La raccolta degli interventi del direttore nel quarto trimestre dell’undicesimo anno di pubblicazione di “LucidaMente”
Dicembre 2016 (n. 132) – Situazione politica italiana: tragica, anche se poco seria
Dallo sberleffo plebeo del “No” al referendum costituzionale al rassegnato “tanto, son tutti uguali”
Avete presenti le pernacchie di Totò? O le pasquinate della Roma papalina? O le commedie del Ruzante? Ebbene, il voto al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre, con l’indiscutibile quanto cristallino “NO!” esclamato all’unisono dalla stragrande maggioranza dei votanti, è stato qualcosa di simile.
I cittadini, la gente, il popolo (ahi, vien fuori “populismo” come una bestemmia, e non lo è; vedi l’articolo di Giuseppe Licandro Quando il populismo era di sinistra…) hanno emesso una sonorosissima pernacchia rivolta alle elite, ai politici lontanissimi dalla realtà, all’Unione europea, alla globalizzazione, ai pallidi, paludati morti che camminano… E, pur tuttavia, il popolo sa che, fin dal 5 dicembre, si è tornati alla “normalità”: tasse, miseria, disoccupazione, ipocrisia, pochi spazi democratici, giochetti politici. I poteri forti, trascorsa la “vacanza” elettorale (e, dai, bisogna finirla co’ ’ste votazioni e co’ ’sta democrazia!), ritorneranno a massacrare i poveracci, come sempre. La faranno pagare per il “no”. Ma volete mettere la soddisfazione di spernacchiarli, almeno per una domenica di dicembre?
«La situazione politica in Italia è grave ma non è seria» scriveva l’inossidabile umorista Ennio Flaiano nel suo Diario notturno (1956). Con i casi dei sindaci di Roma e Milano, diremmo che oggi, purtroppo, resta poco seria, ma è tragica. Gli italiani non attendevano altro che di poter amare Silvio Berlusconi, e poi Romano Prodi, e poi Mario Monti, e poi Matteo Renzi, e poi il Movimento 5 stelle. Sarebbe bastato, basterebbe, un minimo di rispetto per i cittadini e per le persone, un po’ di serietà, meno sbruffonerie, meno cadute nel solito pelago di corruzione e promesse mancate. In cosa deve ancora credere il tanto vilipeso “popolo”? Li ha provati e li sta provando tutti!
In questo numero di dicembre, abbiamo fatto uno scoop. Anzi, uno sCoop… Dopo le recenti polemiche e i pamphlet contro il mondo cooperativistico, cui anche LucidaMente ha dato ampio rilievo, il presidente di Coop Alleanza 3.0 è uscito dal proprio notorio riserbo e ha rilasciato una lunga intervista in esclusiva alla nostra rivista: un’appassionata difesa del settore (Coop e dintorni, Adriano Turrini: ora dico la mia…). Altre due interviste “bolognesi”. Quella di Maria Daniela Zavaroni alla più giovane relatrice (la medicinese Greta Rossi) di un festival internazionale che ha tenuto proprio nel capoluogo emiliano la propria sesta edizione (TEDx, cambiare il mondo è possibile). E quella di Emanuela Susmel alle psicoterapeute Daniela Carissimi e Veronica Petraglia: L’ipnosi? La pratichiamo quotidianamente senza saperlo.
Sul piano delle tematiche civili, ecco il terzo e ultimo articolo di Leonardo Maria Wagner su I falsi luoghi comuni buonisti. Parte 3: “Accogliere tutti conviene” e “Tutte le culture sono uguali”. A causa degli enormi problemi demografici che stanno annientando la Terra, l’unico modello futuro possibile è il controllo delle nascite, all’occidentale. Ma i più intolleranti sono proprio certi immigrati. E abbiamo ospitato l’intervento del Comitato per l’etica di fine vita, attraverso la propria presidente, Patrizia Borsellino, per evitare qualunque ambiguità e speculazione in malafede su eutanasia e dintorni (Il caso Saronno e la sedazione palliativa: non confondiamoli).
Si è concluso l’8° seminario di scrittura giornalistica e comunicazione audiovisiva di LucidaMente e, come sempre, i migliori elaborati finali dei partecipanti, che hanno fatto da coronamento all’esperienza, sono via via ospitati sulla nostra rivista. Tra i tanti, vi segnaliamo innanzi tutto quello di Ludovica Merletti sulle false notizie e sulla loro influenza sull’opinione pubblica («La Boldrini vieta il Natale» e le altre bufale). Inoltre: l’acuta analisi di Enrico Tassi su una serie televisiva (Black Mirror, il futuro che ci spaventa); la segnalazione, da parte di Alessandro Mariani, dell’installazione La crepa di Vincenzo Pennacchi presso palazzo Collicola, che prova a cucire le ferite del sisma (A Spoleto i segni del terremoto diventano arte); l’articolo di Sofia Longhini sull’ultimo progetto via crowdfunding di un bravissimo illustratore e fumettista pesarese (Una storia d’amore fatta a pezzi da Alessandro Baronciani). Proprio per accogliere i lavori dei partecipanti al seminario, con tante altre segnalazioni e recensioni culturali, circa a metà mese abbiamo varato uno speciale LMMAGAZINE dedicato agli eventi culturali.
