Una nuova indagine dell’ispettore Trebbi: “Ombre cinesi su Bologna” (Fratelli Frilli Editori)
È un bolognese maturo e risoluto Galeazzo Trebbi, una buona forchetta e un cervello fine. Sa quando parlare e quando riflettere, quando agire e quando aspettare, ha fatto il callo ai dolori della vita e alle storie raccapriccianti del suo mestiere. Lasciando una polizia che mal si adattava ai suoi ideali di giustizia e ai suoi metodi fuori dal comune, è diventato il miglior investigatore privato di Bologna e provincia. «non per amore, non per denaro», come si legge nella copertina del libro di cui è protagonista.
Santo “Santino” Provvidenza è un Azzeccagarbugli, un avvocato di seconda categoria, la carnagione scura di “immigrato” del Sud che stride nelle aule di tribunale del settentrionale capoluogo emiliano. Un trentenne con l’avventatezza di un ragazzino, l’insicurezza di un cocainomane e la presunzione di un giovane che sa di essere di bell’aspetto. Sono questi individui, così apparentemente distanti tra loro, i protagonisti nel nuovo noir di Massimo Fagnoni, Ombre cinesi su Bologna (Fratelli Frilli Editori, pp. 208, € 12,90). Dopo l’ennesima, degradante, difesa d’ufficio, Santo si avvia verso casa meditando una serata rilassante, quando riceve la telefonata di un vecchio amico, Carlo Grimaldi, che lo invita nel suo laboratorio farmaceutico per discutere di un lavoro di sicuro guadagno. Arrivato da lui, Santo lo trova riverso a terra in un bagno di sangue e, spaventato, chiede aiuto al conoscente Trebbi per scovare l’assassino del suo amico (leggi anche Sotto le Due Torri un intreccio complesso, denso come “La consistenza del sangue”).
Inizia così un’indagine a più sbocchi, che si somma ad altre inchieste di Galeazzo: la comparsa, sulla piazza di spaccio, di un nuovo tipo di metanfetamina che miete vittime tra i tossici di strada, un indiano torturato a morte, il sospetto di una minaccia terroristica islamica, un’ambigua agenzia investigativa e un brutto cinese che gestisce un impero miliardario nei sottoboschi di Bologna (vedi anche Il bibliotecario di via Gorki e la sua silenziosa rivolta e Terroristi rossi a Bologna).
È proprio il capoluogo emiliano a essere il terzo protagonista di questo noir, con i suoi molteplici ambienti sociali, le sue incongruenze, i costosi aperitivi dei bar di via Indipendenza e il degrado del Parco Nord, la periferia multietnica della Bolognina e il lusso di via D’Azeglio. Il tutto condito dall’afa di un agosto irrespirabile come solo Bologna sa sfornare. Un groviglio di storie che non risultano comunque sconnesse o confusionarie, ma anzi coese in un finale in cui tutti i nodi vengono sciolti, e attraversate dal fil rouge del romanzo: l’umanità imperfetta di ciascun personaggio, abilmente caratterizzato da Fagnoni nelle sue positività e negatività. A ciascuno è assegnata una diversa morale, mai del tutto putrida ma neppure totalmente linda; una “zona grigia” plasmata dalle diverse esperienze di vita dei singoli. Così – alla fine di questo giallo da leggere tutto d’un fiato – si capirà che le ombre che attraversano Bologna non sono solo cinesi; sono ombre che non hanno nazionalità, sono le zone scure di ciascuno di noi e con cui tutti dobbiamo fare i conti (leggi anche Massimo Fagnoni: da Bologna ad Auschwitz).
Le immagini: la copertina del libro Ombre cinesi su Bologna e l’autore, Massimo Fagnoni.
Sara Spimpolo
(LucidaMente, anno XIII, n. 156, dicembre 2018)