Sempre più giovani abusano di vari oppiacei, complici anche i loro prezzi accessibili
Oggi l’eroina è meno costosa della cocaina e le nuove generazioni stanno tornando all’abuso degli oppiacei, sia semivegetali sia sintetici. L’oppio crea un uncinamento psicofisico enorme e, durante le crisi d’astinenza, l’eroinomane manifesta una pericolosa aggressività verso tutto e tutti. I danni sono acuiti dal consumo contestuale di bevande alcoliche. Solo l’astinenza totale salva da qualunque forma di tossicodipendenza.
Dalle finalità mediche alle mode voluttuarie trasgressive
L’eroina deriva, sotto il profilo chimico, dalla morfina, alcaloide principale dell’oppio, ed è stata sintetizzata per la prima volta nel 1874 da Alder Wright. Tuttavia, solamente nel 1897 Felix Hoffmann, chimico della Bayer, scoprì i potenziali usi farmacologici della diacetil-morfina, denominata “droga degli eroi” e impiegata come un analgesico più potente della morfina.
Esistono varie tipologie di eroina, differenti per qualità, grado di purezza e modalità di taglio. Tra le più diffuse si distinguono l’eroina bianca, l’eroina base (brown sugar), l’eroina black tar e la kobret. L’eroina non modificata non possiede impieghi terapeutici ed è utilizzata per fini tossico-voluttuari. La dipendenza mentale e corporale, dunque il “ci sono dentro”, si manifesta velocemente e l’astinenza si accompagna a un’abnorme aggressività eterolesiva.
La Legge italiana in tema di oppioidi è rigorosamente proibizionista
Sotto il profilo strettamente giuridico, l’eroina venne vietata, in Italia, sin dalla normazione del 1923 in tema di stupefacenti. Anche la successiva legge 1041/1954 proibiva lo spaccio di eroina. Nel 1975, con la distinzione tra droghe “leggere” e “pesanti”, l’oppio venne inserito nella Tabella I, contemplante le sostanze “dure”. Del pari, la legge 162/1990 vietò la diacetil-morfina.
Peraltro, la tendenza in atto sia culturale sia giurisprudenziale tende a superare il proibizionismo (leggi Droga libera per tutti, compresi i più giovani…). Ma non vi sono parole per descrivere oltretutto il tunnel di dolore personale e familiare cui conduce l’eroina.
Il ritorno dell’allarme sociale legato all’uso di queste sostanze e le tristi statistiche sulle vittime
Attualmente, sotto il riguardo criminologico, sta tornando l’allarme sociale relativo all’oppio, che oggi è poco costoso e più abbordabile della cocaina. Pochi minuti dopo l’iniezione per via endovenosa, l’eroina produce il “flash”, ovverosia un’intensa sensazione di benessere e di rilassamento.
Tuttavia, ben presto si genera una dipendenza e quindi il tossicomane, al fine di rinnovare e mantenere la sensazione di piacere, è costretto ad aumentare progressivamente i grammi consumati
Nel lungo periodo, la dipendenza dall’oppio incide sulla capacità d’intendere e di volere. Siffatta demenza indotta si accompagna, inoltre, a danni fisici irreversibili.
Purtroppo, l’eroina è pure responsabile di overdoses mortali. Nel 1996, in territorio italiano, si raggiunse il record negativo di 1.566 decessi per sovradosaggio, mentre, dal 1997 al 2016, è fortunatamente calata la cifra delle overdoses, sino a giungere a “soli” 374 morti nel 2019.
L’Italia si colloca al 18° posto nel mondo in fatto di overdoses. Negli Usa, l’eroina ha cagionato, nel 2017, ben 70.237 decessi. Pertanto, in Italia e, tutto sommato, nel resto dell’Unione europea, si muore circa trenta volte in meno per eroina che negli States.
Oppio ed eroina
Negli anni Duemila è sceso il prezzo dell’oppio e ciò ha fatto preferire a molti adolescenti l’eroina piuttosto che altre sostanze maggiormente dispendiose. Inoltre, si è diffuso il mito di un’eroina meno uncinante se inalata scaldata su un foglio di stagnola.
Gli oppiacei sintetici sono migliaia di volte più potenti di quelli tradizionali e una bassa dose può già portare alla depressione respiratoria e al decesso.
L’eroina è, per antonomasia, una sostanza sintetizzabile. Basti pensare che, specialmente sul mercato nero, nel 2009 circolavano più di cinquanta oppiacei sintetici. L’oppioide sintetizzato per eccellenza è il metadone, prodotto in Germania nel 1937 e impiegato “a scalare” per la disintossicazione dall’eroinomania.
I fentanili
Doverosamente da menzionare è il fentanyl, potente antidolorifico semi-legale impiegato in Oncologia per curare i dolori cronici. Esso risulta cento volte più potente della morfina, anche se assunto in dosi minimali. Nella pratica quotidiana, gli oppiacei sintetici sono congiunti alla consumazione di bevande alcoliche, al fine di aumentare lo “stordimento” durante le crisi d’astinenza da eroina.
Degni di nota sono l’ocfentanil, sintetizzato una trentina d’anni fa, e il carfentanil, sintetizzato nel 1976 e 18.000 volte più potente della morfina-base. I fentanili, se usati fuori dall’impiego medico, sono molto pericolosi. Piccole quantità possono causare intossicazioni letali. Malaugurevolmente, i fentanili continuano a essere commercializzati per uso veterinario, il che apre lo porte al mercato nero.
Solamente la supervisione di un medico può salvare dagli abusi
Un conto è l’uso clinico, un altro conto è il consumo “da sballo”. Essenzialmente, si può affermare che i farmaci derivati dall’oppio sono analgesici usati nella terapia del dolore; un altro conto è il loro abuso per fini tossico-maniacali.
Gli antidolorifici maggiormente impiegati in medicina, soprattutto in Oncologia, sono la morfina, la codeina, il tramadolo, il tapentadolo, l’ossicodone, l’idrocodone, il già citato fentanyl, l’ossimorfone, l’idromorfone e la buprenorfina; quest’ultima sta sostituendo il metadone nella disintossicazione “a gradi” dall’eroina.
Agli inizi del Novecento, anche l’eroina era somministrata a titolo di farmaco analgesico, presentando comunque effetti collaterali eccessivi.
Le immagini: a uso gratuito da Pexels (autori: MART PRODUCTION).
Andrea Baiguera Altieri
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)