Ricordo del sacerdote scomparso da parte di due parlamentari lucani di Sel, che hanno voluto scriverci
La scomparsa di don Andrea Gallo – animatore della comunità di San Benedetto al Porto, di Genova – ci coglie attoniti e tristi. Con don Andrea non scompare solo un prete di trincea, ma il segno di un’umanità vasta che travalica qualsiasi confine. Rappresentante di una chiesa dei poveri e degli ultimi, le sue scelte guardavano sempre all’umano: era così quando si trattava di andare in soccorso a migranti – regolari e non – che chiedevano ospitalità presso la sua comunità, o quando si trattava di scendere in piazza al fianco dei giovani.
Difensore strenuo della Costituzione repubblicana nata dalla guerra partigiana, proprio all’antifascismo ha dedicato la maggior parte dei suoi interventi, declinandolo come lo aveva declinato quella “meglio gioventù” che, durante la Seconda guerra mondiale, ci aveva liberato dalle macerie del nazifascismo: passione al fianco della lotta per una società più giusta e solidale. Mai un momento di tentennamento quando si trattava di partecipare a una lotta o quando si trattava di difendere un diritto. E proprio negli ultimi anni lo avevamo visto impegnato al fianco delle comunità locali in difesa di territori in balìa di multinazionali predatrici e al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori cui si tenta quotidianamente di ledere diritti e tutele. Ed è attraverso la testimonianza della sua vita e delle sue lotte che vogliamo ricordarlo.
Giovanni Barozzino – senatore Sel
Antonio Placido – deputato Sel
(LucidaMente, anno VIII, n. 89, maggio 2013)
Ho avuto la fortuna di conoscerlo bene. Davvero un grande!
Apprezzare il sig. Andrea Gallo è segno di una grave deficienza culturale, di una profonda ignoranza della teologia cristiana nel cui contesto, infatti, gli ultimi coloro che sono “la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti” (1 Cor 4, 13), coloro che sono “stoltezza”, “debolezza”, “ignobile(i)”, “disprezzato(i)”, “nulla”, vale a dire, coloro che il Dio dei cristiani ha eletti “per confondere i sapienti, […] per confondere i forti [nel culto del Dio del Decalogo], […] per annientare le cose che sono” (1 Cor 1, 26-28). Per costoro, non c’è emancipazione sulla Terra, ma solo la gloria nel paradiso dei cristiani.
Gentilissimo sig. Donati, grazie per averci scritto.
La mia preferenza come compagnia, umanità e amore va verso prostitute (operatrici del sesso, per meglio dire), transessuali, omosessuali, drogati e poveracci vari. Lì trovo Dio e amore per il prossimo. Sa cosa scriveva il poeta Umberto Saba? «Degli umili sento in compagnia / il mio pensiero farsi / più puro dove più turpe è la via».
Invece, sa cosa evito accuratamente di frequentare, perché mi danno disgusto? Perbenisti, cattolici integralisti, bigotti, baciapile, preti pedofili, famigliole chiuse nel loro egoismo, e compagnia bella. Insomma, gente abbandonata da Dio.
“A ciascuno il suo”, no?
Alberto ho letto con attenzione il comento anche i passi bibblici, e comunque non riesco a capire il messaggio della lettera?
se ho capito bene ritiene che; secondo i passi (1 Cor 4, 13), (1 Cor 1, 26-28) gli ultimi coloro che sono “la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti” sono messi li da dio “per confondere i sapienti, […] per confondere i forti?!
grazie
caro tripodi…qui siamo all’inversione dell’ordine naturale…
complimenti davvero…lei è un ottimo discepolo di lucifero….
Gentilissimo Toffali, ecco perché da qualche tempo mi sembrava di puzzare di zolfo! Tuttavia, credo che Dio sia più vicino a me che a certe tipologie di “cattolici”. Grazie, comunque, per seguirci.
è vero: mi sa che questo Alberto abbia le idee molto confuse. Non sono cristiano, ma mi sa che secondo lui anche apprezzare Cristo sarebbe segno di grave deficienza culturale… più ultimo di lui?