“Un tema su Pier Paolo Pasolini” (L’Universale) è un viaggio all’interno delle borgate romane per incontrare i protagonisti dei romanzi e lo scomodo universo culturale del celebre scrittore
Nel recente libro Un tema su Pier Paolo Pasolini (L’Universale, pp. 104, € 9,99), la giovane studiosa e scrittrice napoletana Federica Picaro ci conduce nel cuore delle borgate romane degli anni Cinquanta, dove possiamo “vedere” i protagonisti dei popolari romanzi Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959) del celebre intellettuale. Roma rappresenta la più importante tappa (e alla fine anche tragicamente decisiva, purtroppo) dell’esperienza culturale pasoliniana.
Il fascino della storia millenaria della città, ma anche il contrasto con la realtà popolare degli anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso (con la potente carica di vitalità e disperazione), cattureranno per sempre lo scrittore bolognese, che definì la capitale d’Italia – rammenta l’autrice – una «città visionaria e musicale», il cui ambiente, stimolante intellettualmente, gli assicurò importanti amicizie letterarie come quelle con Giorgio Caproni, Sandro Penna e Paolo Volponi. Ed ecco che il romanesco di borgata (differente, certamente, da quello ricostruito in officina dal poeta-fabbro Giuseppe Gioachino Belli nella prima metà dell’Ottocento), effettivamente parlato dal sottoproletariato urbano del secondo dopoguerra, diventa il veicolo specifico di comunicazione per trasformare il poeta stesso in un popolano disadattato e disagiato (e pur sempre distaccato): Pasolini parla in dialetto, fa il bagno nel Tevere (al tempo si poteva ancora), si sposta con i mezzi pubblici e incontra gli immigrati italiani che il fascismo ha sradicato dalle antiche sedi e disperso nelle lontane periferie.
L’autrice di questo interessante saggio si addentra poi, con lucida analisi, all’interno dei cosiddetti Scritti corsari, una raccolta di articoli che l’intellettuale bolognese pubblicò tra il 1973 e il 1975 sulle colonne del Corriere della Sera, Il Mondo, Tempo illustrato, Paese Sera, Nuova generazione. La lettura si fa sempre più incalzante ed ecco affiorare con chiarezza i concetti di “mutazione antropologica”, “omologazione culturale”, “genocidio culturale”. Ma quello che si estrapola con vivo interesse dall’interpretazione della Picaro è la tematica centrale della società italiana dell’epoca, all’interno della quale Pasolini, figura solitaria, cruda e sincera, si scontra con il conformismo dilagante, segno (a suo dire) del disfacimento culturale della società.
E così Pasolini agisce proprio da corsaro (appunto), come se fosse fornito di una sorta di permesso scritto che gli consente di attaccare i mali della società contemporanea (pur agendo nella legalità) perché autorizzato a usare la penna quale arma da combattimento (e non come un pirata che agiva senza consenso, quindi eslege): un’autoconsacrazione, dunque, che lo “abilita” alla figura di intellettuale-corsaro. E qui l’autrice del saggio analizza a fondo gli interventi di Pasolini intorno ai temi sociali che furono alla base degli scontri culturali del tempo, come il divorzio e l’aborto. Nella parte finale del libro la riflessione critica della saggista approda alle Lettere luterane, una serie di articoli pubblicati sul Corriere della Sera e su Il Mondo durante l’ultimo anno di vita dello scrittore (morto, com’è noto, il 2 novembre 1975 a Ostia). Ed ecco un Pasolini che affronta – quasi con approccio ereticale – le tematiche contemporanee: l’estraneità dei giovani al contesto sociale, il conformismo dilagante (nuovamente, certo, ma con più incisività rispetto agli anni precedenti), gli effetti deleteri della televisione, del progresso e della politica del nostro Paese.
L’autrice riconosce in questi articoli un’immagine suggestiva di P.P.P.: una figura solitaria che si scontra con acredine con un mondo in disfacimento, dove il tono si fa volontariamente provocatorio in un’altalena di riflessioni, ora nitide ora sdegnose, sempre alle prese con il sistema per denunciare l’ipocrisia delle “verità di Stato”. Interessante la riflessione finale che apre ulteriori interrogativi: un Pasolini (quasi cinematograficamente) “Ecce homo”?
Per approfondire: Filippo La Porta, Pasolini, Bologna, Il Mulino, 2012; Pietro Citati, Tutta la vita per una morte violenta, Corriere della Sera, 3 novembre 1975 e, sulla nostra rivista, Pasolini, tutto in 150 pagine, Pasolini? Sempre più attuale, Il Cristo di Pasolini e “Teorema” (1968) di Pasolini e la Scuola di Francoforte.
Le immagini: la copertina di Un tema su Pier Paolo Pasolini; Federica Picaro mentre presenta il suo libro a Radiobase e l’autore dell’articolo con una copia del saggio.
Marco Cappadonia Mastrolorenzi
(LucidaMente, anno XIV, n. 161, maggio 2019)