La deputata radicale Farina Coscioni contro il mancato aggiornamento nel Servizio sanitario nazionale dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e del Nomenclatore: si rischia che siano i sofferenti a dover pagare di tasca propria apparecchiature essenziali per la loro vita
Dalla mezzanotte di sabato 27 ottobre ho intrapreso uno sciopero della fame di dialogo e fiducia. Nei giorni scorsi un’analoga iniziativa era stata presa da numerosi malati di Sla (sclerosi laterale amiotrofica) e di altre malattie neurodegenerative: una difficile, estrema iniziativa per persone che sono affette da malattie gravi e debilitanti e che certamente aggrava le loro quotidiane difficoltà.
La battaglia è contro il mancato aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e del Nomenclatore (il Nomenclatore tariffario è il documento emanato e periodicamente aggiornato dal Ministero della Salute che stabilisce la tipologia e le modalità di fornitura di protesi e ausili per disabili a carico del Servizio Sanitario Nazionale, ndr), che affida al Sistema sanitario le spese per i moderni dispositivi, indispensabili per la comunicazione. La Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e altre grave patologie neuro-degenerative sono malattie costose, che ti dissanguano, oltre a prostrarti e assorbirti. Della decisione è informato il presidente del Consiglio Monti e i ministri della Salute Balduzzi e delle Politiche sociali Fornero.
Con il mio corpo sano ho voluto prendere il loro posto in una ideale, ma anche concreta staffetta: una iniziativa insieme di “supplenza” e di dialogo, che intende – con gli strumenti della nonviolenza – fornire un’arma in più per superare gli ostacoli e gli impedimenti alla soluzione di questa annosa questione. In un articolo per Repubblica.it illustro tutte le ragioni di questa iniziativa (http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2012/10/31/news/sclerosi_laterale_amiotrofica_sciopero_della_fame_di_farina-coscioni-45619228/).
Maria Antonietta Farina Coscioni
(LucidaMente, anno VII, n. 83, novembre 2012)