Gene Sharp espone le strategie e le tecniche della rivoluzione pacifica in “Come abbattere una dittatura” (Chiarelettere), contestando l’idea che si possa imporre la democrazia con la forza
Pubblicato per la prima volta in Thailandia nel 1993 col titolo From Dictatorship to Democracy, poi tradotto in più di trenta lingue e diffuso in internet soprattutto tra i giovani, Come abbattere un regime. Dalla dittatura alla democrazia. Manuale di liberazione nonviolenta di Gene Sharp (Chiarelettere, pp. 128, € 10,00) è stato in grado di smentire chi credeva che le masse arabe non si sarebbero mai ribellate. Proprio tali popoli sono stati guidati da questo pamphlet, che ha ispirato molti movimenti di opposizione a regimi dispotici.
L’autore di questo centinaio di pagine è docente di Scienze politiche presso l’Università del Massachussetts. Filosofo, politico e intellettuale statunitense, formatosi sui testi di Gandhi, è impegnato da anni nella ricerca di strategie e tecniche per la ribellione non violenta contro le dittature. Ideatore nel 1983 dell’Albert Einstein Institute, una fondazione per la promozione della lotta non violenta contro i regimi dispotici, Sharp è stato accusato di avere svolto un ruolo attivo, anche di addestramento, in alcuni movimenti di liberazione nazionale. Accuse rafforzate dalla presenza di alcuni suoi colleghi durante le ribellioni e smentite dallo studioso: la loro presenza in loco era condizione necessaria per l’approfondimento dei loro studi.
Partendo dalla considerazione che l’uso delle armi contro una dittatura sia inutile, in quanto l’esercito è il punto di forza contro il quale il popolo, sebbene organizzato, non può competere, Sharp esprime la sua contrarietà nei confronti dell’intervento di forze esterne ed esclude, sebbene non perentoriamente, possibili negoziati, in quanto un dittatore sceglierà comunque soluzioni vantaggiose per sé. Egli, quindi, vuole dimostrare che un popolo innanzitutto deve credere in se stesso e nelle proprie capacità per abbattere il regime che lo opprime.
È indubbio che un governo dispotico per conservare il proprio potere assoluto debba avere a disposizione risorse umane, economiche e autorità, che spesso gli viene concessa dal popolo stesso. L’opposizione deve essere compatta, ragionare su obiettivi di lungo periodo, studiare i punti deboli della dittatura, quelli da cui partire per indebolirla e colpirla. Con quali armi? «Armi conosciute con nomi diversi: proteste, scioperi, disobbedienza civile, boicottaggio, disaffezione e potere al popolo». Inoltre, «sono almeno duecento le tecniche di azione nonviolenta, classificate in tre categorie principali: protesta e persuasione, non collaborazione e intervento», riscontrate da Sharp durante le sue innumerevoli ricerche.
La resistenza democratica può essere sì spontanea, tuttavia senza trascurare una pianificazione delle azioni nel lungo periodo. Essa non solo permetterà di prevedere le varie reazioni e mosse del regime, ma garantirà in seguito una duratura democrazia, scongiurando l’ascesa di una nuova dittatura. Inoltre, una volta abbattuto il regime, si dovranno prendere le misure necessarie per mantenere l’ordine, e non perdere mai di vista le esigenze sociali della popolazione, per evitare l’insorgere di nuovo malcontento. Mentre, per minarne il consenso, occorre fare leva sul malessere insito tra i fedelissimi del governo: «Se un numero sufficiente di subordinati si rifiuta di collaborare abbastanza a lungo e nonostante la repressione, il sistema oppressivo si indebolirà fino al collasso».
Al fine di minare il morale e l’autorità del regime occorre portare a termine rifiuti simbolici e di sfida, non collaborazione e brevi scioperi, atti a fiaccare il potere non solo politico, ma anche economico. Tra i primi provvedimenti del nuovo governo democratico va annoverata la stesura della Costituzione, nella quale occorre separare il potere legislativo da quello esecutivo e giudiziario. Senza la presunzione di esportare la democrazia occidentale nel Sud del Mondo, Sharp compie uno studio accurato dei metodi e delle tecniche di ribellione non violenta, che può supportare popoli che vivono sotto una dittatura nello studio di una strategia ad hoc per il proprio Paese atta a far trionfare la democrazia.
Le immagini: oltre alla copertina del libro di Sharp, dall’alto, Memoria 06 e Aureo 01, fotografie di Giovanni Guadagnoli (www.giovanniguadagnoli.it), per gentile concessione dell’artista.
Francesca Gavio
(LucidaMente, anno VI, n. 71, novembre 2011)
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