“Con il cappello di carta calato sugli occhi” (edito da L’Erudita) è l’emozionante romanzo storico di Elisabetta Ferraresi ambientato nel Paese asiatico durante il regime oppressivo del Partito comunista di Mao Zedong
Nel romanzo Con il cappello di carta calato sugli occhi (L’Erudita, Roma 2022, pp. 148, € 17,00) di Elisabetta Ferraresi si racconta la storia di due personaggi che si trovano a gestire in modi differenti le tragiche conseguenze della Grande rivoluzione culturale proletaria, avvenuta in Cina a partire dal 1966.
L’autrice ci parla dei pericoli della manipolazione ideologica e della propaganda, e allo stesso tempo ci fa riflettere sull’importanza della cultura e dell’esercizio del pensiero critico; ci si interroga inoltre sul valore del dissenso, quando ci si trova in un regime oppressivo che annienta le libertà individuali. Se si va poi più in profondità, si riflette anche su come sia facile giudicare le azioni altrui senza sapere quali lotte interiori imperversano dentro l’animo umano: a volte si condannano senza appello le scelte di chi magari è stato costretto ad agire in determinati modi, o forse non aveva gli strumenti per assumere decisioni diverse. È ciò che per esempio accade a Xiaohong, uno dei protagonisti dell’intensa storia, nato il 1° ottobre 1949 a Pechino, proprio nello stesso giorno in cui era stata fondata da Mao Zedong la Repubblica popolare cinese. Il ragazzo ha 14 anni quando comincia a subire il fascino della figura del leader comunista; più passa il tempo e più egli è combattuto tra un’adesione sempre più piena al rispetto delle indicazioni di Mao e l’affetto che lo lega per natura alla sua famiglia, che non vede di buon occhio le limitazioni che il politico sta operando nella società e nella cultura. Xiaohong ha poi un caro amico, Li Yongjie, flautista e professore di musica, che ha idee completamente opposte alle sue, perché per lui la libertà di pensiero è un valore fondamentale, e il regime totalitario la sta minacciando pericolosamente.
Quando alla fine, per ingenuità, il ragazzo abbraccia i dettami del Partito comunista cinese, la frattura con la sua famiglia e con il suo amico diventa insanabile: egli diviene devoto alla lotta di classe e compie azioni violente in nome di un uomo che si è ormai elevato a divinità. Mentre Xiaohong cade sempre più nell’oscurità, Li Yongjie deve fare i conti con la censura di Mao: la cultura è cancellata, gli intellettuali perseguitati, e lui si ritrova ad essere deportato senza avere colpe e a spaccarsi la schiena in un campo di lavoro. Elisabetta Ferraresi ci racconta quegli anni difficili con accuratezza storiografica, e allo stesso tempo ci narra dei drammatici destini dei suoi due protagonisti, vittime uno di una capillare manipolazione ideologica e l’altro di un’insensata ingiustizia.
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Emilio Lonardo
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 203, novembre 2022)