Tra i contributi dei “non seminaristi”, vi segnaliamo, in esclusiva per i nostri lettori, quale regalo di Natale, un racconto inedito di un noto scrittore nostro amico, che racchiude in sé alcune caratteristiche (come vivacità, ironia, dolcezza, crudeltà) dell’intrattenimento più puro per chi ama la lettura: «Corri, caro!» di Sergio Sozi. Silvana Tabarroni ha recensito l’ultimo film di Marco Bellocchio, tratto dal libro di Massimo Gramellini: “Fai bei sogni”, piccolino… ma Belfagor è in agguato! Infine, come di consueto, un augurio di serene festività natalizie alle nostre lettrici e ai nostri lettori. Ma, ovviamente, anche a tutti gli altri. E, magari, date tutti una mano ai Bimbi cambogiani di Battambang, prosegue la solidarietà di Orphan House; prossimo obiettivo dell’associazione non profit bolognese: completare l’acquisto di un terreno per creare un vero e proprio centro scolastico all’interno di quella comunità asiatica.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 132, dicembre 2016)
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Novembre 2016 (n. 131) – Referendum costituzionale: comunque vada, perderanno gli italiani
La vittoria del sì o del no ha comunque tanti e tali risvolti negativi che, anche se qualcuno prevarrà, non saranno certamente i cittadini. Tuttavia, sulla scia dell’elezione di Trump…
Domenica 4 dicembre saremo chiamati a votare con un secco sì o no a un ampio e complicato pacchetto di cambiamenti istituzionali. Anche la nostra Associazione LucidaMente ha organizzato al riguardo a Bologna un incontro-dibattito (Cosa accadrà se vincerà il “sì” o il “no”?), che si terrà venerdì 25 novembre. Comunque, ci sembra già una “violenza” costringere il cittadino al “prendere o lasciare” l’intero involucro, magari senza neppure sapere cosa ci sia dentro. Una sorta di “pacco” alla napoletana.
I radicali italiani avevano appunto proposto di “spacchettare” il quesito in più parti, ma pare che ciò non sia stato possibile. Vedi pure il loro appello a Matteo Renzi e a Maria Elena Boschi per tutelare comunque le forme di democrazia diretta, anche con il riconoscimento della firma digitale (Referendum? Difendiamolo!). Dei vari cambiamenti della Costituzione, nel dettaglio, ci ha parlato in questo numero di LucidaMente Giuseppe Licandro, con Il referendum del 4 dicembre: “Sì” o “No”? A prescindere dai contenuti dei cambiamenti proposti, crediamo che Renzi abbia commesso due imperdonabili errori. Il primo è stato quello di aver tentato la spallata dell’“uomo forte”, senza prima aver provato a modificare la Costituzione tutti assieme in Parlamento, grazie alla maggioranza qualificata di deputati e senatori, cioè dei legittimi rappresentanti dei cittadini. Così agendo, avrebbe evitato un referendum divisivo, del quale l’Italia non ha certo bisogno, specie nella situazione attuale.
Una Costituzione rappresenta la legge delle leggi, il motore ordinatore di una nazione, nella quale tutti devono riconoscersi. È come stabilire le regole del gioco. Quando eravamo ragazzi, negli aridi campetti di periferia, prima di iniziare a giocare la partita di calcio, si stabilivano insieme le regole comuni, che poi tutti dovevano rispettare. Il secondo sbaglio dell’attuale presidente del Consiglio è stato quello di operare con arroganza, ponendo l’esito del referendum come un vero e proprio assoluto “giudizio di dio” sulla sua complessiva leadership. Sarà ancora pur in voga il detto mussoliniano «molti nemici, molto onore», tuttavia in democrazia così si perdono referendum ed elezioni.
Inoltre, vorremmo esprimere una nostra brutta, pessimistica, impressione. Qualunque sarà l’esito del referendum, sarà una sconfitta per i cittadini italiani. Se vince il “sì”, anche se di poco, Renzi canterà vittoria e si sentirà legittimato e autorizzato nel proseguire col proprio arrogante governo, facendo piazza pulita anche dei suoi oppositori interni al Partito democratico. Con lui gioiranno i poteri forti che hanno sostenuto il “sì”, anzi hanno sponsorizzato le cosiddette riforme costituzionali. Da quelli nazionali, quali Confindustria e banche, a quelli internazionali, a cominciare dalla trojka Ce-Bce-Fmi, per finire con quelli più occulti (JP Morgan?, Goldman Sachs?, George Soros?, Trilaterale?, Gruppo Bilderberg?, Istituto Aspen?). Temiamo un deficit di democrazia, di stato sociale, di diritti dei cittadini più deboli.
