Il senatore pentastellato Nicola Morra, in un’interrogazione al ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, chiede conto della mancata tutela degli autori da parte della società preposta
La Siae, la Società italiana degli autori ed editori, tra i suoi compiti ha quello di trattenere una quota dei diritti dovuti ai creatori delle opere d’ingegno quando i loro libri vengono fotocopiati secondo le norme di legge. E dovrebbe essere particolarmente solerte nel rintracciarli, compresi quanti non vi sono iscritti, per pagar loro la quota spettante. Tuttavia, sorge spontanea qualche perplessità, specie dopo l’allarme lanciato dall’agenzia letteraria Bottega editoriale, prontamente raccolto dall’Adnkronos prima, e poi riferito in un’interrogazione parlamentare formulata lo scorso 24 ottobre dal senatore del Movimento 5 stelle Nicola Morra.
Un importante campo del complicato rapporto tra Società e autori riguarda appunto la reprografia, ossia il complesso di tutte le tecniche di riproduzione, tra le quali le fotocopie dei libri. Al riguardo la Siae incassa una certa parte del ricavato proveniente dai volumi duplicati (ricordiamo che si può riprodurre fino a un massimo del 15% delle pubblicazioni). Tali somme vanno ripartite fra l’associazione stessa, come compenso per il lavoro svolto, gli editori e gli autori. E qui sorgono i problemi. Come si legge nell’interrogazione rivolta da Morra al ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, «mentre la parte di spettanza della Siae viene subito incamerata dalla medesima, quella per gli editori viene erogata con maggior lentezza e complicazioni. Gli unici a incassare subito sono gli editori iscritti alla Siae stessa e all’Aie (Associazione italiana editori)». Ma che cosa succede con coloro che non sono nelle grazie di tali istituti?
Secondo la Siae, la ragione di tali ritardi e inadempienze sarebbe da imputare alla scarsa reperibilità degli autoristessi. Eppure, in molti casi si tratti di personaggi famosissimi, come Gad Lerner, Eugenio Scalfari, Roberto Saviano e Fabio Volo, per citarne solo alcuni. Invece, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa AdnKronos, il direttore di Bottega editoriale Fulvio Mazza ha affermato che «in molti casila Siae non prova neanche a trovarli. Per cercarli si rivolge a varie strutture; una volta si è rivolta anche a noi. Ma l’impressione che ho avuto è che speri che le aziende cui si affida non trovino tante persone».
A pensar male, forse, si indovina: se, infatti, tutti gli autori venissero rintracciati, la Siae non potrebbe far altro che saldare le percentuali spettanti. Nel caso contrario, invece, i diritti non “rivendicati” sono destinati a decadere dopo cinque anni e a essere reinvestiti dalla stessa società in nuove operazioni culturali e campagne promozionali. Si potrebbe forse liquidare la vicenda come un ennesimo caso di lassismo all’italiana, ma attorno alla faccenda delle fotocopie e della riscossione dei diritti d’autore ruota un business tanto florido e redditizio da far gola a molti e da far sì che il nostro Golia, molto più furbo di quello biblico, non accetti di combattere apertamente con Davide, ma finga addirittura di non vederlo e di non trovarlo.
Antonella Colella
(LucidaMente, anno XII, n. 144, dicembre 2017)