La democrazia ha subito in Italia, soprattutto nell’ultimo quindicennio, una preoccupante involuzione, testimoniata dal fatto che una parte molto consistente dei cittadini si è allontanata dall’impegno politico, dimostrandosi sempre più insoddisfatta dell’operato dei propri rappresentanti nelle istituzioni. La classe politica, al contrario, ha rafforzato il proprio potere, organizzandosi in una sorta di tetragona corporazione, che racchiude al suo interno oltre 350 mila adepti e spende, per il suo mantenimento, circa due miliardi di euro all’anno!
Il problema è molto sentito dall’opinione pubblica, come sta a testimoniare il successo editoriale fatto registrare negli ultimi mesi dal saggio di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili (Rizzoli), che denuncia i tanti privilegi di cui godono i professionisti della politica nostrana.
Lauti guadagni – I dati hanno dell’incredibile: considerando l’indennità mensile netta, la diaria e le spese per i rapporti con gli elettori (in cui rientrano le paghe dei “portaborse”), i nostri deputati e senatori guadagnano, all’incirca, 13.600 euro mensili. A questo si deve aggiungere un lungo elenco di corposi rimborsi, che riguardano le spese elettorali, i viaggi all’estero, l’uso dei taxi e, persino, le telefonate. I “rappresentanti del popolo”, poi, hanno la possibilità di viaggiare su treni e aerei gratuitamente, non pagano i pedaggi autostradali, entrano spesso senza pagare anche nei cinema, nei teatri, negli stadi, e godono ancora di tanti altri privilegi (sconti per l’acquisto di automobili e telefonini; barbiere, buvette e ristorante della Camera a prezzi scontati; computer portatile gratis; ecc.). Ma non è ancora abbastanza: i parlamentari hanno diritto a un “assegno di fine mandato” – paragonabile alla liquidazione -, che è pari all’80 per cento dell’importo della loro indennità mensile e che va moltiplicato per gli anni dell’incarico (come minimo, quindi, un membro del parlamento percepisce 35 mila euro di liquidazione!).
Pensioni d’oro – Dulcis in fundo, troviamo l’assegno vitalizio (simile alla pensione), compreso fra il 25 e l’80 per cento dell’indennità parlamentare, che può essere riscosso anche prima dei 60 anni (dipende dall’anno in cui si è stati eletti e dal numero di legislature), viene calcolato col metodo retributivo, può cumularsi con altri tipi di reddito e si rivaluta automaticamente. Il vitalizio si matura dopo almeno cinque anni di mandato, tuttavia il parlamentare, rimasto in carica per almeno due anni, sei mesi e un giorno, avrà ugualmente diritto – pagando i contributi mancanti – alla pensione minima, che si aggira intorno a 2.500 euro. Per non parlare, poi, delle elevate spese che oberano le amministrazioni locali: tra diaria, spese di segreteria e rimborsi vari, un consigliere regionale può arrivare a costare alla collettività anche più di 10.000 euro mensili! Si tratta di privilegi inammissibili, che sviliscono la democrazia nel nostro paese, accrescendo il clientelismo e la corruzione (in base ai dati forniti da Transparency international – un’organizzazione non governativa impegnata in 163 paesi nella lotta alla corruzione – risulta che, nella classifica della corruttibilità, l’Italia nel 2006 è passata dal 40° posto al 45°).
Per salvare la democrazia – Le inquietanti voci su presunte irregolarità perpetrate durante le ultime elezioni politiche hanno gettato ancora più discredito sul sistema dei partiti, lasciando, in una fetta considerevole dell’elettorato, la sensazione di essere stato turlupinato! E, in verità, l’intera vicenda appare tuttora avvolta dal mistero e risulta difficile da capire cosa sia effettivamente accaduto durante la notte fra il 10 e l’11 aprile 2006. In questo quadro desolante, ci pare che l’unico rimedio efficace allo strapotere della “partitocrazia” sia quello di far ricorso a forme di democrazia diretta (referendum, elezioni primarie, comitati civici, ecc.), che permettano ai cittadini di esercitare maggiori controlli sulla propria classe dirigente. Sarebbe auspicabile, dunque, che venissero intraprese azioni più incisive da parte di coloro che, all’interno della società civile, credono ancora nell’uguaglianza dei diritti: per esempio, attraverso la promozione di una legge di iniziativa popolare o di un referendum che si impegni a diminuire radicalmente le alte retribuzioni dei politici. Solo eliminando i privilegi di chi governa si potrà tentare di salvare la democrazia italiana da un irrimediabile declino.
L’immagine: Cattedrale “immaginaria” di Étienne-Louis Boullée (Parigi 1728-1799).
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno II, n. 19, luglio 2007)