La raccolta degli interventi del direttore nel secondo trimestre del sedicesimo anno di pubblicazione di “LucidaMente”
Maggio-Giugno 2021 (nn. 185-186) – Un nuovo regime, questo: l’Italia della falsità e dell’ipocrisia
“LucidaMente” sempre più controcorrente, libertaria, antisistema e critica verso l’indottrinamento imposto dal “sistema”
«Si definiscono “antifascisti”, ma censurano il pensiero altrui e approvano le limitazioni delle libertà personali.
Si definiscono “antirazzisti”, ma sono gli unici a dare peso al colore della pelle, giudicando il prossimo in base ad esso.
Si definiscono “democratici”, ma scavalcano le elezioni e sognano la fine delle sovranità nazionali.
Si definiscono “tolleranti”, ma attaccano con violenza chiunque non la pensi come loro, dal web alle piazze.
Si definiscono “progressisti”, ma stanno cancellando tutte le conquiste in materia di libertà di pensiero ed equità sociale.
Si definiscono “acculturati”, ma riscrivono la Storia a seconda della propria ideologia e accettano un unico punto di vista, il loro.
Si definiscono “anticonformisti”, ma agiscono, parlano e pensano sempre e solo come vogliono i grandi media.
Si definiscono “rivoluzionari”, ma hanno dalla loro parte tutta l’informazione, i grandi social, il mondo dello spettacolo e persino la magistratura.
Si definiscono “di sinistra”, ma distruggono i diritti sociali dei lavoratori, ubbidendo a multinazionali e grandi banche.
Si definiscono “umani”, ma sfruttano i migranti come manodopera a basso costo e lucrano sulla tratta dei nuovi schiavi.
Si definiscono “competenti”, ma a furia di andare loro dietro l’Italia si è impoverita e deindustrializzata.
Si definiscono “cittadini europei”, ma dell’Europa disprezzano la Storia, la cultura, le radici e i popoli.
Si definiscono “cittadini del mondo” e amanti della diversità, ma sognano un globo in cui tutto è omologato e appiattito in nome dei mercati.
Sono la parte peggiore d’Italia e credono di essere l’esatto opposto».
(Matteo Brandi, 13 maggio 2021)
Stavolta abbiamo voluto iniziare il nostro editoriale con le parole (versi) del blogger e attivista politico Matteo Brandi, che avete appena letto e che abbiamo riportato anche a parte in I padroni (ipocriti) d’Italia. In qualche modo richiamano la nota poesia-sermone Prima di tutto vennero a prendere del pastore Martin Niemöller. Non sappiamo se definire tale anche questo testo di Brandi. La poesia impegnata, civile, magari spesso non è bella, non è mai carezzevole, ma è più chiara ed efficace di mille concioni politiche. Comunque, non avremmo saputo esprimerci meglio del noto blogger e attivista politico. Un regime, un sistema totalitario, sono sempre intollerabili e liberticidi; quello che stiamo vivendo, “soft”, forse lo è anche di più perché permeato di falsità e di ipocrisia, di odio verso la cultura e la gente del proprio Paese. A tanto non arrivavano certo né il nazismo, né il fascismo. Forse ci erano andati vicino i regimi comunisti, che mantenevano i propri popoli nella miseria, o addirittura proprio li sterminavano, come fece Stalin con gli ucraini o la Cambogia di Pol Pot con i propri stessi connazionali.
Per di più, l’attuale regime (nonché dittatura sanitaria) è sottomesso a poteri internazionali e sovranazionali, al capitalismo finanziario e agli interessi di Big Pharma, Silicon Valley, multinazionali del food delivery, ecc., prono al nuovo vangelo del globalismo, del multiculturalismo (ovvero nessuna cultura), dell’omologazione planetaria, dell’ambientalismo (di facciata) affarista, dello sfruttamento da parte delle cooperative e delle Ong della “risorsa”-migranti, dei cibi catalogati con l’ingannevole Nutri-Score o proprio artificiali e dell’intolleranza verso tradizioni e famiglia, verso maschi ed eterosessuali, verso bianchi ed europei, verso lavoratori e piccole imprese. Ovviamente, tutto per il nostro bene, per la nostra salute, per un futuro radioso… su Marte! Basta osservare gli spot che ci tormentano in tv e che sono solo in misura minore pubblicità commerciale: costituiscono, in realtà, un enorme lavaggio del cervello in favore del nuovo mondo senza diversità, sessi, libertà di scelta…
Pertanto, buona parte degli articoli comparsi in questi mesi su LucidaMente hanno inteso svelare le falsità imposte dal regime, le strategie di persuasione o, a volte, terroristiche, sottese al potere dilagante. Chi scrive ha mostrato le proprie preoccupazioni per la forte ascesa di un cieco, folle odio ideologico, distruttivo, assurdo, verso la nostra civiltà, più aperta e tollerante, mentre le altre non hanno mai riconosciuto i propri orrori e li perpetuano; ma, attenzione, non è un movimento da sottovalutare: è un pericolo reale, sostenuto da potenti forze e dal neocapitalismo (Cultura della cancellazione o cancellazione della cultura?). Gli stessi potentati che stanno fondando un modello umano privo di bellezza, cultura, identità, tradizioni, energia: non sarà più il tempo degli eroi, ma il tempo dei vigliacchi (La “futura umanità”… ma quale?). Così, alleate col turbocapitalismo, che ha destinato le classi medie alla proletarizzazione e alla miseria, mass media, intellighenzia e gran parte dei politici ridicolizzano o condannano le manifestazioni dei commercianti, dei ristoratori, degli ambulanti, delle “partite iva”… (Perché le élites disprezzano i “bottegai”).
