Con incredibile preveggenza lo scrittore inglese Graham Greene prefigurò la vittoria del pensiero unico a destra e, soprattutto, all’interno delle sinistre che affermavano di combatterlo e volerlo abbattere. E denunciò l’invadenza degli Usa all’estero
«So quanto male possono fare i liberali. Non esiste più un partito liberale, il liberalismo ha infettato tutti gli altri partiti. O siamo conservatori liberali o socialisti liberali, ma tutti con la coscienza a posto» (Graham Greene, Un americano tranquillo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2003, pp. 110-111).
Un libro e due film
La citazione riportata è tratta dal celebre romanzo Un americano tranquillo (1955) dell’altrettanto famoso narratore inglese (nonché agente segreto) Graham Greene (1904-1991), autore di molti famosi romanzi, tra i quali Il terzo uomo, Il nostro agente all’Avana, Il console onorario e Il fattore umano. Romanzi imperniati sullo spionaggio e sul doppio gioco, spesso collocati in località esotiche, e con al centro una cinica quanto sconsolata visione della condizione umana. Molte delle opere di Greene sono state trasposte sul grande schermo. Un americano tranquillo addirittura due volte, nel 1958 (con un finale che stravolge il significato del libro) e nel 2002 (di Philip Noyce, con Michael Caine e Brendan Fraser).
The Quiet American, tradotto in italiano appunto come Un americano tranquillo, ma anche come Il tranquillo americano, è ambientato in Vietnam, più esattamente nel periodo dell’atroce Guerra coloniale d’Indocina (1946-1954), condotta dalla Francia contro il movimento di liberazione Viet Minh, guidato da Ho Chi Minh. Conflitto perso rovinosamente dalla potenza europea in decadenza (nel 1955-1962 seguirà l’altrettanto disastrosa Guerra d’Algeria).
Greene e la peste del liberalismo
È singolare e misterioso come spesso gli scrittori e la letteratura riescano a profetizzare il futuro molto meglio di chi lo fa o lo dovrebbe fare per professione (come politici, storici, economisti o… indovini). I casi più citati sono quelli di 1984 di George Orwell e de Il mondo nuovo di Aldous Huxley.
Oggi riuscite più a distinguere destra e sinistra? Meloni da Draghi, Letta da Monti? Con circa sessant’anni di anticipo Greene ci spiega come in Occidente il liberalismo come ideologia e soprattutto il liberismo (e, per di più quello finanziario) come modello economico abbiano occupato tutti i settori e i partiti politici.
Destre e sinistre, e persino il centro cristiano-cattolico, hanno aderito in modo più o meno convinto, o si sono rassegnate o hanno chinato il capo al pensiero unico. Liberalcapitalista, globalista, consumista sul piano politico-finanziario; individualista, anticomunitario, antinazionale, edonista, innaturale, sul piano dei costumi e degli stili di vita.
Il modello economico-sociale capitalista e il grande inganno
Questo modello che umilia la spiritualità, l’identità, la sacralità, lo fanno passare per democrazia. E, per di più, da esportare/imporre a tutto il resto del mondo.
Scrive Marco Della Luna (Il prezzo di Adamo, in centroitalicum.com): «L’ideale per il potere capitalistico finanziario è non una società, ma una massa babelica di debitori-competitori, in cui ciascuno lotta per pagare al capitale finanziario le proprie scadenze debitorie sottraendo risorse al prossimo e senza mai poter estinguere il proprio debito capitale. […] Iniquità e ingiustizia generano le tensioni e i potenziali che tengono unita e attiva la società; le leggi e i tribunali servono a regolare queste dinamiche preservando l’ingiustizia e l’iniquità».
Qualcuno potrebbe replicare che, col welfare state, le condizioni dei cittadini sono migliorate, seppure in regime capitalistico. Ma, secondo Della Luna, si trattava di una strategia che ora sta restituendo i suoi frutti avvelenati: «L’oligarchia finanziaria, tra gli anni Venti e gli anni Ottanta del secolo scorso, ha distribuito quote di ricchezza nazionale in forma di quote di reddito, welfare e servizi pubblici, alle classi popolari al fine di dissolvere in esse, attraverso il consumismo edonista, la coscienza di classe e la capacità combattiva, nonché di indebitare strutturalmente verso di sé il settore pubblico e il settore privato.
Negli anni Novanta del secolo scorso, avendo raggiunto questi due scopi, ha iniziato a riprendersi quella ricchezza tagliando welfare, servizi e salari, e assoldando i leaders di sinistra per la loro copertura politica e morale. È così che quei signori sono divenuti liberali convinti».
Il genocidio bellicista capitalista e Greene contro la peste delle guerre statunitensi
Il sistema democratico, l’alternanza dei governi al potere diventa così una pura finzione: «Dalla sequenza di crisi economiche e sociali non si può uscire, se non a tratti e illusoriamente, perché il potere monetario e creditizio è centralizzato, privatizzato, e da esso dipende ogni attività politica e che comunque richieda grosse somme. Puoi votare come vuoi, niente cambia».
Le guerre scatenate in tutto il pianeta dagli Stati uniti hanno il solo scopo di rafforzarli. Si giunge, sempre sulla stessa falsariga, al conflitto Russia-Ucraina: «Mediante le sanzioni contro la Russia e il sabotaggio del gasdotto Nordstream, Washington ha contenuto il calo della domanda di dollari per il commercio internazionale a spese della domanda di euro, che è calata nello scorso luglio da circa il 38% a circa il 23%. L’euro sta perdendo la sua funzione di moneta internazionale […]. Al contempo, sempre con le sanzioni, Washington obbliga gli europei a comprare il suo gas a prezzi multipli di quelli che pagava per quello russo. Ne risulta un vantaggio sui costi per le imprese americane e una fuga di capitali e impresa dall’Europa agli Usa.
La politica estera, a braccetto con la guerra e l’esportazione della democrazia, gira sempre intorno all’imposizione monetaria e al signoraggio monetario internazionale (costringere i fornitori stranieri a dare beni in cambio di carta, sotto minaccia di interventi militari finanziati con i proventi di tale costrizione): i due fattori che hanno mosso la politica atlantica del Secondo dopoguerra».
In aggiunta e in conclusione, non vogliamo togliere al lettore il gusto della trama e della sorpresa finale de L’americano tranquillo, ma un’altra intuizione notevole di Greene all’interno del romanzo è il futuro intervento diretto degli Stati uniti nel già massacrato Vietnam…
L’immagine di apertura è di Karolina Grabowska (a titolo gratuito per Pexels); le restanti sono copertine del romanzo di Greene e le locandine dei relativi film.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 214, ottobre 2023)