenti che riguardano il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e la mancanza di equità nella distribuzione dei sussidi; favorirebbe al contrario un modello agricolo industriale che premia gli ettari piuttosto che le pratiche sostenibili.
I cittadini e i gruppi ambientalisti hanno espresso il loro malcontento e hanno chiesto ai membri del Parlamento europeo di votare contro la Pac, senza ottenere alcun riscontro. Viene da loro denunciata l’assenza di un’esplicita inclusione degli obiettivi della strategia Farm to Fork e nessun obiettivo vincolante collegato al Green Deal: il nuovo dossier è una brutta copia del precedente e di fatto continuerà a sostenere un modello di agricoltura industriale e inquinante, almeno fino al 2027.
Slow Food si unisce alle loro voci e condivide la delusione: «Questa riforma non riuscirà a realizzare una vera transizione ecologica nel settore agricolo. In questo modo la Pac, da cui dipendono le ambizioni del Green Deal della Commissione europea e della strategia europea Farm to Fork, perde l’opportunità di costruire un sistema alimentare resiliente che sia sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Mentre i cittadini e i giovani continuano a esprimere la loro disponibilità ad avanzare verso un futuro attento all’ambiente, questa riforma è in ritardo e continuerà a sovvenzionare un modello agricolo industriale, distruttivo e insostenibile» commenta Marta Messa, direttrice di Slow Food Europa. In collaborazione con la campagna Good Food Good Farming, l’associazione ha veicolato chiari messaggi provenienti dai cittadini e dagli agricoltori, mostrando il malcontento nei confronti dell’attuale Pac, e chiedendo un migliore sostegno alle produttrici e produttori.
La speranza di Slow Food Europa si sposta ora verso gli obiettivi degli Stati membri e il processo di approvazione dei Piani strategici nazionali da parte della Commissione europea, che ha promesso di rivederli alla luce del loro contributo al Green Deal. Un’aspettativa, però, che, come detto, per l’Italia sembra già spegnersi in partenza.
Isabella Parutto
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 192, dicembre 2021)