Così, alla fine, nella fatidica “serata degli Oscar”, I segreti di Brokeback Mountain del regista taiwanese Ang Lee è stato battuto sul filo di lana da Crash. Contatto fisico di Paul Haggis (già candidato all’Oscar come sceneggiatore del pluripremiato Million dollar baby).
Crash si è aggiudicato anche le statuette come migliore sceneggiatura originale (ancora Haggis e Bobby Moresco) e miglior montaggio (Hughes Winborne). Il film di Lee, d’altro canto, ha ricevuto i premi pure per la sceneggiatura non originale (di Larry Mc Murtry e Diana Ossana) e per la colonna sonora di Gustavo Santolalla.
Miglior film straniero il sudafricano Tsotsi di Gavin Hood, mentre allo sfavillante Memorie di una geisha sono state riconosciuti, ovviamente, la migliore fotografia (Dion Beebe), i migliori costumi (Collen Atwood) e la migliore scenografia (Stuart Craig e Gretchen Rau). A bocca asciutta l’italiano La bestia nel cuore di Cristina Comencini.
Per Crash, un pugno allo stomaco del buonismo “multietnico” e “multiculturale”, rimandiamo il lettore alla recensione della nostra Claudia Mancuso, apparsa in direfarescrivere, n. 1. Vediamo, invece, il film del cineasta di Taiwan.
Due giovani cowboy e il Wyoming – I segreti di Brokeback Mountain, già vincitore del Leone d’oro alla 62. Mostra del cinema di Venezia, è un piccolo gioiello firmato dalla mano sapiente di Ang Lee (Hulk, 2003; La tigre e il dragone, 2000; Tempesta di ghiaccio, 1997; Ragione e sentimento, 1995; Il banchetto di nozze, 1993). Tratto dal racconto Gente del Wyoming del premio Pulitzer Anne Proulx, il film è ambientato nell’estate 1963 a Signal, in uno degli stati meno popolosi d’America. Due giovani cowboy, Ennis Del Mar (Heath Ledger) e Jack Twist (Jake Gyllenhaal), vivono sulla grande e selvaggia montagna di Brokeback la trasformazione della loro amicizia in un sentimento più intimo. Lacerati da una passione inaspettata, disperata, devastante e proibita, Ennis e Jack si ameranno in una cornice dalla bellezza brutale, gli aspri e straordinari paesaggi del Wyoming. Quella vissuta dai due cowboy sarà, però, una storia impossibile, poiché al termine della stagione estiva entrambi saranno costretti a lasciare Brokeback per seguire ciascuno la propria strada, la strada delle convenzioni sociali e di un’esistenza ordinaria.
Un amore impossibile – Benché sia stato catalogato da molti critici come un “gay western“, I segreti di Brokeback Mountain è in realtà una tragica storia d’amore impossibile. Che, poi, non si tratti di amore eterosessuale, costituisce soltanto un dettaglio. Ad Ang Lee spetta, infatti, il grande merito di aver portato finalmente sul grande schermo la passione omosessuale priva di stereotipi, patetismi e ipocrisie. Il legame tra Ennis e Jack è un legame autentico, violento, profondo, drammatico e non conosce classificazioni, né schemi preconcetti. Proprio per questo, la vicenda è inserita in uno dei contesti che l’immaginario collettivo associa ineluttabilmente al machismo: il western, il genere che più di ogni altro richiama alla memoria uomini rudi e aspri che cingono le loro donne con abbracci ferini. E, così, I segreti di Brokeback Mountain infrange modelli culturali consolidati per restituire loro una prospettiva più ampia, ricca di sfumature e per questo più vera, meno legata alle categorizzazioni tra etero e omo. L’unica nota stonata di un’opera riuscita e ben confezionata risiede tuttavia nella discontinuità della narrazione. Al ritmo impeccabile del primo tempo non corrisponde appunto la stessa fluidità della seconda parte, dove compare qualche indugio di troppo.
L’immagine: la locandina de I segreti di Brokeback Mountain.
Amalia Tagliaferri
(LucidaMente, anno I, n. 2, marzo 2006)