La raccolta degli interventi del direttore nel quarto trimestre del dodicesimo anno di pubblicazione di “LucidaMente”
Dicembre 2017 (n. 144) – Antifascismo sì, ma…
La manifestazione delle opinioni, purché espressa in modo pacifico, deve essere libera. Anche quando certe idee non ci piacciono. E “Il negro del ‘Narcissus’”…
Uno degli eterni vizi della sinistra è quello della necessità di avere un “nemico”. Esterno. Ma anche interno (e sono quelli che prendono più botte di tutti ‒ come insegna la Storia). È come se le sinistre non riuscissero a reggersi da sole, con le proprie idee, programmi, obiettivi, e dovessero appoggiarsi a un “contro”. Di volta in volta, nel corso del tempo, contro i capitalisti, i padroni, la borghesia, i liberali, i governi, i fascisti, i nazisti, l’imperialismo, gli Usa, Israele, Berlusconi.
E, ora, dàgli ai presunti neofascisti e neonazisti, nonché agli altrettanto presunti razzisti, xenofobi, islamofobi, omofobi, sessisti, maschilisti e via di seguito. Peccato che questi non esistano o siano minoranze marginali o, comunque, non si esprimano con violenza. E siano tutti antifascisti di fatto, visto che oggi nessuno rinuncerebbe alla libertà e alla democrazia e auspicherebbe una dittatura di qualsiasi colore. In ogni caso, secondo il pensiero liberale, ciascuno può dire la sua senza tanti vincoli. Allora, perché l’assurda manifestazione di Como dello scorso sabato 9 dicembre? Perché il ringhio minaccioso e violento, questo sì, verso chi la pensa diversamente? Per avere visibilità, per creare una paura che dovrebbe indurre parte degli elettori a votare a sinistra, per ribadire l’egemonia culturale del politicamente corretto. Perché (forse) i presunti neofascisti, neonazisti, razzisti, xenofobi, islamofobi, omofobi, sessisti, maschilisti e via di seguito non votano a sinistra e, comunque, non sono dei conformisti indottrinati.
Qualcuno ha notato che i due rami del Parlamento sono oggi presieduti da due esponenti di (estrema) sinistra? E che, contrariamente alle buone regole non scritte del passato, essi, così come tante cariche istituzionali che dovrebbero essere super partes, si schierano apertamente da una parte, ovvero la loro, col connesso bagaglio ideologico? La nostra illiberale presidente della Camera Laura Boldrini e compagnia bella vorrebbero la repressione, la censura, la galera, lo scioglimento di ogni organizzazione “sospetta”.
Sicché a finire in carcere potrebbero essere Jorge Luis Borges e mille altri scrittori, il cui piacere del narrare è pari a quello da parte del lettore nel gustare le loro opere. Perché? Perché tutti loro chiamano i negri col loro corretto appellativo (che nella lingua italiana non è offensivo, derivando dal latino): “negri”. Come fa del resto un libro antirazzista come La capanna dello zio Tom della Elizabeth Beecher Stowe). E un bellissimo, umanitario romanzo di Joseph Conrad è intitolato proprio Il negro del “Narcissus”. I grandi artisti non solo non sono razzisti, ma, come tutte le persone intelligenti, odiano qualunque discriminazione. E, quindi, fossero ancora vivi, compresa quella derivante dall’attuale ipocrita pensiero unico buonista… E, allora, che faranno prossimamente la signora Boldrini e gli altri inquisitori dal linguaggio politically correct? Censureranno i capolavori della letteratura, costringendo traduttori ed editori a usare l’orribile (e razzista, quello sì, “di colore”)? Li bruceranno? Quanti tristi pensieri sul totalitarismo prossimo venturo!
Non si può certo accusare di razzismo una scrittrice e fotografa marchigiana giramondo, alla (ri)scoperta di popoli indigeni, che rispetta e ama. Reduce da un (altro) lungo viaggio in Alaska, intrapreso come sempre in solitaria, è stata intervistata in esclusiva per LucidaMente da Maria Daniela Zavaroni (Raffaella Milandri tra gli inuit). Un mondo sconosciuto, ma vicino a noi, è quello delle profondità del mar Tirreno, nelle quali corre una dorsale di crateri, la cosiddetta catena di Palinuro, scoperta nella sua interezza dal geologo Guido Ventura. Che si è lasciato intervistare dalla nostra Dora Anna Rocca per illustrare ai lettori le prospettive ambientali ed economiche legate alla notizia (Italia, vulcani sconosciuti sotto le acque marine).
