Nel suo saggio-pamphlet “L’Islam è una minaccia. Falso”, edito da Laterza, lo storico fiorentino cerca di controbattere punto per punto le argomentazioni non “politicamente corrette”. Senza riuscirci quasi per nulla
Dopo aver letto il recente L’Islam è una minaccia. Falso (Laterza, pp. XXII-218, € 10,00) del noto storico fiorentino Franco Cardini, sorge il dubbio che l’autore abbia svolto la stessa operazione che in Dei Sepolcri Ugo Foscolo – errando – attribuiva a Niccolò Machiavelli riguardo ai tiranni. Vale a dire, un “falso” elogio per mostrarne invece gli orrori («gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue»).
In effetti, il saggio di Cardini è talmente pieno di contraddizioni, ammissioni e paradossi, che – riteniamo – alla fine il suo lettore medio guarderà al mondo musulmano con maggior sospetto di prima. Sarà sufficiente citare alcuni brani del libro. Innanzi tutto, lo scrittore commette almeno tre errori di fondo. Il primo. Identifica tout court la cultura occidentale con quella consumistica, ritenendo quest’ultima – a ragione – disastrosa quanto trionfante. Peccato che in realtà non stia vincendo la civiltà occidentale, in quanto lo sfrenato consumismo è ormai il frutto avvelenato di una selvaggia globalizzazione, che poco ha a che vedere con il tanto di buono contenuto nella cultura europea, anzi ne è il più accanito nemico. Il secondo. Ripete di continuo la trita tesi che l’ingiustizia sociale globale sia alla base del terrorismo islamico («la miseria e l’ingiustizia che coinvolgono i quattro quinti della famiglia umana sono purtroppo il vero brodo di coltura del terrorismo»).
Peccato che sia provato che tutti i jihadisti che hanno insanguinato il pianeta erano benestanti o, perlomeno, “ben integrati” e occupati in lavori decorosi e retribuiti. Come del resto scrive lo stesso autore, «i casi più duri di militanza, fino all’attentato suicida, non si registrano all’interno dei ceti subalterni bensì tra le masse mediamente più agiate e colte». In verità, l’ingiustizia sociale nei paesi islamici è provocata ben più dall’assoluta indifferenza nei confronti della povertà, della miseria e dell’ignoranza dei cittadini (o sudditi) da parte dei loro governi, piuttosto che dal presunto “sfruttamento neocolonialista” (l’occidentale medio sta sguazzando nell’oro? non ci sembra).
E, difatti, Cardini ammette che «gli imprenditori sceicchi ben provvisti di capitali […] vengono tra noi o mandano i loro procuratori di affari, di solito dalla penisola arabica, per acquistarci imprese, opifici, impianti alberghieri, compagnie aeree (anche “di bandiera”), addirittura squadre di calcio» Insomma, chi sfrutta chi? Il terzo errore. Lo scrittore non prende in alcuna considerazione le dinamiche demografiche. Com’è noto, il tasso di natalità delle popolazioni islamiche – soprattutto di quelle emigrate in Occidente – è ben maggiore di quelle occidentali (che, invece, talvolta conoscono un calo demografico, come l’Italia). Occorre solo calcolare quanto tempo trascorrerà prima che gli immigrati musulmani – pacificamente – diventino più numerosi degli abitanti dei paesi che li avevano ospitati e, quindi, possano, democraticamente, dettare le leggi o, meglio, la legge (la sharia).
L’autore ripete stancamente il consueto pregiudizio sui lavori umili e manuali che gli italiani non vorrebbero più svolgere, al contrario degli immigrati, che espletano «mansioni che i nostri giovani si rifiutano di fare». Però, affermando che gli stranieri «accettano docili lavori “al nero” e salari da fame, cioè di far quello che noi non vogliamo fare», implicitamente riconosce che il problema non è che gli italiani non intendono svolgere certi lavori, ma che non vogliono essere sfruttati e che, pertanto, la disoccupazione è dovuta anche al fatto che i migranti lavorano sottocosto e al di fuori di ogni regola.
In alcuni passi del libro l’atteggiamento del saggista nei confronti degli islamici violenti e perfino terroristi è addirittura giustificazionista: «può sembrare poi non così assurdo l’abbandono del paradiso dei consumi […] a vantaggio del paradiso all’ombra delle spade» e «non c’è poi da meravigliarsi se […] la reazione della gente è “sbagliata” e si volge magari a al-Qaeda o all’Is». Siccome, però, Cardini è tutt’altro che ignorante e sprovveduto, più e più volte deve ammettere che l’islam non è proprio del tutto quella religione “di pace e amore” che vuol farci intendere, evidenziando «l’indubbia componente guerriera e perfino violenta della sua cultura». Nel passato l’Islam è stato tollerante e rispettoso delle altre religioni? In effetti, persino «i neoconvertiti venivano tenuti, come mawali (“clienti”, “liberti”), in uno stato di parziale soggezione, e si arrivava – sia pur illegittimamente – a richieder loro di continuar a pagare la jiziya la “tassa di capitazione” imposta ai dhimmi».
