Il noto giornalista è stato uno degli ospiti della rassegna nazionale “Maggio dei libri” di Lamezia Terme. Lo abbiamo incontrato nel corso del suo intervento rivolto agli studenti per parlare di bullismo
Giovanni Floris, giornalista e conduttore televisivo, è stato ospite di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, durante la settima edizione della campagna nazionale Maggio dei libri, per parlare agli studentidella sua ultima fatica, Quella notte sono io (Rizzoli, pp. 240, € 18,50). Il romanzo racconta il bullismo nelle scuole, attraverso le storie di cinque ex compagni di liceo che, a distanza di trent’anni, si trovano a fare i conti con il loro tormentato passato. Mirko Caiani, il protagonista, non ha volto poiché, secondo l’autore, potrebbe essere chiunque.
Per il noto giornalista ogni individuo può essere definito “bullo” in un contesto o “vittima” in un altro; da qui l’importanza di acquisire consapevolezza dell’errore insito nello stesso bullismo (vedi anche Il cyberbullismo e la sicurezza in rete e Minaccia cyberbullismo), per evitare di commettere atti che abbiano ripercussioni nel tempo e che non si limitino a essere fini a se stessi. Floris è nato a Roma nel 1967, dove si è laureato in Scienze politiche nel 1991 presentando una tesi in Sociologia politica con la quale ha vinto il premio “Mondoperaio”. Giornalista professionista dal 1995, ha lavorato, tra gli altri, per l’Agi (Agenzia giornalisti Italia) e con l’Ediesse, casa editrice della Cgil, mentre nel 1996 è stato assunto al Giornale radio Rai, quando era direttore Paolo Ruffini. Come conduttore ha lavorato a Baobab, a Senza Rete, a Radioanch’io. Da inviato si è recato in Indonesia, Giappone, Thailandia, Cina per seguire la crisi delle tigri asiatiche; in Cile, Argentina, Brasile per studiare l’economia sudamericana; e in Irlanda, Inghilterra, Svezia, Spagna, Belgio, Olanda, Lettonia, Ungheria per il processo di integrazione delle economie europee.
Nel 2000 ha poi vinto il premio “Saint-Vincent” grazie a un’inchiesta sull’Inps che portò il Governo ad annullare una serie di atti che l’Istituto aveva varato. Nell’estate del 2001 si trovava a New York,dove visse la tragica esperienza dell’11 settembre e dove erano solo in tre a coprire i fatti per l’intera struttura informativa Rai. Un anno dopo telefonò di nuovo Ruffini, diventato direttore di Rai Tre, proponendogli di tornare a fare il conduttore in prima serata. La risposta fu Ballarò, programma di successo durato dodici anni. Oggi Floris conduce su La7 il talk show Dimartedì. In occasione della sua presenza a Lamezia Terme per il Maggio dei libri, lo abbiamo incontrato e gli abbiamo posto alcune domande su Quella notte sono io e sulla sua carriera televisiva.
Giovanni Floris, ci spiega lo scopo del suo ultimo libro?«Si tratta del tentativo di immaginare cosa succede dopo l’atto di bullismo. Noi siamo abituati a parlare del problema quando accade, mentre io mi sono spostato trent’anni dopo e ho provato a immaginare le vite trasformate di chi era stato coinvolto, sia della vittima che dei carnefici».
Dall’11 settembre, da lei seguito da New York per la Rai, al tema del bullismo. Com’è nato questo passaggio?«In fondo la matrice della violenza è sempre quella di chi pensa di poter cambiare la vita degli altri con un atto unilaterale. Con varie gradazioni, essa ci accompagna in molti momenti della nostra esistenza in cui dovremmo invece dialogare o dovremmo aprirci. Dovendola “fotografare”, ho immaginato di collocarla nel mondo della scuola, all’età degli studenti nel corso della quale si verifica. La scuola serve proprio per evitare che si inneschi questo meccanismo».
Si tratta di un libro autobiografico?«No. Non ci sono elementi autobiografici nel racconto, ma conosciamo la matrice dell’approccio violento e della sopraffazione».
Una curiosità. Dopo che Paolo Ruffini le comunicò nel 2001 la notizia della sua nomina di corrispondente dagli Stati Uniti, dovette trasferirsi con sua moglie a New York. Ciò comportò disagi a lei o alla sua famiglia?«Ci eravamo appena sposati; ho avuto un incarico a New York proprio nel periodo in cui c’è stato l’attentato alle Torri gemelle. Mi hanno nominato corrispondente, mia moglie mi raggiunse lasciando la sua occupazione. Pensavamo di dover restare lì almeno dieci anni. Poi, dopo pochi mesi, mi richiamarono in Italia. Mia moglie era brava e fortunatamente la ripresero laddove lavorava prima».
Con la lingua nessun problema?«Non sapevo parlare benissimo, però sono stato a New York un anno e mezzo e questo ha aiutato. Un po’ dialogavo, non in maniera fluente, ma conoscevo la lingua».
Dopo New York c’è stata la prima serata su Rai Tre coi dodici anni di Ballarò, poi La7. Com’è stato il passaggio a DiMartedì?«Positivo, mi trovo benissimo. La7 è una bella rete in cui si è molto liberi».
Programmi futuri?«Lavorare».
Cosa pensa della politica attuale?«È in movimento, l’importante è seguirla con attenzione».
Un suo parere personale?«La politica è sempre in evoluzione».
Le immagini: l’incontro tra Giovanni Floris e alcuni studenti in occasione della rassegna Maggio dei libri a Lamezia Terme (foto dell’autrice dell’articolo); Dora Anna Rocca e Floris (foto di Ennio Stranieri); la copertina del libro Quella notte sono io.
Dora Anna Rocca
(LucidaMente, anno XII, n. 138, giugno 2017)