Il sottotitolo del romanzo “Do ut des” (Bottega editoriale) di Vincenzo Lista rende bene i contenuti e la denuncia morale del libro
Un romanzo che è un vero e proprio “grido di allarme”, una ricostruzione accurata della società del nostro Paese, in cui dilagano disonestà, corruzione e ingiustizie, troppo spesso celate dietro una “consueta” quotidianità, dove, invece, tutto appare incredibilmente tranquillo.
Il titolo del libro che affronta tali tematiche è Do ut Des. Delitti e suicidi, imposte e tasse, sesso e corruzione (Bottega editoriale, Roma-Rende, pp. 160, € 10,00) di Vincenzo Lista e proprio il titolo è pienamente calzante con la storia narrata. Questo celeberrimo detto giuridico del mondo latino, infatti, è la perfetta sintesi del dare per ricevere, tipico della nostra società: “Io ti faccio un favore, a patto che tu me ne faccia un altro”. Tristi consuetudini – così è corretto chiamarle, purtroppo – che costituiscono uno scenario raccapricciante, una sorta di “baratto” finalizzato a eludere, in primis, quelle norme “etico-sociali” non scritte, ma che dovrebbero rappresentare un principio cardine in una società sana e democratica. Credere che tutto sia concesso, che tutto si possa ottenere senza alcun merito, senza alcuna competenza, è l’emblema di un male assoluto, un cancro incurabile che lacera, progressivamente, il tessuto sociale, danneggiando soprattutto chi, forse in maniera velleitaria, cerca di non sottostare a questa realtà insalubre, cercando di affrontare, appunto, la malattia, molto forte agli occhi della gente onesta.
L’autore unisce, all’interno della sua opera, generi diversi tra loro. Offre difatti al lettore caratteristiche tipiche del romanzo giallo, ispirandosi alla cronaca attuale, mescolando al contempo i tratti caratteriali e interiori dei personaggi, offrendo così un importante quadro introspettivo di questi ultimi, descrivendoli in un’ambientazione che va a rispecchiare pienamente il sistema malsano e corrotto in cui viviamo oggi, andando così a inserire l’opera nel genere psicologico. Lista, oggi in pensione dopo una carriera come dirigente in una importante società di riscossione delle imposte e delle tasse, conosce molto bene il mondo in cui si destreggia Adamo, il protagonista del romanzo.
Quest’ultimo è impiegato presso un’agenzia che si occupa di riscossione, e scopre tutte le falsità e quelle che, “pirandellianamente” parlando, potremmo definire “maschere della propria esistenza”. La sua migliore amica, Caterina, che amava segretamente, e sua sorella Sibilla, vengono barbaramente uccise. Da questo momento tutto il mondo sino ad allora conosciuto dallo stesso Adamo gli crolla addosso: evidente si palesa ai suoi occhi il contrasto netto tra la sua lealtà, il suo zelo, e un ambiente che è terribilmente marcio, corrotto e ambiguo. Fin qui si tratterebbe solo di un atroce dolore che può segnare un’esistenza. Poi scopre, attraverso una serie di indagini, che colei che amava e che stimava era in verità una prostituta che collaborava segretamente per la società dove Adamo lavorava, la Graf, affinché si ottenessero particolari agevolazioni: era stata organizzata una sorta di rete per convincere particolari clienti, tramata dal presidente Celli. Inseguendo tracce, indizi e intuizioni, tutto ciò che il nostro protagonista credeva di conoscere gli pare oramai una colossale bugia.
I meccanismi del potere, che sembrano tesi esclusivamente alla conquista di altro potere e all’accumulo di denaro, come scatole cinesi aprono agli occhi di Adamo nuovi scenari criminali, sempre più inquietanti. I crimini che vengono alla luce fanno sì che il romanzo, oltre a raccontare un delitto e a cercare il suo responsabile, ne sveli e ne denunci un altro. Il vero delitto al centro dell’attenzione, infatti, risiede proprio «nell’intero sistema», colpevole della propria immoralità, come si può capire dalla frase del protagonista che meglio di tutte va a riassumere l’intera opera: «Il mondo intorno a noi si dissolve, non rimane consapevolezza per comprendere, valutare quanto accade o è accaduto vicino a noi, nella società, né l’esperienza consente di valutare, di considerare con responsabilità e serietà tutto quello che abbiamo commesso riconoscendo i nostri errori».