Qualora vincesse il “no”, magari per una sommatoria caotica di avversari di Renzi e di chi, comunque, lo ha in antipatia, avremmo uguale e contraria insolenza da parte delle opposizioni parlamentari e, soprattutto – vedrete – quei succitati “poteri forti” la faranno pagare a tutta l’Italia per non essersi piegata al volere della globalizzazione neoliberista, alla dismissione del welfare state e della democrazia nelle sue forme più partecipative e trasparenti. La già fragile economia della penisola non si riprenderà, saremo sottoposti a ulteriori ricatti (già l’ormai fatale spread sta risalendo…) e si potrebbero persino aprire scenari paraellenici. In entrambi i casi, insomma, perderà il popolo. E i terremoti che da anni stanno devastando l’Italia, con una anomala frequenza, sembrano simboleggiare le disgrazie che la nostra disperata patria sta subendo una dietro l’altra: miseria economica, mediocrità politica, immigrazione selvaggia, umiliazioni da parte dell’Unione europea… Povero popolo, ripetiamo…
Popolo che non ne può più, come, dopo la Brexit, ha dimostrato il sorprendente – fino a un certo punto – esito delle elezioni presidenziali statunitensi. In Lo scossone Trump: cosa cambia a livello globale, dalla sicurezza agli investimenti e nel nostro Trump’s triumph, nessuna sorpresa, troverete qualche riflessione sull’elezione del neopresidente americano e sui potentati radical chic sempre più lontani dal mondo reale. In qualche modo vi è connesso l’esordio – sulla nostra rivista – di Vincenzo Viviani, che ci ha parlato di Quel contestato premio a Bob Dylan… e le presidenziali americane. Altri tre articoli sembrano in apparenza lontani dal “caso Trump”, ma sono in qualche modo collegati al sommovimento statunitense. Infatti, tra le cause della sconfitta di Hillary Clinton, c’è la tirannica cecità del politically correct.
Ne parliamo noi stessi recensendo L’antirazzismo come terrore letterario (in Italia edito di recente dalla encomiabile Liberilibri), pamphlet di uno scrittore francese estromesso dalla casa editrice Gallimard a causa delle proprie posizioni contro il pensiero unico globale e l’indifferenziazione di uomini e culture (Pensiero libero? Richard Millet, sei un razzista!). L’insopportabile “discriminazione positiva” verso il sesso femminile è stata evidenziata da Lucilio Santoni nel suo commento al recente libro del giornalista Aldo Cazzullo, edito da Feltrinelli: una pubblicazione non solo ruffiana, ma priva di seri contenuti («Le donne erediteranno la terra»? E la Terra?).
Torna Leonardo Maria Wagner a denunciare le ipocrisie che agevolano i trafficanti di esseri umani, con I falsi luoghi comuni buonisti. Parte 2: “Non distinguere tra immigrati regolari e clandestini”. Problematiche italiane. Christian Corsi ha detto la sua sul sistema delle coop, un’attività economica che, ingarbugliatasi in giochi di potere, sfrutta solo l’antica suggestione di un modello e di valori dai quali si è molto discostata (Cooperative, un successo viziato). Abbiamo ospitato un contributo della dottoressa Vincenza Palmieri, che denuncia i guasti causati dalla pratica sempre più smodata del trattamento sanitario obbligatorio (Minori e Tso in Italia: i ragazzi che saltano sui tetti). Una curiosità sui Mezzi di trasporto: quali sono quelli più utilizzati dagli italiani?
