Esce oggi, 10 marzo, “Learn to live” (produzione Playbrown Group), il terzo album del cantautore e chitarrista pugliese, stavolta con connotazioni folk-rock
Si può imparare a vivere? Si possono apprezzare pienamente le gioie della vita, accettandone anche disagi, ansie, dispiaceri, dolori? Domande cui è difficilissimo rispondere.
Ci prova il cantautore e chitarrista pugliese Giuliano Vozella, col suo terzo disco, dopo Notes Through The Years del 2012 e Ordinary Miles del 2014. Prodotto da Playbrown Group, il nuovo lavoro, in uscita il 10 marzo 2017, è appunto intitolato Learn to live. Dieci generose tracce, dai titoli brevi ed evocativi e dai testi rigorosamente in inglese, tutte scritte, composte e arrangiate dallo stesso Vozella. La sua voce e il suono delle sue chitarre, acustiche ed elettriche, sono efficacemente accompagnati da Alex Grasso (basso elettrico, Rhodes e Hammond), Michele Ciccimarra (batteria), Vincenzo Guerra (batteria e percussioni) e Stefano De Vivo (elettronica e sound design). Learn to live assume connotazioni più folk-rock rispetto all’approccio acustico del primo disco e agli elementi jazz-swing del secondo. Il tutto è poi impreziosito da elettronica d’ambiente, chitarre elettriche, ritmiche jungle e parti corali.
A caratterizzare il cd è la particolare timbrica della voce di Giuliano, calda, duttile, emozionante, intimista, che trasporta l’ascoltatore in un mondo fatto di rabbia, gioia, riflessione, amore. Cioè le cifre della vita. Forse non è un caso che il componimento che ci ha più affascinato, che ci ha colpito per la sua ricchezza espressiva e perfezione formale, è Day Surgery: la narrazione fatta con estrema sincerità di una brutta esperienza personale dell’autore, per fortuna felicemente superata.
In alcuni momenti delle composizioni ci sembra di risentire le raffinatezze del Nightfly di Donald Fagen o dello Sting più intimista. Un complimento meritato da Vozella e i suoi compagni. Anche il videoclip di Over, realizzato da Antonio De Benedictis e Matteo Canzano, è ricercato e tutt’altro che banale. In particolare, si fa apprezzare per il voluto contrasto tra le riprese in slow motion real time e le sequenze a velocità reale, mentre il protagonista è illuminato per metà da colori caldi e per l’altra metà da colori freddi. E l’angosciante fine di un amore, che sembra essere la tematica centrale del brano, è solo un incubo («fortunately, the nightmare’s over…»), destinato a svanire come una brutta nebbia invernale ai primi caldi della primavera imminente.
Pertanto, se, concludendo, volessimo rispondere al quesito iniziale, sulla possibilità di imparare a vivere, e a godere dei piaceri della vita, la soluzione ci viene fornita da The Sun, non a caso il brano che chiude il disco. Gioioso e scintillante, proprio come una bella giornata di luce, è – afferma lo stesso Vozella – un «inno alla felicità. Un invito a guardare il sole e godere della sua luce più splendente. Il sapore di una bella giornata che ti trasmette il buon umore. È l’invito a mantenere la positività senza che quest’ultima diventi utopia. È il lavoro costante su se stessi per raggiungere la serenità d’animo». Allora, possiamo rispondere di sì. Sì, è possibile vivere una vita serena. Anche con l’ascolto di Vozella e della sua pregevole band.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 135, marzo 2017)
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