Le nuove generazioni alzano la testa: gli appuntamenti estivi di lotta alla criminalità organizzata
«Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta». Queste le parole dell’ultima lettera del magistrato Paolo Borsellino prima della sua scomparsa, in quella che ricordiamo come la strage di via d’Amelio del non così lontano 19 luglio 1992. Parole piene di speranza, dal tono quasi profetico, rimarcavano l’importanza che il giudice attribuiva alla gioventù, la quale resta vittima del sistema mafioso sotto più aspetti. Tuttavia è da riconoscere come le stragi mafiose degli anni Novanta abbiano dato vita alla Seconda Repubblica, fondandola sul sangue e la corruzione, ma risvegliando anche la coscienza civile di molti ragazzi e ragazze, dal Nord al Sud d’Italia.
Tanti giovani scelgono di approfondire la lotta alla criminalità organizzata grazie a Libera, una delle associazioni più famose in Italia e a livello internazionale contro le mafie. Fondata nel 1995 da don Luigi Ciotti, propone da sempre esperienze di volontariato e di formazione sui terreni confiscati alle mafie in tutta Italia. Il progetto E!State Liberi responsabilizza e aiuta i partecipanti in uno scambio interculturale continuo. Consiste in un primo momento di lavoro agricolo o risistemazione del bene, per poi concentrarsi su momenti di formazione nello studio del fenomeno mafioso. Questo grazie al confronto con i familiari delle vittime di mafia, con le istituzioni e con gli operatori delle cooperative sociali. E!State Liberi ha aperto le iscrizioni ai campi estivi, consultabili sul sito dell’associazione www.libera.it.
Un altro appuntamento di cultura antimafia è il 21 marzo, primo giorno di primavera, che dal 1996 è la Giornata della memoria e dell’impegno per ricordare la vittime innocenti di tutte le mafie. Quest’anno a Bologna è stata di particolare rilievo, perché ha dato inizio al festival Civica. Iniziative di cultura antimafia: più di quaranta appuntamenti che fino al 30 giugno daranno modo di far emergere attività positive nel territorio bolognese. Tra convegni, spettacoli, concerti e incontri, Civica è promossa, al suo quarto anno consecutivo, dal Coordinamento di Libera Bologna. È possibile consultare il calendario delle prossime iniziative sul sito www.liberabologna.it.
Ma tanti giovani ancora, in particolare minorenni, sono attratti dalla mafia, nella quale vedono ricchezza, identità e rispetto. Oggi il cuore del business criminale è il traffico di essere umani. Giovani ragazze costrette alla prostituzione, bambini impiegati in attività come l’accattonaggio, furti e scippi. Ed è su questo tema che, alla sua ventesima edizione, la Carovana antimafie ha deciso di concentrarsi. Organizzata da Arci, Libera, Avviso pubblico, con Cgil, Cisl e Uil, arriva in più città d’Italia ed Europa in due furgoni raccontando del lavoro di tali associazioni: ogni tappa è l’occasione per mettere a fuoco le modalità con le quali le mafie sfruttano il mercato del lavoro, approfittando di un momento storico lacerato dalla crisi economica. Partita da Roma l’8 aprile, la carovana, dopo aver attraversato tutta l’Italia, conclude la sua prima parte di viaggio il 15 giugno in Sicilia, per poi riprendere in autunno toccando Serbia, Romania, Francia e Malta. Tutte le fermate di Carovana sono consultabili sul sito ufficiale www.carovanaantimafie.eu.
Anche il progetto Carovana nasce in reazione alla rabbia che il 1992 ha fatto emergere con le stragi di Capaci e via d’Amelio, dove Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e le loro scorte persero la vita. Il clima di paura che circondava Palermo in quel periodo fu abbattuto nell’ottobre dello stesso anno dagli studenti palermitani. Questi scesero in piazza per manifestare tutta la propria collera contro la mafia. Si spezzò l’indifferenza dei giovani, così come auspicava il giudice Borsellino. Dal 1996 il corteo si ripete ogni 19 luglio in quella che è chiamata “la fiaccolata”. Oggi è la più grande mobilitazione antimafia organizzata in Sicilia. L’unica bandiera a sventolare è il tricolore in testa al corteo, seguito da un tappeto di fiaccole, circondate da un silenzio generale che si rompe solo in via d’Amelio. Non ci sono divisioni ideologiche, politiche, solo migliaia di persone unite da uno stesso fine: ricordare e diffondere il pensiero di Borsellino e del suo collega e amico Falcone.
È questa l’arma migliore che abbiamo: il ricordo, la memoria. Quelle «vecchie storie», come l’allora premier Silvio Berlusconi le aveva definite alla riapertura dell’inchiesta sulla strage di via d’Amelio, non possono finire nell’oblio. Solo conoscerle, farle nostre, darà la possibilità alle nuove generazioni di crescere e insieme a loro tutto il paese. Come sosteneva il magistrato Giovanni Falcone: «Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe degli altri».
Maria Stella Chiocci
(LucidaMente, anno IX, n. 102, giugno 2014)