La raccolta degli interventi del direttore nel secondo trimestre del nono anno di pubblicazione di “LucidaMente”
Giugno 2014 (n. 102) – La banale atrocità del male
Gli orrori nei quali ci imbattiamo nella cronaca e nel web sono forse solo la punta dell’iceberg di un mondo sopraffatto dalla violenza e dalla crudeltà
In questi giorni le prime pagine di quotidiani cartacei e web sono occupate dal caso di Motta Visconti (Milano) e dagli sviluppi di quelli di Brembate Sopra (Bergamo) e di Garlasco (Pavia). E, conoscendo lo sciacallaggio del giornalismo italiano, chissà per quanto tempo lo saranno ancora. Per non parlare delle televisive “trasmissioni del dolore”. Tutto per speculare sull’attenzione e sulla curiosità morbosa di un pubblico ottuso e sadomasochista.
I casi menzionati sono analoghi a quelli di Cogne (Aosta), Novi Ligure (Alessandria), Erba (Como) e mille altri, compresi i tantissimi delitti in famiglia – “femminicidi”, infanticidi, ma anche “maschicidi”. In comune essi hanno alcuni elementi. Si svolgono in piccole città di provincia del Nord Italia, in ambienti sociali benestanti, in famiglia, coinvolgono minori e bambini. Strano? No, tutto normale. Le statistiche, infatti, affermano senza timore di smentita che è la famiglia l’ambito nel quale in Italia avvengono più omicidi, con una tendenza in aumento (si muore più così che per mano delle mafie). Ed è il Nord a condurre la triste classifica, seguito dal Sud e infine dal Centro. In assoluto, poi, è la Lombardia la regione con più delitti del genere. Le donne ne sono le vittime più frequenti, seguite subito dopo da bambini e anziani e, infine, uomini.
“Normalità”, matrimonio e perbenismo sembrano non essere fattori rassicuranti, semmai di rischio. Forse proprio perché negli ambienti più esteriormente “normali”, nelle persone “perbene”, si annidano di più la frustrazione, la repressione, la violenza, dovuta alle convenzioni sociali (Chiesa-valori cattolici-casa-famiglia-fedeltà-tradizione-chiusura al “diverso”), allo sforzo di mantenere le apparenze, di reprimere se stessi. Freud direbbe che il moralismo del Super-io schiaccia talmente l’istinto dell’Es che il povero Io reagisce con una violenza spropositata. E, in molti casi di assassinii dalle banali quanto orrende motivazioni, scopriamo un’Italietta ancora bigotta, entro la quale la sessualità è talmente tabù o malvissuta da scatenare istinti omicidi.
Desideri nascosti, pulsioni erotiche, amanti “scomode” per maritini “perfetti” (ricordate il caso della brasiliana Marilia uccisa a Gambara-Brescia dal suo datore di lavoro?; o il caso Parolisi-Melania?; e le prostitute massacrate?), proprio perché “proibiti” in un immaginario italico arretrato e repressivo, conducono a reazioni di una violenza assurda verso poveri innocenti (persino bambini) da parte di “brave” persone con la classica famiglia sulle spalle. Eppure sembra impossibile rimuovere i pregiudizi che equiparano il “nido familiare” a un’oasi di affetti, certezze, tranquillità, e i “diversi” a pericolo sociale, schegge impazzite, violenza, disumanità. Tant’è vero che il parroco di Brembate, don Corinno Scotti, parlando del muratore Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere come presunto killer di Yara Gambirasio, ha affermato che «quando pensiamo a un omicida, pensiamo a una persona feroce: qui siamo in presenza di una persona normalissima, padre di tre bambini, oso sparare che non sia lui». Un pensiero razzista, intollerante, persecutorio, lombrosiano.
In pratica, un assassino è facilmente riconoscibile. E perché? Perché non è “normalissimo”, non ha bambini, è senza famiglia. Una sorta di discriminazione del “diverso”, dell’“anormale”. Invece, basterebbe riascoltare qualche canzone di Fabrizio De André o la parte finale della poesia Città vecchia di Umberto Saba per capire che siamo tutti figli di questo mondo. In altre parole, di Adamo, Eva e… Caino. Una provocazione: non capiamo i nostri amici gay che spingono affinché anche loro possano avere la possibilità di contrarre matrimonio; perché, invece, non tornare all’utopia di abolire matrimonio e famiglia, almeno per come sono tradizionalmente concepiti?