Un’altra donna straordinaria, come la Milandri, è una sound artist americana che, attraverso arte visiva e performance che coinvolgono vista e tatto, esplora nuovi modi di percepire il suono senza l’uso dell’udito. Ci ha parlato di lei Sara Spimpolo in Christine Sun Kim, l’artista sorda che ha creato un nuovo modo di sentire. Di ambiente e (connessa) qualità del cibo hanno trattato Ugo Petroni e Alessia Giorgi. Il primo con Glifosato, l’Europa dice ancora sì al diserbante sospetto cancerogeno (nel Comitato d’appello ben 18 paesi hanno deciso di prorogarne l’uso per almeno altri cinque anni; l’Italia ha votato no, ma la Germania a favore, spostando gli equilibri); la seconda con Marchi di qualità, guida all’acquisto consapevole (Dop, Igp, Sgt, Doc, Docg e Igt: le sigle per chi sceglie prodotti di qualità; un breve decalogo delle eccellenze enogastronomiche italiane).
Il difficile mondo dell’editoria, del giornalismo, della carta stampata. Dopo l’interrogazione del senatore pentastellato Nicola Morra al ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, nella quale si chiede conto della mancata tutela degli autori da parte della società preposta, Antonella Colella si è posta la domanda: Fotocopie libri, la Siae incassa i diritti… ma poi li paga? E, restando nell’ambito, vi ricordiamo di iscrivervi alla 10ª edizione del nostro Seminario di scrittura giornalistica, con note di comunicazione audiovisiva, che si terrà a Bologna, di giovedì, dal 18 gennaio all’8 marzo 2018. Facendoci apertamente e spudoratamente pubblicità, vi informiamo che è uscita presso Amazon una nuova edizione di due nostre pubblicazioni, più una inedita (Ristampate le opere narrative di Rino Tripodi… con un libro inedito). Da leggere o regalare per Natale. Appunto: buone festività natalizie e felice 2018.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 144, dicembre 2017)
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Novembre 2017 (n. 143) – La rivoluzione sovietica: fu un’occasione mancata?
Esattamente cento anni fa un evento che suscitò grandi speranze e che ancora oggi resta nell’immaginario collettivo. E negli abbagli presi da tanti…
Per chi non lo sapesse, la Rivoluzione d’ottobre (o russa o comunista o bolscevica o sovietica) avvenne proprio cento anni fa. Precisamente a Pietrogrado (poi Leningrado, dal 1991 San Pietroburgo), il 6 e il 7 novembre 1917. Ma nella Russia di allora vigeva il calendario giuliano, che segnava invece il 24-25 ottobre…
Da quei giorni, e fino al 1989, con la caduta dell’Unione sovietica, un territorio enorme rappresentò comunque il comunismo o, almeno, le speranze di una società con meno crudeli disuguaglianze sociali. Al di là dell’assenza di libertà, del totalitarismo, dei milioni di morti (superiori a quelli causati dalle guerre mondiali), anche il sogno di una società all’interno della quale fosse garantita a tutti una vita materialmente dignitosa non si realizzò, né in Unione sovietica né in tutti gli altri paesi comunisti. Nel passato, ma anche oggi, molti attribuiscono di volta in volta tale disastro alla Prima guerra mondiale, nel cui contesto maturò la rivoluzione, alla successiva guerra civile (1921-22), a Stalin che subentrò a Lenin alla sua morte nel 1924, alla Seconda guerra mondiale, alla Guerra fredda… Purtroppo, miseria economica, corruzione, persecuzioni, dittatura e mancanza di qualsiasi forma di pluralismo, democrazia e libertà erano insite nel comunismo leninista.
La prova indiscutibile di tutto questo si colloca già poco dopo l’assalto al Palazzo d’Inverno, con lo scioglimento d’autorità, da parte dei bolscevichi, della legittima Assemblea costituente, che doveva dare una forma al nuovo governo del paese. Essa, come previsto da tempo, era stata eletta il 12 novembre e si era riunita per la prima volta il 18 gennaio 1918. In essa i bolscevichi (etimologicamente e prepotentemente autodefinitisi “maggioritari”) erano solo il 25% circa. Pertanto, Lenin ritenne il potere dei soviet superiore a tutto e tutti e annullò l’organo il giorno dopo il suo insediamento! Da questo primo “affossamento della democrazia” ne conseguono tutti i restanti, in Russia e laddove abbiano governato le dittature comuniste.