Ma la più evidente prova generale del futuro che ci aspetta è stata (ed è) la “dittatura sanitaria”: nel libro Eresia (Byoblu Edizioni) di Massimo Citro Della Riva, troviamo centinaia di informazioni fuori dal coro sul “misterioso” virus e sugli opachi interessi economici attorno ai cosiddetti “vaccini”, e noi abbiamo cercato di riassumerle (Epidemia Covid-19: tutto quello che non ci dicono). Edoardo Anziano («Il Sapere sono io»: la dittatura digitale) ci ha fatto capire alcuni meccanismi delle multinazionali della Rete, che hanno monopolizzato l’accesso alla conoscenza, neutralizzando il potere degli Stati e l’interesse collettivo. Mario Gallotta, con Razzismo gastronomico, ha mostrato un lato ridicolo (tra i tanti) del “politicamente corretto”, che irrompe persino sulle nostre tavole, per cui vanno banditi mafalde, tripoline, africanetti, moretti e altre innocenti delizie per il palato…
Alcuni contributi sono stati dedicati ad anniversari, ricordi, personalità scomparse. A duecento anni dalla fine di un controverso mito storico, non potevamo dimenticare, con Giuseppe Licandro, Sant’Elena, 5 maggio 1821: la morte di Napoleone, il «piccolo caporale» che stupì il mondo. Emanuela Susmel ci ha rammentato che I Barbapapà hanno compiuto più di 50 anni, svelandoci come sono nati i simpatici personaggi immaginari e le loro peculiarità; e ha onorato un celebre disegnatore di locandine cult, scomparso nello scorso aprile (Enzo Sciotti, il cinema ha perso un pezzo di storia). Isabella Parutto, attraverso la biografia scritta da Luisa Bove, ha delineato la figura di un particolare psichiatra lombardo, venuto a mancare nel 2018 (Quirino Quisi, la storia di un medico speciale con un grande sogno). Infine, il nostro esperto di calcio, Mario Curreli, ci ha portato indietro nel tempo con due articoli storico-sportivi. Il primo è risalito a Quando nacque il tifo calcistico in Italia? Il secondo ha rievocato il primo titolo del Bologna, conseguito, tra il maggio e l’agosto 1925, in circostanze molto “particolari” (Lo “Scudetto delle pistole”). Buona lettura.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 186, giugno 2021)
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Marzo-Aprile 2021 (nn. 183-184) – L’inconsistente, falsa retorica del “mai più”
Nulla cambia nella criminale Storia dell’umanità: oggi, come sempre, al di là di ogni illusione buonista, illuminista o progressista, la violenza e le stragi costituiscono l’impronta più evidente degli esseri umani sul pianeta
Da decenni nel mondo occidentale vige la retorica del “mai più”. Mai più guerre, stragi, crimini contro l’umanità, totalitarismi. Il pensiero neoilluminista predominante nella cultura occidentale ritiene che l’educazione sia il migliore antidoto a tali orrori. In altre parole, il male e la malvagità sarebbero eliminati da cultura, pedagogia, educazione, psicologia, sociologia. Così, il progresso rimuoverebbe tutto il lato oscuro della Storia.