Purtroppo la crudeltà umana è dappertutto, non ha mai fine. Scopriamo orrende statistiche sulla violenza sessuale in India, paese che molti identificano con la spiritualità assoluta, mentre la violenta, barbarica, ondata integralista islamica avanza dappertutto (dall’Iraq all’Africa nera). E Internet non può che essere lo specchio delle atrocità che si annidano negli esseri umani. Nel mese di giugno LucidaMente ha svolto un’inchiesta sugli “orrori” della Rete, una sorta di Web horror picture show, e sulla sua “solitudine”. Michele Golinucci ci ha parlato dei nuovi motori di ricerca per il mercato nero (Deep web, la privacy e i cugini cattivi di Anonymous). Maria Daniela Zavaroni ha “segnalato” un annuncio tanto crudo quanto spietato nei confronti della dignità umana (Vuoi una schiava asiatica? Eccola!). Il sottoscritto ha scoperto molti portali on line dalla “misteriosa” sede, nei quali è possibile assistere ad atti di crudeltà estrema verso varie bestioline commessi da parte di graziose ragazze (Animaletti vivi schiacciati sotto tacchi a spillo); si tratta del cosiddetto animal crush o crush fetish: quali utenti, quale business? Antonella Colella, nel suo articolo Internet: una trappola disumanizzante?, ha proposto un video del giovane regista Gary Turk, Look up, che racconta di come sarebbe la nostra vita senza “la Rete”: molto migliore.
In questo contesto “globale” triste e avvilente restano forse come unici rimedi la bellezza, la poesia, l’arte. Giacomo Leopardi nacque e morì a giugno (Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli, 14 giugno 1837). In suo onore (ma anche per celebrare la delicata arte di un maestro del cinema), alla fine di questo editoriale, invitiamo i lettori a (ri)vedere la preziosa, commovente, popolare reinterpretazione che il regista bergamasco Ermanno Olmi ha offerto dell’illuminante Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere (1832, dalle Operette morali; il cortometraggio è del 1954) del grande letterato e filosofo recanatese (Quando Ermanno Olmi incontrò Giacomo Leopardi…).
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno IX, n. 102, giugno 2014)
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Maggio 2014 (n. 101) – Europee 2014, Italia controcorrente
Come sempre, nel bene e nel male, il nostro Paese si discosta dalla “normalità”: stavolta un voto costruttivo. Il rischio che Maastricht divenga una nuova Versailles. Intanto in Ucraina perdono la vita il fotoreporter Andrea Rocchelli e il suo interprete russo, Andrei Mironov
Mentre in tutta Europa le forze politiche antieuropeiste (o peggio) fanno il pieno di suffragi nell’elezione per il Parlamento europeo, l’Italia, una volta tanto, può dare agli altri Paesi lezioni di equilibrio, moderazione, saggezza, spirito costruttivo.
La chiara vittoria del Partito democratico (40,8%) e la netta sconfitta delle forze più populiste, di destra ed “euroscettiche” (Movimento 5 stelle 21,2%; Forza Italia 16,8%; Fratelli d’Italia 3,7%), con l’unica parziale, eccezione della Lega Nord (al 6,2%), rappresentano il rifiuto dello “sfascismo”. Certo, molto del successo del Pd-Pse è legato al carisma della figura di Matteo Renzi (profetica l’analisi del nostro Dario Lodi: Il solito “uomo della provvidenza”?) e all’alto tasso di astenuti (41,3%, probabilmente molti di orientamento centrodestra). Tuttavia, è evidente che gli elettori italiani abbiano scelto di puntare sulla speranza incarnata dall’iperattivo ex sindaco di Firenze, piuttosto che sulla disperazione e sull’autolesionismo del “tanto peggio…”.
Nel resto del continente la travolgente avanzata di antieuropeisti, destra estrema e regionalismi vari, che triplicano in un colpo solo i propri seggi al Parlamento europeo, trova una valida spiegazione nel fatto che la “politica di rigore” e tagli sociali in tempi di grave crisi economica, imposta dalla trojka Unione europea-Banca centrale europea-Fondo monetario internazionale, ha arrecato miseria di massa a tutte le nazioni, tranne che alla Germania. Il Trattato di Maastricht rischia di avere – a protagonisti invertiti – gli stessi effetti del Trattato di Versailles post Prima guerra mondiale: umiliare i popoli li fa gettare nelle braccia dei nazionalismi e degli estremismi di destra.