Passando al numero di novembre di LucidaMente, segnaliamo al suo interno alcuni articoli aventi come tema centrale la demografia, la crisi di natalità dell’Occidente e dell’Italia in particolare. Chi sta scrivendo il presente editoriale si è posto la domanda: come mai non si parla più di “controllo delle nascite” proprio quando la questione è diventata vitale? La Terra non ce la fa più, ma sul fronte demografico si gioca una partita fondamentale. E sporca, molto sporca (Demografia, sovrappopolamento, distruzione dell’ambiente… e migrazioni). Alessia Giorgi ha illustrato una ricerca condotta dalla Hebrew University di Gerusalemme che ha dimostrato il dimezzamento dei gameti maschili tra il 1973 e il 2011 nei cosiddetti paesi sviluppati (Occidentali, addio? Crolla il numero di spermatozoi in Nord America, Europa, Australia e Nuova Zelanda). Ignote le cause.
I dati sulle violenze subite dalle mamme in Italia niente meno che durante il travaglio sono stati riportati da Maria Daniela Zavaroni in Le donne e il parto, circa un milione quelle maltrattate in Italia. In un’intervista televisiva un’attrice e regista dal celebre cognome ha confessato di non sopportare più il clima creatosi in Italia a seguito della sua denuncia di stupro contro l’ormai famoso produttore cinematografico statunitense. Ne ha fatto un articolo Ludovica Merletti (Scandalo Weinstein: Asia Argento, «doppiamente crocifissa», scappa a Berlino). E, restando in ambito tv, Orazio Francesco Lella ha ironicamente approfondito il fenomeno di quella risata televisiva che si situa a metà strada tra la “comicoterapia” di gruppo e la crisi malinconica della nazione: Trash e tv del ridicolo: non superare la dose consigliata.
Tornando all’estero, le condizioni di endemica violenza criminale in cui versa il più grande paese centroamericano sono state esposte da Sara Spimpolo nel suo articolo Messico: scenari di una “narcocrazia” tra droga, omicidi, povertà ed emigrazione, mentre ancora Alessia Giorgi ci ha raccontato l’esperienza di un comune spagnolo che ha sconfitto la disoccupazione e l’emergenza casa grazie a un modello di governo socialista (Marinaleda: in Andalusia un’«utopia verso la pace»). Una recensione libraria: nel postumo Islam e cristianesimo. Una parentela impossibile (Lindau) del teologo anarcocristiano Jacques Ellul, vengono messe in rilievo le insormontabili differenze tra le due religioni (Figli di Isacco e figli di Ismaele).
Infine, abbiamo ricordato che il 29 novembre 1947 l’Assemblea generale delle Nazioni unite aveva approvato il piano per la creazione in Palestina di due stati, uno ebraico e uno arabo, in pacifica convivenza. Ma gli arabi che vivevano in Palestina e la totalità degli Stati arabi già indipendenti lo respinsero accendendo un conflitto che dura fino a oggi (Nascita di Israele: 70 anni fa la “Risoluzione 181” dell’Onu). E invitiamo tutti gli interessati di Bologna e dintorni a iscriversi alla 10ª edizione del nostro Seminario di scrittura giornalistica, con note di comunicazione audiovisiva, che si terrà di giovedì, dal 18 gennaio all’8 marzo 2018. Vi attendiamo.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 143, novembre 2017)
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Settembre-Ottobre 2017 (nn. 141-142) – Catalogna, quando le ragioni della Storia non sono razionali
Due numeri della nostra rivista dedicati in larga parte alla denuncia dell’atroce inganno della globalizzazione e del nuovo ordine mondiale
Mentre stiamo scrivendo queste brevi note, non possiamo conoscere l’esito finale della vicenda Catalogna-Spagna. Ipotizziamo un lungo tira e molla per poi giungere a una soluzione di compromesso che salvi la faccia a entrambi i contendenti.
