Giugno 2009, la stagione estiva ha aperto le porte: in città si inizia a boccheggiare e ad assaporare il ritorno di gelati e bibite fresche, i parchi diventano distese di corpi che si fanno baciare dai raggi del sole e grazie ai nostri pensieri è come se fossimo già in vacanza: sdraiati in riva al mare col suono delle onde che riecheggia nelle orecchie e la brezza marina che accarezza lievemente la pelle.
Laddove la maggior parte delle persone si accontenta di sognare a occhi aperti e di sopportare le temperature estive come meglio può, nell’attesa delle tanto agognate vacanze, i giovani bolognesi rimasti in città ricaricano le batterie e mettono in cantiere il divertimento “fai da te”.
Estate a Bologna
Questa è la mia prima estate bolognese e devo dire che offre davvero un ampio ventaglio di proposte e progetti artistici, sagre e quant’altro; tuttavia, tra le varie feste organizzate dal comune e i locali sparsi per le vie del centro, può capitare di sentirsi un po’ come una marionetta sbalzata a destra e a manca.
E’ a questo punto che inizio a guardarmi attorno ed esplorare nel tentativo di imbattermi in nuove esperienze; finché un giorno mi arriva un invito con su scritto: Toga Party, 6 giugno, ai 300 scalini. Curioso, no? Allora mi dico che vorrei saperne di più e dopo qualche giorno riesco a concordare un’intervista con gli organizzatori.
Quasi mezzanotte. I ragazzi arrivano a scaglioni, senza troppa fretta, scherzano tra di loro seduti sul divano di una delle tante case studentesche del Bolognese.
Finalmente fa la sua comparsa anche l’ultimo “vecchio” della combriccola e tutti prendono posto tra schiamazzi e sorsate di ottimo mojito casalingo. Difficile non lasciarsi andare a due battute in loro compagnia, ma appena il clima goliardico si fa più serio colgo il momento per iniziare l’intervista, cercando di tracciare una carta d’identità.
Alla scoperta del Toga Party
Mi guardo attorno, subito cala il silenzio e, con un po’ di perplessità negli occhi, ognuno di loro inizia a raccontarsi, ma, per una questione di privacy, i ragazzi mi chiedono di omettere dati sensibili, perciò dico solo che il ritratto finale mostra una fetta di gioventù che come la stragrande maggioranza si divide tra studi universitari, lavoretti part-time, disoccupazione, speranze per il futuro e… tanto divertimento!
Scusate, ma cos’è un Toga Party? Per quale motivo proprio questo tipo di festa? E come siete passati dall’idea alla realizzazione?
(A questo punto tutte le voci si mescolano confusamente, ma alcune parole vengono ripetute più volte: John Belushi, film, Animal House. Mi incuriosisco e chiedo di parlare uno alla volta per ottenere un quadro più chiaro).
“L’idea è nata tre anni fa, prendendo spunto da un film che abbiamo visto, Animal House [titolo originale National Lampoon’s Animal House, ndr], del regista John Landis. Nella pellicola vengono raccontate la vita e le sgangherate avventure di due confraternite contrapposte, quella degli Omega e quella dei Delta, nell’America di fine anni Settanta; tra moralismo bigotto e fuochi libertini.
Il passo successivo è stato semplice e logico: ci siamo riuniti e abbiamo messo in piedi il primo Toga Party, all’interno di una piscina, e fatti partire gli inviti tramite un semplice passaparola tra amici e conoscenti”.
Toga, Toga, Toga… Se vi chiedessi di parlare del Toga Party a tutte le persone che ne sentono parlare per la prima volta, quali parole e aggettivi usereste?
“Il Toga Party è sfidare le autorità, questo anche perché si tratta di una festa non autorizzata; vuol dire non farsi abbattere dal sistema e dal controllo quasi dittatoriale che esso esercita su noi cittadini!”.
(Non faccio in tempo a investigare ulteriormente questo lato in ombra, che gli altri organizzatori iniziano a riversarmi addosso una pioggia di risposte…).
