Le opere di sette cubani dialogano con quelle di altrettanti artisti di vari Paesi alla 55ª edizione della Biennale d’arte, apertasi in Laguna il 31 maggio scorso
Che cosa hanno in comune Cuba e Venezia? Fino al 24 novembre 2013 queste due realtà si intersecheranno nel Padiglione della Repubblica di Cuba, posto all’interno del Museo archeologico di piazza San Marco, in occasione della 55ª Esposizione internazionale d’arte biennale di Venezia. La perversión de lo clásico: anarquía de los relatos (La perversione della classicità: anarchia delle narrazioni) è una mostra incentrata sull’arte contemporanea curata, su incarico del commissario Miria Vicini, da due personalità di fama mondiale del settore, Jorge Fernández Torres e Giacomo Zaza.
Gli artisti invitati a collaborare hanno l’obiettivo comune di promuovere riflessioni sul significato della creatività, in bilico tra passato, presente e futuro, superando le frontiere geografiche e le barriere linguistiche e abbracciando le tematiche più disparate. Al centro dell’attenzione, infatti, vi sono il rapporto tra potere e informazione, l’uso mediatico, e spesso ripetitivo, delle immagini, la sessualità e la filosofia, approfonditi in un ambito fenomenico ed enigmatico, in cui si analizzano vari stadi processuali di cambiamento.
Sculture, installazioni di oggetti e performance di corpi immobili, estratti di video-animazioni realizzati con videocamere digitali, esperienze sonore e teatrali: gli artisti mettono in gioco ognuna di queste forme espressive, caricandole di significati socio-politici – riferiti alla realtà cubana ma anche a quella, globalizzata, di molti altri Paesi – e ponendo l’accento sull’informazione e sui cliché mediatizzati, ovvero immagini transitorie cui, ormai, la mente umana è assuefatta. Inoltre, scavando nelle storie dei soggetti in mostra e affiancando la contemporaneità al gusto antico di ciò che arreda il Museo archeologico nazionale, le emozioni vengono accentuate e le relazioni umane ingigantite.
Le opere dei protagonisti – poste, come narrazioni, dentro un effetto corale, risultato di un’intermittenza di voci e discorsi – accompagnano lo spettatore nella iconicità di una vita esasperata ed emarginata dal sistema. Sette artisti cubani dialogano con altrettanti artisti internazionali, convivendo all’interno di uno spazio – quello del Museo – dove il senso originario delle opere viene traslato nella loro nuova funzione di oggetti da esposizione. I partecipanti, con le loro creazioni, riorganizzano i rapporti tra realtà e finzione, linguaggio e potere, arte e tempo, facendo interagire le pratiche intermediali contemporanee e sviluppando un’immaginazione capace di andare oltre i territori culturali globalizzati.
Ogni lavoro presentato nella mostra genera un proprio contesto, con intenzioni che conducono alla scoperta dell’universo anche tramite “l’archeologia fugace del presente” e le costruzioni politiche delle singole nazioni. La pratica dell’arte contemporanea si trova, così, a contatto con le condizioni mentali e ideologiche delle diverse antiche civiltà, inventandosi un museo nuovo, senza collegamenti funzionali o storicisti: quello che i curatori della mostra, Torres e Zaza, definiscono il loro «piccolo Palazzo enciclopedico».
Il Museo archeologico – che fa parte del percorso museale integrato I musei di piazza San Marco – è aperto tutti i giorni, da aprile a ottobre, dalle 10,00 alle 19,00; da novembre a marzo, dalle 10,00 alle 17,00. Costo dei biglietti: intero € 16,00; ridotto € 12,00. Per ulteriori informazioni: tel. 041-2967663; 041-5225978; www.polomuseale.venezia.beniculturali.it.
Le immagini: Trenta busti raffiguranti Osama Bin Laden (2011, gesso) di Wang Du (Wuhan, Cina, 1956); 53+1=54+1=55 Letra del Año, performance di María Magdalena Campos-Pons (Matanzas, Cuba, 1959); Minimo Macho, Minimo Fêmea (2006, dalle riprese di No Quarto da Vanda, 2000, girate in Fontainhas, ex quartiere di Lisbona, con videocamere digitali) di Pedro Costa (Lisbona, 1959).
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno VIII, n. 90, giugno 2013)