Al di là di tutto, però, il fatto più interessante della vicenda è che, come (quasi) sempre nella Storia, sentimenti, passioni, identitarismo, spirito di appartenenza, occupano un posto importante, che travalica i meri calcoli (pratici, economici, realistici) e le ragioni della ragione. Di recente è successo con il Brexit, con l’elezione di Donald Trump, con lo stesso no al referendum sulla cosiddetta riforma Boschi-Renzi. I cittadini, il tanto vituperato “popolo”, hanno ancora dentro di sé delle energie ataviche e pure. I catalani, i gallesi, gli scozzesi, i bretoni, i russi di Crimea, i fiamminghi, i valloni… In Italia, persino cittadine limitrofe e i diversi quartieri della stessa città. Il cristianesimo, le classi sociali, i mestieri, le tradizioni, il cibo locale, l’arte, la musica… Resistono nonostante il potente piano globale di indifferenziare popoli, culture, religioni, lingue, persone, prodotti alimentari, sessi.
La gente comune avverte, sente, percepisce, a volte anche senza “comprendere”, l’avanzata dell’orrendo Moloch, costituito dal capitalismo finanziario, dai poteri sovranazionali come l’Onu e i suoi addentellati, dall’Unione europea, dai potentati dei petrodollari islamici, dal pensiero unico politicamente corretto postsessantottino e dalla connessa macchina dei mass media, dai guru della telematica postumana, da un Vaticano terzomondista. E, appena può, reagisce. Così, si arriva al paradosso (che non è affatto tale, se non per le “anime belle”) che i populisti e i sovranisti, brutti, sporchi e cattivi, appena escono fuori dal coro amorfo, subiscono la violenza del potere “democratico”, buonista e solidale. Manganellate e anche peggio. E, allora, chi sono i cattivi?
Nei due numeri di settembre e ottobre di LucidaMente, abbiamo difatti segnalato una serie di libri che denunciano l’atroce inganno della globalizzazione e del nuovo ordine mondiale: I padroni del caos (Liberilibri) nel quale il docente universitario triestino Renato Cristin spiega la grande macchina globalista; Pensare altrimenti (Einaudi), con Diego Fusaro: la rivolta contro l’ordine economico mondiale; Un quinquennio per nulla (Enrico Damiani Editore), con La Francia di Hollande sotto la lente di Éric Zemmour. Né, nell’anniversario della sua morte, potevamo dimenticare la prima persona che ha denunciato quello che si stava progettando: così, abbiamo letto Io e Oriana, di Magdi Cristiano Allam, edito da il Giornale (Oriana Fallaci, che brutto carattere!). In parte collegato alla tematica trattata è un pamphlet che denuncia che il mondo contemporaneo non ricerca più la bellezza, ma lo scandaloso e il “messaggio”: 100 anni di arte immonda di Angelo Crespi, edito sempre da il Giornale… (Arte di merda: le sette opere più schifose dal Novecento a oggi).
Tuttavia, nell’ambito della grande ipocrisia che accompagna la menzogna globalista, un vero articolo-denuncia è quello del nostro Orazio Francesco Lella, che si è infiltrato nell’ingranaggio della raccolta fondi delle “benefiche” Ong. E ha scoperto la verità sul lavoro e sul dramma sociale ed esistenziale dei procacciatori di donazioni “appaltati” a società a scopo di lucro: Ong, cosa si nasconde dietro la pettorina dei “dialogatori”. E, volendo, anche l’articolo “Food porn”: da dove nasce la mania di fotografare il cibo di Alessia Giorgi, sul “piacere” di mangiare secondo la pubblicità e le strategie per farci comprare, rientra negli smascheramenti delle trappole della contemporaneità.
La Giorgi ha prodotto altri due interessanti articoli, di argomento scientifico: Fukushima sei anni dopo. La lenta ripresa dopo il disastro nucleare (ancora altissimi i livelli di radioattività; in progettazione una squadra di robot che metterà in sicurezza la centrale) e La sonda Cassini ha concluso la propria missione (l’orbiter si è tuffato nei cieli di Saturno, il pianeta che studiava da tredici anni; rivoluzionarie le sue scoperte sui satelliti Encelado e Titano). Sara Spimpolo in Dislessia: un disturbo ancora incompreso, ci ha parlato dei pregiudizi sbagliati da abbattere e dei disagi dei pazienti da capire, col sito Dsxiyela che fa provare in prima persona cosa significhi essere dislessici. Per ultima, ma non per importanza, evidenziamo la bella intervista di Dora Anna Rocca a uno dei più famosi gruppi musicali italiani: I Ricchi e Poveri compiono cinquant’anni. Buone letture.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 142, ottobre 2017)