Falsi miti da abbattere e disagi dei pazienti da capire: anche per questo nasce Dsxiyela, il sito che fa provare in prima persona cosa significhi essere dislessici
È iniziato da qualche giorno in Italia il nuovo anno scolastico. Nonostante alcune polemiche sulla “mania certificatoria” dei disturbi dell’apprendimento per gli alunni, i problemi di discalculia, disortografia, disgrafia, dislessia, talvolta associati, esistono. Il seguente articolo approfondisce quello della dislessia.
La dislessia è un disturbo del neurosviluppo, che si manifesta con la mancata capacità di codifica delle parole. Riguarda nello specifico la lettura, ma può avere ripercussioni su scrittura, apprendimento logico-matematico, concentrazione e attenzione.
A causa del forte peso che si dà alla lettura in età scolare, e dal momento che nel passato si aveva un’errata conoscenza dei disturbi d’apprendimento, i pazienti dislessici sono stati a lungo considerati come non propensi allo studio, svogliati, o affetti da problemi mentali, ambientali o psicologici. Oggi sappiamo invece che la dislessia dipende “semplicemente” da una diversa modalità di funzionamento dei neuroni coinvolti nel processo di lettura e che le difficoltà da essa causate sono involontarie: i pazienti hanno infatti un normale desiderio di apprendimento. Se usato efficacemente, il pensiero dislessico sembra addirittura possedere caratteristiche che lo rendono molto più veloce del “normale” e più propenso a una coordinazione empatica e a uno spirito artistico al di sopra della media.
Prova di ciò è la lunga lista di famosi “presunti” dislessici (presunti perché molti di loro sono vissuti in epoche in cui non si aveva ancora un’esatta consapevolezza del disturbo e quindi non c’è la certezza che lo avessero, anche se le prove a favore di ciò sono molteplici): Giulio Cesare, Winston Churchill, Michelangelo Buonarroti, Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven, John Lennon, Agatha Christie, Walt Disney, Vincent van Gogh, Pablo Picasso, Leonardo da Vinci, Galileo Galilei, Charles Darwin e Albert Einstein, solo per citarne alcuni.
Tuttavia la dislessia è ancora difficile da riconoscere (come gli altri Dsa, ovvero “Disturbi specifici dell’apprendimento”). Capita che lo stesso individuo che ne soffre non ne sia consapevole e che si giunga a una diagnosi molto tardivamente. Il bambino può essere quindi costretto a una serie di insuccessi senza comprenderne la ragione e attribuirli unicamente a una propria incapacità. Ciò può arrecare disagi psicologici gravi, dalla scarsa autostima fino alla depressione. È anche per tali ragioni che è stato creato Dsxiyela, il sito sviluppato da un programmatore su Github, che fa esperire in prima persona ciò che un individuo affetto da dislessia prova ogni volta che guarda un testo. La sensazione è estraniante, di impotenza, confusione: le lettere si muovono, si mischiano, si spostano da una posizione all’altra all’interno delle parole. «Un amico dislessico» – si legge nella spiegazione del sito – «mi ha descritto come è per lui l’esperienza della lettura. Lui sa leggere, ma questo richiede molta concentrazione, e le lettere sembrano “saltare qua e là”».
Far conoscere la dislessia, farci comprendere quello che per alcuni è uno sforzo quotidiano, farci mettere empaticamente “nei suoi panni” e portarci a saper riconoscere il disturbo dislessico negli altri, o in noi stessi: questi i fini che il sito si propone. Esistono oggi numerose modalità di supporto ai pazienti con Dsa, dalla didattica scolastica personalizzata, comprendente diverse strategie utili a favorire l’apprendimento – quali lavoro di gruppo, misure compensative, dispensative, ecc… – al trattamento sul linguaggio; dal supporto psicologico alla musicoterapia (vedi anche Quando l’arte aiuta la medicina). Anche in questo caso, tuttavia, la principale parola chiave è “conoscenza”, considerando che è conoscendo un disagio che si compie il primo passo per vincerlo.
Sara Spimpolo
(LucidaMente, anno XII, n. 142, ottobre 2017)