Nessun espansionismo odierno da parte dell’islam? Cardini deve pur piegarsi all’evidenza che «la religione musulmana si stia imponendo in Europa come la seconda dopo quella cristiana; che i centri culturali e i luoghi di culto islamici si stiano moltiplicando [dove] si sta svolgendo un’attività missionaria e proselitistica anche intensa [… e] che si stiano aggiungendo europei convertiti in un numero […] non trascurabile». Lo storico ammette che vi sono aspetti dell’islam del tutto contrari alla nostra civiltà: l’assoluta «ostilità per le immagini umane» (il che già lo renderebbe incompatibile con la cultura e l’arte occidentali); l’«inumazione del cadavere direttamente nella terra» (addio norme igienico-sanitarie); l’«alimentazione halal», crudele verso gli animali macellati; per non dire dell’abbigliamento, della separazione dei sessi, delle liturgie musulmane.
Vi è il forte rischio di cadere in un buonismo acritico: «le difficoltà esistono e non si possono aggirare né in nome dell’ottimismo del cuore, né in quello della retorica irenistico-ecumenica». Intanto, i cristiani d’Asia spariscono: ad esempio, nel 2003 la comunità caldea «contava ben 35.000 fedeli, mentre nel decennio successiva è scesa a 3.000 (diminuendo cioè di oltre il 90%)». L’Oci (Organizzazione della cooperazione islamica) si preoccupa solo che i paesi occidentali «adottino comportamenti ispirati a maggior rispetto e comprensione per la cultura dell’islam», giungendo a «conclusioni non sempre chiare e convincenti». Cardini lamenta il rischio «di pubbliche o di private violenze» da parte di occidentali verso gli immigrati musulmani. Ebbene, alzi la mano chi ne è stato testimone, mentre, al contrario, sono decine le stragi commesse da islamici, anche con regolare cittadinanza, nei confronti degli europei.
Nonostante tutto, quello che non manca nel libro di Cardini è la spocchia, l’intolleranza, il disprezzo, del resto tipico dei “politicamente corretti”, per coloro che definisce “islamofobi” e per le loro posizioni (l’«orianismo» – scrive lui – della Fallaci): «dinanzi a che tipo di interlocutori ci troviamo», lamenta. Addirittura, con una sorta di damnatio memoriae, alcuni avversari delle tesi del saggista non vengono neanche nominati. Magdi Cristiano Allam è citato in modo sbrigativo quale «un giornalista che si qualifica come un convertito dall’Islam al cristianesimo», Daniela Santanchè una «pasionaria dell’estrema destra dell’era berlusconiana». Perdiana, professore, almeno un po’ di stile e di cavalleria!
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 128, agosto 2016)
Altri articoli sui rischi dell’intolleranza islamica comparsi su LucidaMente: Il manuale di autodifesa di Magdi Cristiano Allam; Franco Cardini islamofilo; Terrorismo, islam e l’integrazione rifiutata; Islam senza diritti umani; Ma la Mogherini conosce la storia Europa-islam?; Mediterraneo e “Medio Oriente”: chi li ha “invasi”?; Islamismo: tutte le verità nascoste; Esistono i “musulmani moderati”? Lo dimostrino!; Quindici “pezzi” antislamici; Cara Oriana Fallaci… Lettera a un animo mai domo; Magdi Cristiano Allam, chiedi perdono!; Aleviti, islamici tolleranti (e perseguitati); Una tetra bandiera nera sventola in Medioriente; La persecuzione dei cristiani, oggi; Il Medioevo tra noi: ieri, oggi, sempre; Quelle imbarazzanti mutilazioni genitali femminili…; C’è la libertà di parlare di Maometto?; Contro lo sgozzamento lento degli animali da macello senza stordimento;
L’invenzione del termine “islamofobia” e il suo massiccio e spropositato utilizzo è un’applicazione velata della shari’a, e cioè il divieto categorico di criticare l’islam come religione. E poi ci sono le anime belle che allargano il significato del termine, che indica l’avversione verso la cultura e la religione islamica, a razzismo e xenofobia, dimenticando cosi che i peggiori “islamofobi”, “razzisti” e “xenofobi” sarebbero gli apostata dell’islam, gli atei e tutti quelli che lottano per i diritti delle donne di non essere maltrattate, infibulate, lapidate e sposate forzatamente a partire da 6 anni.
A nessun ateo, tanto meno a quelli che usano largamente il termine “islamofobia”, è mai venuto in mente di considerare legittimamente l’islam una religione “ateofoba”, forse perche non lo sanno che il corano ha riservato agli atei le peggiori definizioni e la massima punizione?!
Gentilissimo bardhi, grazie per l’intervento, condivisibilissimo come al solito.
Segniamoceli: islamofobia è precetto della sharia; usiamo “ateofobia” per indicare una “fobia” ben più cruenta…
Ottime osservazioni critiche alle tesi dello storico Cardini, soprattutto quando, con arroganza sconfinata, straparla. L’islamofobia è, in Occidente, uno strumento, ad arte inventato, per meglio permettere una lenta e inarrestabile invasione islamica nella nostra cultura e civiltà. Una volta bollato come islamofobo, l’europeo deve tosto gettare le armi e prosternarsi ai nostri futuri padroni. Per Cardini va bene una servitù volontaria, avremmo risolto il problema del terrorismo. Consiglio allo storico, che tutto sa, di leggersi un recente libro che tratta della condizione degli arabi atei nei loro paesi: “Arabi senza Dio: Ateismo e libertà di culto in Medio Oriente”, di Brian Whitaker. Un libro che Voltaire avrebbe scritto ben volentieri. Ecrasez l’infame!
Gentilissimo lettore, grazie per averci scritto. Le sue considerazioni sono validissime.
E grazie anche per il suggerimento bibliografico.