In condizioni di drammatica precarietà, è comprensibile che i cittadini dimentichino il maggior successo ottenuto dall’“Europa unita”: ben 70 anni di pace ininterrotta, un record. Non è poco, anzi è un prezioso risultato che, pensando all’ancestrale aggressività della natura umana e a ciò che avviene nel resto del mondo, ha del miracoloso. E la morte poco al di fuori dell’Europa, in Ucraina, a Sloviansk, del povero fotografo freelance piacentino Andrea Rocchelli e del suo interprete russo Andrei Mironov, proprio nei giorni delle elezioni europee, assume un valore simbolico estremo. Europa uguale pace; al di fuori: guerre, massacri, distruzioni, terrorismo, morte.
Per quanto riguarda gli altri articoli di maggio di LucidaMente, oltre alle consuete, numerose, varie recensioni e segnalazioni di dischi, libri, spettacoli, e gli interventi di lettori, movimenti e partiti, vi consigliamo il bell’articolo di Maria Daniela Zavaroni su una delle attuali idiozie:“Selfie”: moda o mania? Malattia! Infatti, gli psichiatri avvertono: attenti all’ossessione, può indicare disturbi mentali. Antonella Colella, attraverso il nuovo libro Complotto!, edito da Marsilio, di Massimo Teodori e Massimo Bordin, ha indagato su cosa c’è Dietro… la dietrologia, cioè le varie teorie della cospirazione che si riaffacciano periodicamente sulla scena italiana come unica spiegazione possibile di fatti ed eventi.
Del resto, l’Italia è un paese che si presta ai sospetti di complotti ai più alti livelli. Giuseppe Licandro ci ha ricordato ciò che è avvenuto in piazza della Loggia il 28 maggio 1974 (Brescia, una strage impunita da quarant’anni) e i recenti sviluppi (la Cassazione ha ordinato l’ennesimo processo per i presunti responsabili dell’attentato), mentre spuntano nuove verità sul caso Moro. Crediamo, appunto, che ci si dovrebbe più pensare a fare pulizia occupandosi delle “mele marce” all’interno dello stesso Stato, piuttosto che “insabbiare” o difendere posizioni indifendibili. Il nostro articolo Applausi efferati è un’amarissima satira, che prende spunto dalla standing ovation dei poliziotti del rivolta a chi ha provocato la morte del giovane Federico Aldrovandi. Infatti, quando non ci sono più parole per esprimere lo sdegno, il dolore, la vergogna, resta l’arma dell’ironia e del paradosso, in questo caso poco divertente: sarà infine possibile inneggiare a tutti i benefattori dell’umanità, da Hitler a…?
Essendo la battaglia per i diritti civili una delle nostre peculiarità, abbiamo appoggiato l’Appello-petizione on line di Mina Welby per la legalizzazione dell’eutanasia: la moglie di Piergiorgio ha scritto al presidente della Camera Laura Boldrini affinché ponga la calendarizzazione in aula della proposta di legge sull’eutanasia e il testamento biologico. All’iniziativa si accompagna una raccolta di firme su change.org e un commovente video.
Un ricco e sentito omaggio a un grande regista scomparso è stato quello di Silvana Tabarroni (Carlo Mazzacurati e la commedia dolceamara del suo Nordest). Infine, ringraziamo sentitamente Radio Città Fujiko di Bologna e il giornalista Francesco Ditaranto per l’intervista allo scrivente, trasmessa il 9 maggio sull’ascoltatissima emittente (vedi Lucidamente: “Indipendenza è conditio sine qua non”), e gli iscritti alla nostra Quinta edizione del Corso di scrittura creativa (Bologna, maggio-luglio 2014), un po’ meno numerosi del solito: che la crisi economica si faccia sentire anche in questo settore, nonostante le nostre “tariffe” molto “popolari”?
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno IX, n. 101, maggio 2014)
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Aprile 2014 (n. 100) – Le 100 volte di «LucidaMente»
In aprile la nostra rivista è divenuta “centenaria”: un traguardo, una ripartenza
Questo mese (proprio il 1° aprile 2014, ma non è un “pesce”) LucidaMente ha raggiunto i 100 numeri delle proprie pubblicazioni (cui vanno aggiunti i supplementi, per un totale di altri 63 numeri). Una rivista telematica che è on line con puntuali uscite mensili da quasi 10 anni e da più di 3.000 giorni. Che conta 30 rubriche-link con un totale di quasi 2.250 articoli, firmati da centinaia di collaboratori o “ospiti”.