Non a caso, nonostante la storia narrata «sia di pura invenzione», come tiene a precisare Lista, risulta tuttavia «assai verosimile». Tornano alla memoria Tangentopoli — “la madre di tutte le inchieste” — con l’illusione forse ingenua che un vento di moralizzazione potesse investire il malaffare; le tante cronache nazionali e locali che hanno tuttavia smentito quella speranza di rinnovamento; gli scandali economici, bancari e finanziari che compongono le cronache di ogni società (sarà questa la vera globalizzazione, in un mondo perennemente interconnesso?) come lo “scandalo della Banca Romana” in un paese unificato da poco più di trent’anni; la corruzione, tipicamente italiana, presente nei gangli delle istituzioni, ma anche nel settore privato, come dimostrano le ricerche statistiche e le indagini della magistratura. È il losco mondo dei privilegi, della cattiva politica, del “potere a ogni costo” a fare da sfondo a tutta la vicenda; quella realtà che svuota l’anima, che angoscia chi crede nella giustizia e nella verità, che spalanca le porte a chi fa della criminalità il proprio pane quotidiano, che azzera ogni certezza, che rende impotente chi desidera cambiare questo mondo, ma capisce, troppo presto, di non possedere i mezzi per farlo.
«Illeciti metodi di scambio, assenza di meritocrazia, slealtà, incompetenza» sono i mali che l’autore ascrive alla società italiana, i freni a un pieno sviluppo, lo sfondo in cui si muovono Adamo e gli altri personaggi. È intorno a una vera e propria questione morale, dunque, che l’autore intende stimolare la riflessione sul capitalismo avanzato. Molto azzeccato è dunque il sottotitolo del romanzo, Delitti e suicidi, imposte e tasse, sesso e corruzione, che rende perfettamente il quadro in cui Adamo è costretto a muoversi alla ricerca della verità, giocando una partita quasi impossibile, muovendosi in un mondo troppo ingiusto per un uomo pulito come lui, la cui unica arma è solo e soltanto l’onestà. Basterà tutto questo? Riuscirà a scalare una montagna infinita? Di chi potrà fidarsi?
Lista, già conosciuto, tra l’altro, per il romanzo Il garzone del maniscalco (Csa editore), ci offre un’opera che spinge alla riflessione, sempre attraverso i tempi e il registro tipici del giallo o, se preferiamo, del thriller, intriso di ampie dosi di suspense. Quel che è certo è che il giallo si trasforma anche in denuncia sociale, poiché al potere è spesso funzionale la persona acritica, senza identità e per questo supina al potere stesso, all’ideologia dominante, mancando di forza e volontà per metterli in discussione. Come accennato, non manca all’interno del romanzo il taglio di cronaca: ci sono infatti digressioni sugli aspetti delle indagini, e su cosa prova una persona al centro di una storia simile. Sembra che tutte le certezze della vita crollino addosso, dimostrando la vacuità dell’esistenza, come dimostra anche la figura tratteggiata del colpevole, che per sfinimento confessa, e dalla quale traspare un personaggio instabile psicologicamente, con una vita poco soddisfacente, non solo dal punto di vista lavorativo.
A giovare alla riuscita del romanzo, ha sicuramente influito, oltre alla storia, anche il linguaggio. Esso è poco tecnico e accessibile a tutti. I periodi sono brevi, e hanno uno stile e un linguaggio consoni da un lato a quella che è la cronaca giornalistica, e dall’altro a quello che è il romanzo psicologico, come dimostrano alcune frasi di Adamo, dalle quali emergono sconforto e sofferenza: «Ci sono stati d’animo, sensazioni, concetti che non si riescono a esprimere in certi momenti e subentra una strana consapevolezza che conduce a una amara osservazione: nella mia vita non avevo saputo interpretare il gusto di vivere, il modo per imparare a vivere».
E, ancora: «La mia esistenza passeggera sembrava fosse giunta al termine: non avevo più speranze, anche se il mio pensiero andava al futuro». In conclusione, si può dire che Do ut Des sia una storia attuale, una di quelle che ogni giorno si legge su Internet o si ascolta in tv. La trama, ben narrata e avvincente, offre tratti tipici della vita quotidiana, ma anche consigli importanti come quello di creare rapporti più umani ed empatici evitando così, usando le parole dello stesso autore, «la sottomissione all’umore del proprio interlocutore, istituzionale o privato» che sia. È una storia dalla quale un giorno, perché no, si potrà trarre ispirazione per una fiction di successo. Semplicemente una storia come tante, una di quelle, troppo spesso, erroneamente, ascritte in un mondo immaginario, irreale, suggestivo, senza accorgersi che tutto ciò che leggiamo in questo bellissimo libro è semplicemente la realtà, quella di tutti i giorni, fatta di menzogne e complotti, false amicizie e tante, troppe, delusioni.
Chiara Ferrari
(LucidaMente, anno XIII, n. 151, luglio 2018)