Il musicista imolese conferma la qualità della propria continua ricerca e sperimentazione col doppio cd “Anestetico”, edito da SonicaBotanica, in uscita oggi, 3 giugno
Era da qualche tempo che non parlavamo su LucidaMente 3000 (vedi qui, qui e qui) di un ottimo compositore italiano, in verità più noto all’estero che in patria, in virtù delle sue richiestissime colonne sonore per cinema, teatro, danza, e musiche per tv e spot… Ora torna a emozionarci con un doppio disco, Anestetico, in uscita proprio oggi, 3 giugno, a cura dell’etichetta SonicaBotanica. L’ambiguità semantica del titolo ci fa chiedere: antidolorifico o senza un canone prefissato di bellezza?
Ventidue componimenti, undici nel primo cd (Neolitico), altrettanti nel secondo (Evitico; da Eva), dai titoli brevi ed evocativi, così come lo sono le stesse musiche, tra i sessanta secondi e i cinque minuti circa: luoghi (Bagan, Coimbra, Guimaraes, Ketama, Mompou a Trapani), nomi (Albi e Tito, Anna, Luci e Jack, Mino), provocazioni quasi dadaiste (Komm tanz mit mir, Mancano dieci metri, Sessanta secondi)… Insomma, lui è l’imolese Giovanni Dal Monte. Che spiega le differenze tra i due dischi: nel primo prevalgono le «sonorità più forti, taglienti, a volte tribali, ritmate e anche ballabili»; nel secondo, invece, «sonorità più dolci, poetiche e meditative». Aggiungeremmo che Evitico è più mistico e onirico. Continua l’autore: «Gioco con i suoni e dipingo paesaggi sonori senza ortodossie nell’approccio. Con una forte dose di humour. Il lavoro nasce da una serie di improvvisazioni che ho fatto con vari metodi, dall’uso di synth modulari e groove machines alla musica generativa. Ho poi raggruppato queste registrazioni e le ho editate secondo una regia che le impostasse in una forma canzone. Una forma canzone per evitare di perdermi (e far perdere l’ascoltatore) in lunghe sequenze dove l’azione si svilupperebbe in troppo tempo, curando i dettagli dei suoni e degli eventi. Ho lasciato però che tutte le parti conservassero le loro imperfezioni, data la loro natura di improvvisazione e la loro genesi (semi)automatica».
I componimenti non sono sempre di facile fruizione: per goderne al massimo grado, suggeriamo di lasciarsi andare alle variazioni-ripetizioni, ai suggestivi richiami-citazioni, allo scorrere dei suoni, immergendosi così, per ben 22 volte, in un oceano di un lontano esopianeta, punteggiato da misteriose e arcane luminosità. Le dissonanze di Neolitico, come in Ketama, Inle o Oddo, vogliono rappresentare la disarmonia cacofonica del nostro tempo; Komm tanz mit mir e Terza corsia ci fanno pensare a una discoteca; vivace e ambient Guimaraes; coinvolgenti i ritmi di Mino; Noravox ci conduce entro anche il free jazz. Nel secondo cd la splendida Mompou a Trapani giustappone l’elettronica alle sonorità di una banda siciliana, con l’effetto di farci piombare tra sole, caldo rovente e pietre antiche; Coimbra ha un effetto ipnotico; gocce musicali sono quelle di Albi e Tito; ermetica Uneraci; sognante e delicata Anna. E, in conclusione, se dovessimo scegliere uno tra i 22 brani del disco, consiglieremmo proprio il primo del secondo volume, Giglio, non a caso selezionato dalla bella trasmissione di Rai Radio 3 Sei gradi, nella rassegna del 12 maggio 2022 (dal minuto 6’45; ascoltate anche il commento). Felice viaggio musicale.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 198, giugno 2022)