Un milione di contatti, dei quali più di 400.000 dal restyling del sito (giugno 2011). Più di 1.200 i “Mi piace” cliccati sulla propria pagina facebook. Tante inserzioni pubblicitarie. Le cifre snocciolate non intendono essere né trionfalistiche, né autocelebrative. Molteplici i nostri limiti, tanto ciò che può essere migliorato, soprattutto in un mondo dell’informazione e del giornalismo on line in continua evoluzione. Tuttavia, siamo fieri dei risultati raggiunti. Anche perché essi si sono congiunti sempre alla vera anima “laica” della pubblicazione, vale a dire la libertà, congiunta al pluralismo (nella rivista si possono trovare non solo molteplici espressioni culturali, ma idee e posizioni politiche cha vanno dall’estrema destra all’estrema sinistra, dal pensiero “religioso”, se non confessionale, a quello ateo), ai toni misurati, al pragmatismo. Il tutto nel rispetto della corretta lingua italiana, di una grafica attenta, con al centro la cultura, la bellezza, il buon gusto, l’intelligenza, la sensibilità e l’originalità…
Ricordiamo che abbiamo avuto l’onore di intervistare decine di artisti, scienziati, giornalisti, esponenti della politica nazionale e locale (per un più ampio elenco, vedi Non è un pesce d’aprile… «LucidaMente» è centenaria). Il periodico ha anche ospitato interventi dello storico Massimo Teodori, del giornalista, ex direttore del glorioso L’Ora di Palermo e collaboratore Rai, Etrio Fidora, del filosofo Giacomo Marramao, dello storico della letteratura Guido Armellini e dello scrittore Sergio Sozi (tra cui alcune opere inedite). Come si vede, personaggi variegati, appartenenti a varie aree culturali, artistiche, religiose e politiche. Perché ciò che ci interessa è l’intelligenza, la sensibilità, il dibattito celle idee, il buon gusto; tutti “ideali” sui quali nessuno ha l’esclusiva o uno spocchioso copyright. L’augurio è di poter continuare su questa strada, magari con l’aiuto di un rinnovato numero di lettori.
Ci resta poco spazio. Lo utilizziamo per segnalare alcuni articoli del presente numero. Paolo Bancale ha anticipato sulla nostra rivista il suo articolo di apertura del prossimo numero del bimestrale cartaceo NonCredo. La cultura della ragione, da lui diretto, esprimendo molti dubbi sul papa Francesco I superstar. Abbiamo cercato di spiegare le ragioni de I 5 referendum della Lega Nordsu leggi Fornero, Merlin, Mancino, prefetti e concorsi con immigrati, appoggiando comunque gli strumenti di democrazia diretta e la possibilità di dar spazio alla voce dei cittadini. Maria Daniela Zavaroni ha intervistato la saggista ed esperta di “Intelligence” Antonella Colonna Vilasi, che ha parlato della storia e delle attività di spionaggio dell’agenzia britannica MI6 (I “segreti” di Sua Maestà). Nella ricorrenza di aprile dell’anniversario della morte del grandissimo poeta “del fanciullino”, abbiamo ospitato il contributo di Mario Gallotta su Giovanni Pascoli privato, con qualche gossip sulle sue tendenze erotiche, intolleranze, eccessi gastronomici…
Chi scrive questo editoriale ha raccomandato la Dieta mediterranea, questa (s)conosciuta, ovvero l’alimentazione più sana, denunciando altresì le mode alimentari (e gli interessi economici) che spingono in ben altra direzione, a tutto vantaggio dei medici. Antonella Colella ci ha fatto conoscere L’ecologia semplice delle “panchine ad acqua”, che permettono di conservare la pioggia per poi riutilizzarla per l’irrigazione: un’efficace risposta alla siccità e alla scarsità di risorse idriche. Infine, invitiamo tutti a iscriversi alla Quinta edizione del Corso di scrittura creativa (Bologna, maggio-luglio 2014), coi laboratori pratici di poesia e narrativa. Docenti lo scrittore Roberto Pazzi, tradotto in 26 lingue, il narratore bolognese Gianluca Morozzi e la poetessa Cinzia Demi.
E, ovviamente, buona pausa pasquale a tutti. Senza massacrare gli agnelli. (Che strane le religioni! Con la comunione ci si pasce del «sangue» e del «corpo» del povero Gesù di Nazareth; con l’agnello pasquale si trucidano e si ingoiano animali simboli dell’innocenza e della salvezza. All’origine comportamentale di questi orrendi costumi si colloca probabilmente ancora il rito primitivo cannibalesco del mangiare la carne del nemico o dell’antenato morto per assorbirne le forze. L’illuminismo e la scienza non sono bastati per dissolvere tale bestialità – ovviamente, con tutto il rispetto per gli animali, migliori di noi). A risentirci, ancora, al n. 200. E, se consideriamo le uscite della serie regolare più i supplementi, non ci siamo tanto lontani…
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno IX, n. 100, aprile 2014)