Una diversa visione, più “assoluta” e metafisica, definisce il male come Male, ed esso sarebbe insito in tutta l’umanità di ogni epoca, senza distinzioni di sesso, genere, etnie, religioni, culture, per cui uomini e donne, eterosessuali e gay, bianchi e neri, cristiani e buddisti, islamici e confuciani, ricchi e poveri, colti e analfabeti, tendono per loro natura e in Natura alla malvagità, alla violenza, all’insensibilità verso gli altri, perfino al sadismo. In termini biblici, tranne gli animali e le piante, tutti gli esseri viventi recano su di sé il peso innato del peccato originale e il terribile marchio di Caino. Chi ha ragione? Guardiamo alle innumerevoli belligeranze, carneficine, pulizie etniche, repressioni da parte di regimi dittatoriali di ogni tipo, stragi terroristiche, persecuzioni religiose, che avvengono oggi in tutto il pianeta, per non dire dei crimini di organizzazioni ormai più potenti di interi stati, delle droghe imperanti, della diffusa pedofilia o dello sfruttamento generalizzato di donne, bambini, uomini… Cos’è cambiato rispetto al passato? Rispetto ad Auschwitz?
Allora certamente ci viene da dire che il “mai più” ripetuto periodicamente come uno stanco mantra suona falso e ridicolo alla stregua dei patetici tormentoni quali “andrà tutto bene” e “usciremo migliori di prima” dall’attuale pandemia. In effetti, se osserviamo senza sdolcinatezze buonistiche, speranze fideistiche e fette di prosciutto sugli occhi non solo i fatti macrostorici, ma pure la viltà, il conformismo, il pecorume dilaganti, il non chiedersi mai il perché delle cose, fino a giungere al minuto comportamento della gente comune che ci sta attorno (vicini di casa, colleghi, amici e parenti), si possono nutrire poche speranze e illusioni sull’umanità. I genocidi nazisti assurti a simbolo assoluto del male e del “mai più” erano uguali a quelli delle epoche precedenti: solo la tecnica e le macchine hanno potuto renderli più numericamente orrendi. Quelli odierni proseguono, nell’ignavia dei potenti (ma anche dei poveracci) della Terra, e anche oggi sono solo i numeri e le proporzioni a essere diversi. Lo scrittore ceco Bohumil Hrabal scrisse: «L’uomo tende a Icaro, ma la merda non vola». Aveva proprio ragione. “Mai più”? È sempre stato e sempre sarà così. Nihil sub sole novum.
Così sembrava che, almeno nel mondo occidentale liberaldemocratico, il rischio di nuovi totalitarismi fosse estinto per sempre e per sempre garantita la libertà di pensiero, di espressione, di stampa. Su LucidaMente Gianluca Sorrentino, in Il dolore del passato in Nora Krug e Aki Shimazaki e in Günter Grass e la sovversione di genere, ha esposto con energia come vari autori abbiano mostrato quali laceranti sensi di colpa abbiano afflitto chi ha scatenato il mostruoso secondo conflitto mondiale e come la speranza fosse davvero quella di cambiare quel mondo che aveva condotto alla carneficina. Ma, come si è detto all’inizio, non è affatto così. Non solo combattimenti militari, colpi di stato, violenze, sopraffazioni, proseguono come e peggio di prima, ma anche in Occidente Un altro totalitarismo è possibile… anzi, c’è già: la rapida trasformazione globalista dei cittadini in pecore durante la pandemia, senza alcuna resistenza, dimostra che non si può essere vaccinati neppure contro nuovi poteri dittatoriali.
Da un lato la crisi dell’informazione, con l’ignoranza e l’analfabetismo incombenti (si vedano Quotidiani, la pirateria passa da Telegram di Edoardo Anziano e il nostro La sparizione delle edicole: un disastro culturale). Dall’altro l’imposizione di un pensiero unico intollerante: Dante era uno sporco fascista (e non solo lui). Mutatis mutandis, viviamo uno squadrismo certo meno rozzo e violento, ma non per questo meno pericoloso di quello che proprio nell’aprile di 102 anni fa compì il sacrilegio di distruggere la sede di un libero quotidiano di partito (Quando l’Avanti! fu incendiato di Mario Curreli). Per fortuna, lo spirito di ribellione è ancora vivo. Giuseppe Licandro ha rinverdito le potenti rivolte del passato rievocando esattamente 150 anni dopo La Comune di Parigi, 18 marzo-28 maggio 1871: quando il popolo prese il potere; Alessia Ruggieri ha intervistato un collettivo che terrorizza gli “sfruttatori” (“di destra” e “di sinistra”) dei lavoratori, denunciando pubblicamente le loro malefatte (Una maschera vi seppellirà: “Il Padrone di Merda” di Bologna). L’auspicio è che si accendano sempre più fuochi di ribellione, nonviolenti ma tenaci, contro soprusi, ingiustizie e nuove dittature, dall’apparenza buonista e soft.
Le immagini: a uso gratuito da pixabay.com e wikipedia.com.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 184, aprile 2021)