Le dichiarazioni di Gunther Rederlechner, del Servizio Hospice: «Così l’autodeterminazione della persona non è più presente e potrebbero infliggersi sofferenze inutili al paziente»
Il Servizio Hospice della Caritas altoatesina si dichiara deluso dalla recente approvazione del disegno di legge sul testamento biologico alla Camera dei deputati.
«Così l’autodeterminazione della persona non è più presente per le situazioni in cui, per i più diversi motivi, non si può decidere da soli», afferma Gunther Rederlechner, responsabile del Servizio Hospice della Caritas.
In effetti, secondo gli standard internazionali, un testamento biologico serve allorquando una persona non è più in grado di comprendere, di esprimere il proprio giudizio o di comunicare le proprie volontà a causa di una malattia invalidante o nella fase terminale della vita. Il rispetto della volontà o l’autodeterminazione sono però necessari allo scopo di salvaguardare la dignità del morente e dei malati, anche se questo non significa semplicemente il “compimento di un desiderio”, piuttosto si tratta di armonizzare il bene del paziente con la sua volontà.
«II fatto che un testamento biologico non comporti alcun vincolo di responsabilità per il medico, introduce una relazione di sfiducia nel rapporto medico-paziente», sostiene Rederlechner. «Sarebbe importante trovare una via di mezzo tra l’obbligo di attenersi in modo assoluto alle direttive contenute nel testamento biologico – che non lascerebbe alcun margine di intervento giustificato a medici, infermieri e famigliari – e l’assoluto svincolo e libertà da parte del personale medico rispetto ad ogni tipo di intervento sanitario, come prescritto da questa legge».
Sarebbe certamente il caso di proporre – come nella vicina Austria – un testamento biologico “rispettoso” delle volontà del paziente. In quel caso il medico è obbligato a rispettare le direttive anticipate di trattamento e a tenerle in debito conto nel suo processo decisionale. Nel caso decida in contrasto con la volontà del paziente, deve giustificare questa sua scelta. Ma non prevedere alcun vincolo di responsabilità – come deciso in Italia – farà emergere il problema che le persone in futuro non si affideranno al testamento biologico come strumento di tutela dei loro diritti.
«Ognuno penserà: “Perché dovrei perdere del tempo e riflettere su questo tipo di disposizione se, alla fine, non conterà nulla?”», si chiede Rederlechner.
Il Servizio Hospice di Caritas giudica criticamente anche il fatto che l’alimentazione e l’idratazione artificiali, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, non possono essere respinte o interrotte.
«È comprovato che, nella fase terminale della malattia, l’idratazione artificiale del paziente risulta spesso più dannosa che altro. Se imposto per legge, ciò comporterebbe non solo benefici ma anche sofferenze inutili al paziente», afferma Rederlechner. «Dal momento che l’alimentazione e l’idratazione artificiale necessitano di un intervento medico, è giusto che tale decisione sia valutata da un medico, sempre però nel rispetto delle volontà espresse dal paziente in ogni sua forma», conclude il responsabile del servizio Hospice.
(m.a.)
(LucidaMente, 9 agosto 2011)
In merito all’infame disegno di legge licenziato – per ora – dalla Camera dei Deputati, mentre rileviamo con soddisfazione che all’interno della Chiesa cattolica stanno sempre più emergendo posizioni “laiche” rispetto alla posizione “fondamentalista” della gerarchia vaticana sul tema della fine della vita, non possiamo non rilevare che la Caritas altesina si limita a dare “un colpo al cerchio e uno alla botte”.
Cosa significa infatti “Il medico è obbligato a rispettare le direttive anticipate di trattamento e a tenerle in debito conto nel SUO processo decisionale”? E se decide di non tenerne conto, cosa succede? Dice la Caritas altoatesina “Nel caso decida in contrasto con la volontà del paziente, DEVE GIUSTIFICARE la sua scelta”.
A chi? Al medico primario? ai parenti del paziente, ed a quali parenti nell’ordine di preferenza? Al Giudice, e in base a cosa deciderà il Giudice? Oppure a Dio? Ed a quale Dio se il medico non è cattolico oppure è ateo oppure semplicemente agnostico? Oppure semplicemente alla sua coscienza, con le prevedibili conclusioni nel caso di medici “obiettori” di coscienza?
Circa l’idratazione e l’alimentazione forzata, la Caritas altoatesina ammette che sono un trattamento sanitario, ma anzichè concludere che possono essere rifiutate dal paziente perviene alla conclusione che “è giusto che siano valutate da un medico, sempre però nel rispetto delle volontà espresse dal paziente in ogni sua forma”. E se la valutazione del medico non combacia con quella del paziente, chi decide? Insomma, si ritorna al circolo vizioso sopra descritto.