La teoria della cospirazione si riaffaccia periodicamente sulla scena italiana come unica spiegazione possibile di manovre, intrighi e congiure di potere. Al centro del nuovo libro “Complotto!”, edito da Marsilio, gli autori Massimo Teodori e Massimo Bordin tentano di sfatare alcuni dei miti più cari ai maestri del sospetto del nostro Paese
Nella politica e nel giornalismo sta facendo molta strada la tendenza ad assegnare ai fatti della vita pubblica cause diverse da quelle ufficialmente vere o, almeno, probabili, avanzando spesso motivazioni segrete, con la pretesa di conoscere ciò che “sta dietro” a ogni singolo evento o, addirittura, a un’intera catena. Da quali motivazioni nasce la dietrologia? Il recente libro Complotto! Come i politici ci ingannano (Marsilio, pp. 222, € 14,50) di Massimo Teodori e Massimo Bordin ripercorre il pesante retaggio di ombre e sospetti che tuttora grava sulla comprensione di alcuni degli episodi più travagliati del nostro Paese.
Si tratta di una sorta di “meta-storia” degli ambigui e affascinanti contro-racconti che hanno segnato il passato della Nazione e che continuano ancora a detenere un posto esclusivo nell’immaginario e nelle convinzioni dell’opinione pubblica. I due autori passano in rassegna, a partire dalle varianti più recenti dell’ideologia complottista, le maggiori teorie avanzate per spiegare momenti particolarmente delicati, vere e proprie ferite ancora aperte nella storia italiana: dalla gestione americana del potere mafioso all’indomani dello sbarco alleato in Sicilia al sessantennio repubblicano attraversato, come un’inestricabile matassa criminale, da tentativi eversivi e assalti rivoluzionari, ma anche P2, criminalità organizzata e servizi segreti deviati, per finire con il processo sulla trattativa Stato-mafia, che di quel periodo sembra rappresentare lo strascico inevitabile. Indipendentemente dal contesto storico in cui si collocano, queste oscure forze superiori sembrano essere tutte orchestrate da un’unica regia e animate dal medesimo progetto di impedire la reale attuazione della democrazia.
Nel corso del libro vengono decostruiti autentici miti, come la favola consolatoria del “doppio Stato”, concetto che ha fornito una parvenza di legittimazione alla retorica del complotto. Con un cammino a ritroso, lo sforzo del teorico di congiure consiste nel mettere in guardia la sensibilità comune mostrando la debolezza e l’ingenuità delle interpretazioni ufficiali rispetto, per esempio, all’influenza dei poteri occulti, alla pressione dei lobbisti e della longa manus di agenti internazionali, spesso americani o tedeschi, talvolta anche inglesi o russi, a seconda dell’emotività del momento. Il presunto processo di disvelamento della verità che il maestro della macchinazione mette in atto suscita, nei suoi discepoli, un senso di gratitudine e di rancore per le versioni storiche tradizionali e le verità ufficiali, che potranno essere da allora in poi rifiutate in nome di una diffidenza mano a mano più radicata.
Tuttavia, rarissimi sono i casi in cui ai dietrologi viene richiesto di argomentare quel racconto che sostengono di aver compreso fino ad arrivare alle sue cause più remote. Anzi, eventuali confutazioni sono considerate una dimostrazione ulteriore della tenace avversione nei confronti della verità. La semplice denuncia che “le cose non stanno come sembra” fa presa su un’istintiva inclinazione a credere nella volontà oscurantista di qualcuno o di qualcosa al di sopra della nostra possibilità di comprensione. Un limite fatale, quindi, ci impedirebbe di scoprire e finalmente conoscere i meccanismi segreti che provocano stragi, particolari congiunture di eventi, vittorie elettorali, morti sospette. E, laddove non sia possibile mostrare dati oggettivi, sono l’insabbiamento delle prove, il depistaggio o lo spionaggio a fornire di volta in volta l’alibi per tali omissioni.
In tempi recentissimi l’inchiesta del giornalista statunitense Alan Friedman ha riproposto una nuova lettura complottista del presente politico: infatti il suo Ammazziamo il gattopardo (Rizzoli, pp. 300, € 18,00), adombra l’esistenza di una congiura internazionale, capeggiata da Angela Merkel e dalla speculazione finanziaria mondiale contro il compromesso governo di Silvio Berlusconi, sostituito con il più gradito Mario Monti dopo avere “manovrato” Giorgio Napolitano. Il Cavaliere è senza dubbio il più favorito dalla teoria della cospirazione, della giustizia a orologeria e delle toghe rosse, all’occorrenza utilizzate come difesa sia per i processi penali sia per gli attacchi politici. Al secondo posto si colloca il Movimento 5 Stelle, martire dell’ostruzionismo compiuto dai mass media e dalle lobby di palazzo.
Come opporsi, allora, a questa imponente propensione, quasi divinatoria, a riscrivere il passato, senza cadere nel rischio di un appiattimento altrettanto asfissiante e senza sottovalutare il potere di élites economiche e governative davvero esistenti? Forse tenendo conto che i complotti, pur presentandosi come spiegazioni osteggiate dalle classi dirigenti, sono essi stessi un efficace strumento per screditare nemici politici o creare nuovi capri espiatori: occorre, dunque, liberarsi dalle superstizioni epensare che la realtà storica è attraversata da dinamiche, equilibri e conflitti che abbiamo il diritto, ma soprattutto il dovere, di spiegare razionalmente.
Massimo Teodori, parlamentare radicale dal 1979 al 1992, è uno storico, autore di numerosi saggi in materia soprattutto di laicità e partitocrazia. Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale dal 1991 al 2010, è un giornalista e si occupa principalmente di politica estera e giudiziaria.
Le immagini: la copertina del libro e i protagonisti del presunto complotto politico italiano denunciato dal giornalista Alan Friedman.
Antonella Colella
(LucidaMente, anno IX, n. 101, maggio 2014)