In ambito strettamente culturale, abbiamo segnalato la mostra Una luce senza ombre che il Museo d’arte della Svizzera italiana dedicata al pittore lombardo Antonio Calderara, dal divisionismo all’astrattismo (Lugano, fino al 22 gennaio 2017), il docufilm The music of strangers di Morgan Neville (Alessandra Darchini, La melodia che unisce i cuori) e due recenti, originalissime, uscite musicali: Italian masters, disco in vinile (Cinedelic Records) contenente sorprendenti e innovative reintepretazioni di brani di celebri compositori quali Ennio Morricone, Armando Trovajoli e Piero Umiliani (Junkfood & Enrico Gabrielli: film, colonne sonore, jazz), e Djelibit, coprodotto da XXXV Label e Irma Records, un progetto unico e affascinante, fruibile e intrigante, che contamina e unisce alla perfezione diverse sonorità (Baba Sissoko, Nicodemo, Lilies on Mars: la fusione di tre ispirazioni musicali). Infine, Emanuela Susmel ci ha rivelato La verità sugli occhi magnetici del Duca Bianco, ovvero l’indimenticabile David Bowie.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 131, novembre 2016)
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Ottobre 2016 (n. 130) – Cleaning Clinton & Trampling Trump
I peggiori e più vecchi candidati alla presidenza dell’intera storia americana
Nonostante ogni possibile lifting, make up, effetto-luce televisivo, Photoshop, le immagini sono impietose. Rugosi, gonfi, provati. Vecchi che vogliono apparire meno decrepiti. Simili a certi mascheroni raffigurati dal pittore James Ensor. Sono Hillary Clinton e Donald Trump. Sommando la loro età (rispettivamente 68 e 70 anni), sono i più anziani candidati (138 anni complessivi) alla presidenza degli Stati Uniti.
Martedì 8 novembre, pertanto, gli statunitensi eleggeranno in ogni caso una gerontocrazia (a meno che non votino in massa per i candidati indipendenti, cui i sondaggi danno sostanziose percentuali, ma pur sempre al massimo intorno al 5%). Una campagna elettorale di basso livello, caratterizzata da reciproche accuse e persino colpi bassi riguardanti la vita personale dei due contendenti, secondo il moralismo puritano e familistico tipico degli americani. E, allora, anche lasciando perdere l’anagrafe, perché votare la democratica Clinton o il repubblicano Trump? Tradizionalmente il partito democratico statunitense rappresenta posizioni di centrosinistra, quello repubblicano posizioni di centrodestra. Ma, come ormai accade da tempo nella politica dei paesi occidentali, le carte si sono rimescolate. Le sinistre hanno mollato le classi medie e basse per abbracciare la globalizzazione neoliberista, le idee del multiculturalismo e del meticciato culturale, gettandosi nell’abbraccio mortale coi più perfidi poteri finanziari.
Le destre cosiddette populiste prestano più attenzione e quindi sembrano offrire più speranza agli autoctoni, agli operai, ai disoccupati. Insomma, a chi ha visto peggiorare in modo vertiginoso la propria condizione sia dopo la crisi economica iniziata nel 2008, sia a causa del disumano modello di ristrutturazione capitalistica, sia per un’immigrazione selvaggia e perlopiù non assimilabile, che ha avvilito occupazione, salari e identità nazionali. In tal senso la Clinton rappresenta la faccia pulita (la soprannominiamo Cleaning Clinton?) del capitalismo e della finanza, col suo politically correct ideologico. Trump, rozzo, acceso, a volte verbalmente violento e volgare (per lui potrebbe andare bene Trampling Trump?), si fa portavoce, se non paladino, del popolo più semplice, viscerale, preoccupato del proprio futuro all’interno di un mondo global che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri non solo sempre più poveri, ma miserabili, umiliati, sradicati a casa loro. Entrambi ipocriti, retorici, penosi perbenisti. In bocca al lupo, America!
A proposito del “nuovo che avanza”, di false credenze e di mode culturali autolesioniste, questo mese vi segnaliamo l’intervento (il primo di tre) di Leonardo Maria Wagner su I falsi luoghi comuni buonisti. Parte 1: “Cittadini e stranieri hanno uguali diritti”. Un fatto è il senso di umanità e di solidarietà, un altro gli obblighi giuridici derivanti dalla piena cittadinanza. E tre recensioni di libri da scoprire per togliersi dalla mente certe stupidaggini. Emanuela Susmel ha letto per noi Vaccini, complotti e pseudoscienza, una pubblicazione, edita da Gruppo C1V, che ha raccolto sul tema voci autorevoli in campo scientifico: Vaccini-sì vaccini-no, l’annoso dilemma spiegato (finalmente) dagli esperti. Gli altri due volumi recensiti sono altrettanto, o di più, “intriganti”.
La Piemme ha ripubblicato, cambiandone il titolo in Sii sottomesso, il noto pamphlet Le premier sexe del giornalista francese Éric Zemmour: una denuncia della fine dei valori virili nell’Occidente (La crisi dell’universo maschile secondo Éric Zemmour). Ma, se il femminismo vince, le donne perdono. Infine, nel suo saggio La conquista del Paradiso (Einaudi) lo storico statunitense Paul M. Cobb svela verità che risulteranno sgradite al conformismo buonista (Le crociate? Un regolamento di conti tra potentati islamici). Vi sarebbero da segnalare molti altri interessanti articoli, ma lasciamo al lettore il piacere di cercarli sulla nostra rivista. Appuntamento a tra un mese.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 130, ottobre 2016)