Pd-Italia bene comune in vantaggio alla Camera, però senza maggioranza al Senato. Boom Grillo. Stavolta Berlusconi non ce la fa… per poco. Delusione Monti. Forse un Parlamento più laico, ma con quale esecutivo?
A pochi minuti dalla conclusione delle operazioni di voto, al di là degli istant-pool e delle proiezioni elettorali, secondo i dati “segreti” in possesso dei partiti e i passaparola, si starebbe delineando una vittoria della coalizione Italia bene comune, guidata da Pier Luigi Bersani del Partito democratico.
Il vantaggio del centrosinistra gli permetterebbe di avere la maggioranza alla Camera, però non al Senato. All’interno della coalizione, non esaltanti i risultati di Sinistra ecologia libertà e del Centro democratico di Bruno Tabacci, mentre il Partito socialista italiano, salendo intelligentemente sul taxi del Pd, rientra in Parlamento. Ottimo, come prevedibile, il risultato del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, intorno al 20%. Si è arrestata proprio in dirittura d’arrivo la rimonta di Silvio Berlusconi e della Lega Nord, che lasciano comunque le briciole ai propri alleati di centrodestra. A rischio soglia di sbarramento Rivoluzione civile di Antonio Ingroia.
In difficoltà la coalizione Scelta civica con Monti per l’Italia. L’algido professore, assolutamente non in grado di accendere il cuore popolare, più è apparso in tv, più ha perso ogni appeal. Tra i risultati più deludenti anche quelli della destra ex Alleanza nazionale. Il non aver seguito in modo compatto il progetto di modernizzazione di Gianfranco Fini e l’essersi fatti attirare sugli scogli del naufragio dalla sirena-Cavaliere, disperdendosi in più partiti e coalizioni, ha fatto dissolvere una forza politica che alle elezioni del 1996 aveva toccato quasi il 16% di preferenze.
Se avranno raggiunto l’1%, gli altri “partitini” si consoleranno con i rimborsi elettorali, forse vero obiettivo della loro partecipazione all’agone politico. Paga dazio anche Fare per fermare il declino, danneggiata dal caso del falso master del suo leader Oscar Giannino. Dispiace che i pannelliani (unici fuori da ogni indagine giudiziaria) di Amnistia giustizia libertà non entrino in Parlamento. Nella passata legislatura i deputati radicali eletti nelle liste del Pd avevano compiuto un formidabile lavoro, soprattutto sul tema-carceri. Inoltre, il Partito radicale era riuscito a mettere sotto i riflettori gli scandali alla Regione Lazio e alla Regione Lombardia. Sembravano tutti meriti indiscutibili, invece la mafia partitocratica ha fatto pagare loro proprio queste iniziative in favore della legalità.
Lo scenario politico appare comunque più promettente che nel 2008. Il Parlamento si è rinnovato e ringiovanito, nuove forze politiche vi entrano. E appare definitivamente tramontata la maggioranza ultraclericale che non solo ha bloccato le iniziative laiche sui diritti civili, ma ha proposto leggi liberticide sul fine vita, ecc. Ora spetterà a un centrosinistra non del tutto maggioritario proporre una coalizione di governo coesa al punto di essere in grado di affrontare le difficili sfide che attendono il nostro Paese.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 87, marzo 2013)