“È la festa per eccellenza, la organizziamo perché siamo stufi delle solite serate che ci impone la movida bolognese! Inoltre lo consideriamo uno sfogo per la nostra creatività, è accomunarci e condividere. In un Toga Party non ci sono divisioni in classi o esclusioni: tutti sono ugualmente ben accetti, d’altronde è anche nella diversità che ci si confronta. E’ un urlo nel vuoto, un momento di socializzazione, un evento corale in cui tutti si divertono, perfino gli astemi!”.
(In pochi secondi l’atmosfera di concitazione s’infiamma per esplodere in un climax di voci che, quasi all’unisono, iniziano a intonare il loro inno a gran voce: “TOGA, TOGA, TOGA, TOGA…!”; il tutto in perfetto stile Animal House).
Riutilizzo del ricavato
Bene, ragazzi, riprendiamo. Che cosa mi dite dei soldi che raccogliete?
“Organizziamo un Toga Party dove beviamo quello che scegliamo noi: evitando i vari aumenti di prezzo che intercorrono nel passaggio dalla grande distribuzione ai vari esercizi commerciali, che, specie in una città universitaria, qual è appunto Bologna, gravano sui portafogli di noi studenti sempre un po’ squattrinati. In fondo siamo in tempo di recessione, no? E dato che la stagione lo permette, troviamo che sia molto meglio riunirsi all’aperto, piuttosto che rinchiusi tra le solite quattro mura dei locali notturni”.
Quindi, comprate le bevande e poi le vendete durante la serata?
“Sì, ma a un prezzo assolutamente equo! D’altra parte cerchiamo di rientrare dei soldi spesi di tasca nostra, anche se non possiamo mai dare per scontata la riuscita di un Toga Party. Comunque, in caso di guadagni extra, riutilizziamo i soldi per organizzare altre feste estive, di cui il Toga Party è solo l’apripista. A volte, poi, devolviamo il guadagno per sostenere delle cause che ci stanno a cuore; come nella passata edizione: il tema scelto era Free Tibet e abbiamo devoluto parte del ricavato in favore dell’associazione stessa”.
Passaparola e inviti
Mi avete detto che tra voi c’è anche uno studente di marketing, immagino quindi che abbiate incaricato lui di promuovere il vostro Toga Party. Ma esattamente come diffondete il “verbo”?
“Anzitutto col passaparola e l’uso dei volantini. Bologna è la città perfetta, poiché si crea un tam-tam costante di passaggio d’informazioni tra i vari studenti. Inoltre spediamo gli inviti attraverso la rete: i social network sono dei canali diretti e veloci; tra l’altro abbiamo anche realizzato un video-flyer per far arrivare l’urlo di richiamo che il Toga Party voleva lanciare a tutti. Ogni anno cambiamo location e tema; per esempio quest’anno il filone portante sarà la recessione economica che ha investito noi tutti”.
Tirando le somme…
Qual è lo spirito che trasforma una festa qualunque in un perfetto Toga Party?
“Il trucco sta nel riunirsi e sdrammatizzare crisi o eventi mondiali di grande rilievo e impatto, riducendoli a uno sfottò, una colossale farsa condita da musica, balli, risate e quant’altro!”.
In conclusione, cari lettori e scettici perbenisti, bisogna partecipare per comprendere appieno quanto avete letto, prima di etichettare il Toga Party come una delle tante scuse per far casino e provocare disturbo alla quiete pubblica.
Io ho accettato l’invito-sfida e, impugnata la toga, mi sono diretta al parco di Casaglia, poco fuori Bologna, facendo le conoscenze più disparate e interessanti lungo tutto il cammino, per poi scoprire che il Toga Party è un vero e proprio inno allo spirito carnevalesco, alla frivolezza che smorza il conformismo, l’apatia, lo squallore della vita quotidiana. Perciò, aspettando la prossima edizione: “Toga, Toga, Toga!…”.
L’immagine: John Belushi in Animal House (1978, Universal Pictures).
Yassmine Kredi Ibrahim
(LM BO n. 4, 15 luglio 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 43, 1 luglio 2009)