Ogni anno tonnellate di cibo buono vengono buttate nella spazzatura. Una cooperativa umbra ha realizzato il recupero e la ridistribuzione di beni alimentari alle famiglie più in difficoltà del territorio
Nel mondo 36 milioni di persone all’anno muoiono per mancanza di cibo. E in Italia Un terzo della produzione annua di beni alimentari finisce nelle discariche mentre il 10% della popolazione non può permettersi pasti regolari ed equilibrati. Per far fronte a questo dramma sociale, dal 2015 una cooperativa sociale umbra propone “Dispensa Solidale”: un servizio di raccolta delle eccedenze alimentari e della loro ridistribuzione alle famiglie in difficoltà.
L’attuale situazione socio-economica del nostro Paese ha comportato negli ultimi anni l’aumento dei nuclei familiari con problemi economici. La diminuzione del reddito e la precarietà lavorativa hanno influito molto sul budget destinato alla spesa alimentare: a molti non è garantita un’alimentazione adeguata. Inoltre bisogna rilevare il fatto che a tali famiglie non appartengono più solo cittadini extracomunitari, ma anche cittadini italiani che in molti casi faticano a richiedere assistenza. Ne consegue un preoccupante e crescente fenomeno di isolamento ed esclusione sociale che aggrava ulteriormente la condizione di precarietà.
Il progetto “Dispensa Solidale” si è recentemente concretizzato in via sperimentale nel comune di Ellera di Corciano (Perugia), sede della Cooperativa sociale Babele. A un anno dai primi passi, oggi l’iniziativa fa fronte alle esigenze di circa 40 famiglie. Gli obiettivi principali sono chiari:- promuovere lo sviluppo di un’economia solidale sul territorio attraverso una maggiore responsabilità sociale delle organizzazioni commerciali;
- limitare le eccedenze che si producono nel settore della distribuzione alimentare;
- contribuire alla diminuzione di rifiuti alimentari in discarica;
- garantire a singole persone o a famiglie in situazione di fragilità economica prodotti alimentari freschi e a lunga conservazione.
L’organizzazione dell’attività prevede innanzitutto il ritiro dei prodotti freschi invenduti dalla piccola, media e grande distribuzione (ristoranti, mense pubbliche e private), tramite furgone coibentato e refrigerato. Poi il cibo, debitamente conservato, è trasportato in una cucina attrezzata dove viene rilavorato e suddiviso in porzioni da personale qualificato. Al termine di questa fase non resta che la consegna a domicilio dei panieri ai beneficiari. A costoro il servizio garantisce un pasto completo al giorno dal lunedì al venerdì e l’equivalente di una spesa di cibo fresco una volta a settimana.
I benefici sociali apportati da “Dispensa Solidale” emergono non solo dal gesto di aiuto gratuito nei confronti di chi è in difficoltà, ma anche dal contatto che si attua fra famiglia e società, contatto grazie al quale è possibile arginare l’esclusione. Se si guarda poi agli effetti ambientali ed economici, si notano risultati positivi quali la minore produzione di rifiuti e la conseguente diminuzione delle sostanze inquinanti immesse nell’aria, minori costi di smaltimento per gli enti di distribuzione, un notevole risparmio di risorse economiche per le amministrazioni pubbliche nonché sgravi fiscali per le attività donatrici.
Altri esempi tra le iniziative che negli ultimi anni hanno preso piede in Italia per tradurre in donazioni le eccedenze alimentari sono Banco alimentare e Last minute market. Potersi nutrire e dunque poter sopravvivere devono essere un diritto di tutti. La Terra non solo produce risorse sufficienti, ma è addirittura in grado di fornirne in sovrappiù. Oggi più che mai è necessario che tutti si sentano coinvolti nella battaglia agli sprechi. Il successo di “Dispensa Solidale” ci invitaa credere che è possibile un mondo più giusto e che i grandi cambiamenti iniziano sempre da quelli più piccoli. Forse potremmo cominciare col ricordare questo ritornello di Jovanotti: «Non c’è montagna più alta di quella che non scalerò, / non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò».
Le immagini: logo della Fondazione Banco alimentare (fonte: www.bancoalimentare.it).
Sara Nannetti
(LucidaMente, anno XI, n. 122, febbraio 2016)