In “Anime baltiche” (Iperborea, 7ª edizione) lo scrittore olandese Jan Brokken dipinge un quadro ampio ed emozionante dei tre paesi ai confini dell’Europa
Curlandia. Livonia. I Baltenritter. Le dainas. Lo stile zvon. Loreta Asanavičiūtė. Anna-Liselotte von Wrangel. Regioni scomparse, culture raffinate, personaggi, che dicono poco all’europeo di oggi. Eppure si tratta di un cosmo ricchissimo, suggestivo, con una storia quasi sempre dolorosa, connotata da invasioni, dominazioni, persecuzioni, migrazioni forzate, deportazioni, stragi.
È il grande merito di un bel libro, dal successo internazionale, pubblicato per la prima volta nel 2010 nei Paesi bassi, aver ricomposto per un pubblico di lettori sensibile e attento il mosaico di un territorio che oggi, più o meno, comprende tre nazioni (senza contare l’enclave russa di Kaliningrad): Estonia, Lettonia e Lituania, con capitali rispettivamente Tallinn, Riga e Vilnius. L’autore è l’olandese Jan Brokken, scrittore, giornalista, narratore di viaggi; la pubblicazione è Anime baltiche (Iperborea, Milano, 2017, pp. 512), giunta proprio da pochi mesi alla settima edizione italiana. Lungo le pagine del libro, molte delle quali davvero commoventi, anzi strazianti, si affastellano natura, storia, economia, arte, musica, cinema, vite di uomini e donne, alcuni famosi, altri meno. Un andirivieni (a volte pure nella memoria) in apparenza confuso, come tessere di un puzzle che vanno pazientemente giustapposte l’un l’altra. Con in più la complicazione non da poco che i paesi in questione sono stati per la quasi totalità del tempo sottomessi da invasori che hanno spesso tentato di cancellarne l’identità.
Territori indefiniti, con confini incerti, nei quali ancora oggi, grazie pure alla limitata popolazione, domina la natura, coi suoi boschi, la neve, le paludi inviolabili, le illimitate giornate estive e l’eterno crepuscolo invernale. Essa costituisce forse il substrato spirituale della popolazione, gente contrassegnata da povertà e misticismo. Ma chi sono gli abitanti che si sono succeduti nel corso dei secoli? Di tutto. Oltre estoni, lettoni, lituani, ecco bielorussi, danesi, ebrei, polacchi, russi, svedesi, tedeschi, ucraini, e tanti altri, con una percentuale variabile nel corso dei travagli storici. Tanto che la stessa toponomastica varia moltissimo secondo l’etnia e, quindi, la lingua. Di religione cattolica (maggioranza in Lituania), ebraica, luterana, ortodossa… cui vanno aggiunti gli atei.
Una convivenza quasi mai pacifica. Per buona parte Anime baltiche è un resoconto di guerre, sfruttamento, scioperi, rivolte, rivoluzioni, ma soprattutto di pogrom verso gli ebrei (spesso la maggioranza in alcune città e la parte più produttiva della popolazione), di discriminazione, intolleranza, odi etnici e religiosi, deportazioni, repressioni, massacri… Ancora oggi gli stessi invasori russi, prima privilegiati immigrati introdotti forzatamente dal regime sovietico, poi rimasti intrappolati dopo l’acquisizione dell’indipendenza (1991) da parte dei paesi baltici, sono ora non-cittadini duramente discriminati. I fanatici della multietnicità e del multiculturalismo dovrebbero leggere questo libro per poi compiere qualche necessaria riflessione. Jan Brokken si sofferma a lungo sulle vicende personali di artisti, così come di persone comuni, anche attraverso aneddoti. Il tutto incastrato nel contesto storico, sociale, economico. Storie quasi sempre dolorose: persecuzioni, fughe, stermini di intere famiglie e gruppi etnici. Le lacrime possono scorrere a ogni pagina.
Storia, società, ma anche resoconto dei vari viaggi che lo scrittore ha compiuto nel corso degli anni per entrare in contatto col mondo baltico; per cui il libro, col suo formato oblungo, può anche essere utilizzato come guida turistica per esplorare paesaggi, urbanistica, architettura, edifici di culto. Soprattutto piccola enciclopedia di personaggi famosi; essenzialmente, artisti che hanno espresso l’anima baltica e che l’hanno salvata dall’annichilimento. Ogni capitolo, infatti, descrive al proprio interno la figura di almeno un famoso scrittore o pittore o musicista, che, magari, pochi sanno sia nato o abbia vissuto sul Mar baltico.
Una singolare densità di artisti per una popolazione e un territorio limitati. Come se quei popoli potessero trovare rifugio dalla disperazione e dal dolore nella musica, nella pittura, nella poesia. Così conosciamo meglio lo stralunato narratore Eduard von Keyserling (Lettonia), uno degli ultimi rappresentanti della nobiltà tedesco-baltica, lo scultore ebreo-lituano Jacques Lipchitz, il pittore espressionista astratto Mark Rothko (Markus Rotkowičs), ebreo nato nella lettone Daugavpils ed emigrato negli Usa. Scopriamo anche singolari vicende amorose. Come quelle della pensatrice Hannah Arendt, ebrea cresciuta a Königsberg-Kaliningrad, devotamente e passivamente innamorata del grande filosofo nazistoide Martin Heidegger, e dello scrittore Romain Gary (all’anagrafe Romain Kacew, ebreo di Vilnius), sposatosi con «la ragazza più bella dell’emisfero occidentale», la splendida attrice-icona statunitense Jean Seberg (vedi In memoria di Jean Seberg e Nico).
Oppure devastanti conflitti famigliari, come quello tra il celebre regista Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, nato a Riga, comunista, e il padre Michail Osipovič Ėjzenštejn, architetto di pregio, filozarista. O quello tra la suocera e la moglie di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Alexandra Wolff Stomersee, prima psicanalista donna in Italia, la cui nobile famiglia possedeva un castello in Lettonia. È davvero impossibile anche accennare sommariamente agli infiniti episodi e curiosità narrati in Anime baltiche.
Eppure, se ci chiedessero di scegliere un paio di artisti che rappresentino meglio l’anima baltica, opteremmo per due: il pittore e compositore lituano Mikalojus Konstantinas Čiurlionis e il musicista estone Arvo Pärt, vivente. Quest’ultimo forse non a caso posto a conclusione del libro: «Ancora una volta mi colpisce quanto le melodie di Pärt siano semplici e trascinanti, cupe e al tempo stesso consolatorie. Usa i silenzi con una sapienza straordinaria: […] così la nota che segue ha l’effetto di una scossa elettrica. Si ha l’impressione di sentire musica anche tra le note». Il loro magico silenzio e il soprannaturale misticismo ci conducono a percepire l’insondabile grandezza di natura e divinità (leggi pure «Dio è silenzio… e soltanto nel silenzio si può sentire»). Vedendoli, ascoltandoli, ci avviciniamo davvero, con rispetto, ammirazione, amore, alle anime baltiche.
Le immagini: la copertina del libro; il suo autore; le decorazioni di un edificio di Riga ideate da Michail Osipovič Ėjzenštejn; una commovente immagine della Rivoluzione cantata.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 144, dicembre 2017)