Una filmografia molto particolare, per chi desidera altre visioni del reale: Da non leggere, da non vedere, da non ascoltare. Per un viaggio oltre il limite estremo
Forse il genio più maudit che si sia posto dietro una cinepresa è quello di David Lynch. A parte il delirante, sgradevole, soffocante, Eraserhead. La mente che cancella, immergetevi senza pregiudizi nei suoi “deragliamenti dei sensi”, nel suo mondo onirico, nel suo rovesciamento del reale e del razionale, almeno con Strade perdute e Mulholland Drive.
Altro genio dell’irreale è l’inglese Peter Greenaway (Lo zoo di Venere, L’ultima tempesta), agevolato anche dalle musiche di Michael Nyman.
Ulteriori “divinità” e virtuosi del cinema, delle sue tecniche e delle sue potenzialità stranianti, sono Carl Theodor Dreyer, Luis Buñuel, Ingmar Bergman (Il volto, Una vampata d’amore, Il settimo sigillo), Alfred Hitchcock, Orson Welles (La signora di Shangai, L’infernale Quinlan, Il processo, Storia immortale), Luchino Visconti (Morte a Venezia), Federico Fellini (Giulietta degli spiriti, La dolce vita, Otto e mezzo, Casanova), Marco Ferreri, Michelangelo Antonioni (Il grido, Lo straniero), Stanley Kubrick (2001: Odissea nello spazio, Shining, Eyes Wide Shut), Robert Altman (Images, Quintet), Ken Russell (Stati di allucinazione), Ridley Scott (Blade Runner, Alien), Brian De Palma (Vestito per uccidere, Femme fatale), Steven Spielberg (Duel, A.I. Intelligenza artificiale), Pedro Almodovar, Peter Weir (Picnic ad Hanging Rock, The Truman Show), Manoj Night Shyamalan (Il sesto senso, Signs).
Il misticismo dell’anima germanica colpisce ancora, subito, quasi agli albori del cinema, con l’espressionismo di Stellan Rye (Lo studente di Praga), Paul Wegener e Hanrik Galeen (Il Golem), Robert Wiene (Il gabinetto del dottor Caligari), Friedrich Wilhelm Murnau (Nosferatu il vampiro), Fritz Lang (La morte di Sigfrido. Nibelunghi I, Metropolis, Faust). Dopo, soprattutto con Werner Herzog (L’enigma di Kaspar Hauser, Cuore di vetro, Woyzeck, Aguirre, furore di Dio, Nosferatu). Ma non trascurate Wim Wenders, Colpo di grazia di Volker Schlöndorff e il Querelle de Brest di Rainer Werner Fassbinder.
Il misticismo russo è invece espresso da Andrej Tarkovskij (Stalker, Solaris, Nostalghia).
Il film cult dannato per eccellenza è Freaks di Tod Browning.
Lampi di genialità in alcuni film “fantastici” di John Carpenter (La cosa, Essi vivono, Il seme della follia) e di David Cronenberg (Videodrome, Inseparabili, Crash, eXistenZ).
Altri consigli sparsi per cogliere la sconfinata pulsazione di sinistre verità minacciose: Fuoco fatuo di Louis Malle, L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais, L’occhio che uccide di Michael Powell, A 30 secondi dalla fine di Andrej Konchalovsky, Orwell 1984 di Michael Radford, Mishima di Paul Schrader, L’elemento del crimine di Lars von Trier, Tetsuo di Shinya Tsukamoto, Sonatine di Takeshi Kitano, Delitti e segreti (su Kafka) e Solaris di Steven Soderbergh, Smoke di Wayne Wang, Million Dollar Baby di Clint Eastwoood, The Others di Alejandro Amenabar, Seven e Fight Club di David Fincher, I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee, Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro,l’osteggiato Totò che visse due volte di Daniele Ciprì e Franco Maresco, Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino,i sorprendenti cortometraggi Tango glaciale di Mario Martone e Tango, Imagine, Steps di Zbigniew Rbczynsky.
Costruiti sugli sterminati incroci delle vicende e dei destini di una moltitudine di personaggi, sulla scia di Nashville e America oggi del già citato Altman, sono: Magnolia di Paul Thomas Anderson, Le cose che so di lei di Rodrigo García, Lantana di Ray Lawrence, Traffic di Soderbergh, 21 grammi. Il peso dell’anima di Alejandro González Iñárritu, Crash. Contatto fisico di Paul Haggis.
Film di genere fantastico, fantascientifico, horror…
Per tale genere cinematografico si può dire che entro le necessità anche commerciali e il plot obbligato, ecco scaturire ombre perturbanti, brividi surreali, chiavi metafisiche, appelli all’invisibile.
Ad esempio, la fantascienza americana degli anni Cinquanta del XX secolo, e, poi, i film “di mestiere” di Roger Corman(si veda almeno L’uomo dagli occhi a raggi X), di Stuart Gordon (Re-animator, From Beyond. Terrore dall’ignoto), di Brian Yuzna o di Dario Argento (da cogliere gli attimi di assoluto genio cinematografico straniato, quasi surreale, come in Inferno o in Suspiria), qualche film delle serie del dottor Quatermass, di Nightmare, Halloween, Species, Batman, Terminator, Robocop.
Completamente strampalato e suggestivo al tempo stesso è Space Vampires di Tobe Hooper. Qualche tocco geniale nelle immagini o nella narrazione in Quinto elemento di Luc Besson, Il tredicesimo piano di Josef Musnak, Atto di forza di Paul Verhoeven, The Gift di Sam Raimi, Frequency. Il futuro è in ascolto di Gregory Hoblit, The Mothman Prophecies di Mark Pellington, Dark City di Alex Proyas, The Ring di Gore Verbinski, Impostor di Gary Fleder, Cube di Vincenzo Natali, Paura.com di William Malone, The Cell di Tarsem Singh, Punto di non ritorno di Paul W.S. Anderson, Pitch Black di David Twohy, Supernova di Walter Hill-Thomas Lee, Immortal ad vitam di Enki Bilal, Sin City di Robert Rodriguez e Frank Miller, e nell’ambizioso e non riuscito ma visionario Al di là dei sogni di Vincent Ward.
Da non perdere, infine, le escursioni nell’horror del nostro Pupi Avati (La casa dalle finestre che ridono, Zeder).
Rino Tripodi
(estratto da Da non leggere, da non vedere, da non ascoltare. Per un viaggio oltre il limite estremo: biblio-icono-disco-filmografia sragionata e arrischiata, in Rino Tripodi, Decomposizione di Dio. Un racconto e cento apologhi gnostici tra Kafka e Cioran, Bologna, inEdition/Collane di LucidaMente, 2008)
(LucidaMente, anno VI, n. 67, luglio 2011)