In occasione del ventennale della morte dello statista italiano e dell’uscita del film a lui ispirato, un nostro lettore ci scrive dalla capitale del paese nordafricano
Sono un italiano che vive a Tunisi da alcuni anni. Qui, in occasione del ventennale della sua scomparsa, Bettino Craxi è stato adeguatamente celebrato. D’altra parte, si trattava di una personalità autorevole che è stata ospitata dall’ex dittatore della Tunisia, Zine El-Abidine Ben Ali, di cui era amico personale e che aveva contribuito a mettere al potere (il famoso “golpe medico”) alla faccia degli arroganti francesi (altri tempi…).
Anche la comunità italiana di Tunisi lo ha molto celebrato, dal momento che, senza dubbio, essa era più potente e più ricca quando al potere vi era Ben Ali. Sul giudizio storico: dipende sempre dal punto di vista con cui lo si guarda e lo si valuta, come per tutte le figure politiche. In questo senso la Storia mi sembra sempre disciplina molto personale, perché l’oggettività riflette sempre l’impianto morale con cui si tenta di definirla. Su Craxi in particolare, i reati di cui era accusato fu lui stesso in fondo ad ammetterli al processo, e fu una buona strategia difensiva. Nella guerra fredda di Ronald Reagan, Craxi giocò bene le sue carte con i piedi nelle due scarpe, e godette di questa congiuntura favorevole. Chi ha vissuto quegli anni avrà senza dubbio il rimpianto dell’età dell’oro. Tuttavia, se si fosse stati più oculati, oggi non avremmo certe ruggini che ci appesantiscono abbastanza e producono poi tensione sociale.
Credo che ci trasciniamo dietro ancora troppo il dibattito politico della Prima repubblica, per poterlo vedere in una luce chiara e definitiva. In questo senso, il leader socialista ha di certo agito per gli interessi italiani, ma anche per i suoi; un grande statista dovrebbe pensare però anche agli italiani del futuro, mentre credo che, forse, lui fu troppo schiacciato nella contemporaneità.
L’immagine: la locandina del film di Gianni Amelio Hammamet.
Lettera firmata
(LucidaMente, anno XV, n. 169, gennaio 2020 editing e formattazione del testo a cura di Carmela Carnevale)