Anche se gli italiani sono per natura tradizionalisti, il futuro delle aziende dipenderà dalle loro capacità di sfruttare il canale delle vendite on line
Con un certo ritmo, sebbene non propriamente elevato, anche in Italia il settore dell’e-commerce cresce. Un incremento non veloce ma quantomeno costante, figlio della filosofia nostrana che prevede sempre e comunque una certa idiosincrasia per i cambiamenti radicali e repentini.
Si pensi a quanto tempo c’è voluto per convincere gli italiani che anche in rete fosse possibile effettuare acquisti e pagare fornendo i dati della propria carta di credito; una diffidenza iniziale e per certi versi anche condivisibile che ora ha lasciato spazio alla realtà. Oggi i dati sugli e-commerce sono in netta crescita: il valore degli acquisti in rete effettuati dai consumatori italiani ha raggiunto nell’anno 2017 i 23,6 miliardi di euro circa, per una crescita del 17% rispetto al 2016. Altro aspetto interessante, per la prima volta i dati riferiti ad acquisti in rete di prodotti superano quelli dei servizi. I dati arrivano direttamente dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm (il Consorzio del commercio elettronico italiano).
Si può quindi affermare che il mondo dell’e-commerce stia finalmente facendo breccia in modo definitivo anche nel nostro paese? Non al 100%, perché qualche criticità ancora esiste. L’Italia è quel paese nel quale 3 imprese su 4 hanno un canale che consente loro di vendere online, ma soltanto una su dieci ha ricevuto ordini. Quali sono le cause?
Sul mercato italiano non ci sarebbero ancora troppi e-commerce di qualità elevata, il livello tende a essere medio-basso. E, in effetti, non è impresa semplice realizzare un negozio virtuale ottimizzato in ogni suo aspetto, funzionale, efficace e soprattutto sicuro al massimo, in grado quindi di evitare falle che portino a potenziali truffe. Per ottimizzare un e-commerce si intende andare a prevedere interventi a 360 gradi che riguardino ogni particolare, dall’hosting alla parte grafica passando per quella funzionale; senza tralasciare poi la sfera del web marketing e quindi della promozione del sito. Un lavoro quasi certosino, che tuttavia è bene portare avanti con la massima professionalità, dato che da esso dipenderà il successo o meno del negozio una volta lanciato in rete.
Questo perché, secondo la stessa Netcomm che ha diffuso i dati di cui sopra, spesso l’approccio italiano all’e-commerce è sperimentale e poco convinto, non si dedica il giusto tempo alla strutturazione del progetto, scordandosi che si sta parlando di un intervento che oggi, per una azienda, è altamente strategico; anzi fondamentale, perché nel 2020 lanciare un business che non preveda un riscontro multimediale vorrebbe dire andare incontro a probabile fallimento.
sara spimpolo
(LucidaMente, anno XIII, n. 151, luglio 2018)