Le prospettive dopo la fine del bipolarismo. La situazione bologneseIn questo momento politico la grande novità è il Terzo Polo. Occorre dar atto a Pierferdinando Casini che, con la rottura con Berlusconi, aveva visto per primo il fallimento dell’attuale bipolarismo. Poi sia Fini che Rutelli hanno evidenziato e rimarcato il fallimento di questo bipolarismo. Molti di noi sono convinti bipolaristi ma il fallimento del bipolarismo italiano è sotto gli occhi di tutti. È fallito perché enfatizza le divisioni trasformando il dibattito politico in una sorta di derby calcistico,
Noi pensiamo che il Terzo Polo possa diventare un raggruppamento cui possano partecipare anche movimenti, associazioni, realtà civiche. C’è bisogno di un nuovo modo di definire i soggetti politici; la gente si sente distante da schemi che sono ormai obsoleti. Il Terzo Polo deve farsi avanguardia della “rivoluzione italiana” che sta avvenendo in questi giorni. Il compito della politica oggi, se vuole dare una mano, è quello di promuovere nuove classi dirigenti e far sì che le persone si sentano concretamente utili.
In questo periodo l’Italia conoscerà qualcosa che non la lascerà più uguale a prima. E la politica o sarà la guida o sarà travolta dal cambiamento. È evidente che gli schemi che ereditiamo, condizionati dalla leadership di Berlusconi, sia per chi l’ha seguito sia per chi l’ha combattuto, ora non valgono più. Bisogna trovare le ragioni che uniscono diversi schieramenti, invece di approfondire le divisioni, i contrasti, la lotta politica che vede l’avversario dipinto come nemico, come il “male assoluto” da combattere.
L’idea della necessità di una Europa politica prima ancora che monetaria, saldamente ancorata ai valori dei diritti umani e di una democrazia compiuta, attiva nel mondo globalizzato. La ridefinizione dei temi dell’autonomia fiscale e del decentramento completati dalla necessaria razionalizzazione dello Stato, in particolare con il pesante debito pubblico italiano. La riduzione, non dell’importanza della politica, a cui tutti, anche quelli che non vivono di rendita, devono poter accedere, ma dei privilegi ingiustificati e degli sperperi che produce. La riforma dell’intervento sociale per tutelare al meglio i più deboli e garantire maggiore equità. Ecco alcuni temi di carattere generale di cui ci dobbiamo occupare. Lasciamo lavorare il presidente Monti alle misure di politica economica che ormai sono diventate urgenti e determinanti per il nostro futuro. I sacrifici ai quali siamo chiamati tutti saranno compensati da misure per lo sviluppo che avranno ricadute positive su tutti.
La grande assemblea del Terzo Polo che si è svolta pochi giorni fa a Verona, con la presenza di oltre 3 mila persone, costituisce sempre di più una sua identità culturale e politica omogenea e chiara. Noi crediamo che anche a Bologna dobbiamo fare come a Verona: Dobbiamo proseguire su questa strada, quello che proponiamo all’Italia dobbiamo proporlo anche alle nostre comunità locali. Se su alcuni contenuti, la storia, le radici, le sensibilità di ognuno di noi portano a valutazioni differenti, dovremmo provare a trattenere la voglia di esprimerle e trovare, occasioni per ragionare assieme e conciliare quello che sembra difficile da unire.
Insomma, tutti assieme dobbiamo ragionare sempre di più da Terzo Polo e sempre meno da singole sigle. La gente comincia ad apprezzarci per questo, grazie a quello che stanno facendo i nostri leader nazionali e che dobbiamo tentare di fare anche noi su scala locale. Proponiamo che, finita la serie dei nostri congressi provinciali con il vostro congresso di oggi, si cominci a riunire un tavolo provinciale del Terzo Polo, composto dalle sigle nazionali e aperto alle liste civiche locali. In particolare, questo tavolo dovrà aprire, sul Comune di Bologna, un confronto permanente con Stefano Aldrovandi, con il quale costruire assieme posizioni e proposte per il Comune di Bologna.
Sono passati ormai sei mesi dalla elezione di Merola a sindaco di Bologna e quello che sembra un piglio decisionista non ha come riferimento una strategia globale sulla città. La fiducia con la quale questo sindaco era stato accolto è in fase calante. Qual è il futuro della mobilità che dobbiamo costruire per i prossimi venti anni? Dire sì o no al people mover, ad esempio, ha senso solo se viene presentato un quadro strategico credibile di dove si vuole andare, e di cosa si vuole fare di questa città. Il decisionismo, fuori da una strategia organica di rilancio della città, rischia solo di creare divisioni. I provvedimenti calati dall’alto senza alcun accordo con le categorie interessate creano tensioni e scontenti e non servono a nessuno. Questa città, dopo il calo della qualità amministrativa a partire dagli anni Novanta e dopo gli anni di “decisionismo giornalistico” dello sceriffo Cofferati, ha bisogno di tutto fuorché di essere divisa.
Siamo preoccupati anche della macchina comunale. I servizi sociali, dopo l’incauto decentramento ai quartieri, sono allo stremo. Il corpo di Polizia municipale, nonostante l’ottimo lavoro dell’attuale comandante e la presenza di tanti agenti capaci e volenterosi, non è all’altezza dei compiti che un comune come il nostro ha. Non si riesce a soddisfare la domanda di Nido con lunghe liste d’attesa.
Giovanni Mascaro – Alleanza per l’Italia Bologna
(LucidaMente, 8 dicembre 2011)