“Cosa ne pensi delle elezioni?”. Alla mia domanda quasi tutti sbarrano gli occhi e con il tono più naturale del modo mi chiedono di rimando: “Che elezioni?”. Questa è stata la risposta che ho avuto parlando non solo con ragazzi e ragazze giovani, in una fascia d’età compresa tra i 18 e i 22 anni, ma anche con adulti e anziani che però hanno usato un tono più malizioso. I giovani appena maggiorenni mi raccontano che la politica secondo loro non serve a niente, che a loro non piace, che è solo una perdita di tempo.
Giacomo, 21 anni, iscritto alla facoltà di Lingue e Letterature straniere, racconta: “La politica non esiste più, in Italia almeno. Preferisco fare altro. Perché dovrei perdere del tempo a informarmi su chi sono i candidati e quali sono i loro programmi? Tutti fanno solo quello ciò che è più conveniente, così lo faccio anche io”.
La percezione dei disinteressati
Anche se le persone cercano di sfuggire all’informazione riguardante le elezioni, dalla propaganda non si scappa. I media ci raggiungono sempre e comunque, nascondersi è praticamente impossibile perché le campagne sono portate avanti via radio, su internet, sui giornali, in televisione, sui cartelloni lungo le strade.
Alfonso, impiegato comunale, 56 anni, dice che non si è ancora informato, che nemmeno sa se lo farà perché ha perso l’interesse: “Chiaramente ne sento parlare, i candidati sono ovunque ma per ora quelli che mi saltano agli occhi e che direi che occupano il 90% dell’attenzione mediatica bolognese sono Delbono, Guazzaloca e Cazzola, i tre big“.
Federica, 27 anni, interprete: “La mia famiglia è sempre stata di sinistra e io di conseguenza ho sempre votato da quella parte; credo di non avere una coscienza politica e non credo nemmeno di volerne una; continuerò a votare a sinistra perché ho rispetto per i miei parenti e per la loro opinione e sinceramente mi va bene così”.
La percezione degli interessati
Non tutti però hanno perso completamente l’interesse e la voglia di informarsi sulle vicende della politica cittadina.
Lorenzo, 26 anni, partecipa a un master per operatori di pace nella mediazione dei conflitti internazionali, ha idee ben precise e non ha perso la speranza di poter partecipare concretamente: “Votare vale sempre la pena, l’espressione del voto è sempre una manifestazione di libertà, ogni volta che si entra in un seggio ci si avvicina alla politica reale, poi, fino all’elezione successiva, questo sentimento si assopisce”.
Valentina, 28 anni, insegnante di scuola materna, ha sempre avuto una coscienza politica sveglia, si è sempre informata e ha sempre espresso un parere chiaro sulle sue preferenze; dei nuovi elettori parla così: “I giovani bolognesi sono molto legati ai partiti, ci sono poche spinte innovative ma, forse, ora il fatto che Guazzaloca faccia parte di una lista civica sarà un’ottima possibilità di riavvicinarli alla politica reale senza la mediazione dei partiti”. Valentina ci dice che spera che i bambini che oggi spinge verso il futuro siano degli adulti politicamente più responsabili e consapevoli delle ultime generazioni.
I critici
Federico, 28 anni, studente di filosofia, a proposito di elezioni comunali e di politica si esprime così: “Assumo una posizione critica a priori, “nasando” la fregatura, da entrambe le parti. La mia opinione è che nessuno voglia vincere: la sinistra candida degli sconosciuti e la destra candida duecento persone creando una frammentarietà nient’affatto utile. Nessuno vuole in mano Bologna oggi perché il programma più probabile è quello di renderla meno appetibile in modo da diminuire l’afflusso di studenti e migranti e nessuno vuole assumersi la responsabilità di rovinare deliberatamente una città”.
Antonia, 24 anni, è invece dell’idea che questa situazione negativa della politica italiana e bolognese sia positiva: “Intendo dire che la gente è passiva e che gli stessi politici lo sono; questo porta inevitabilmente a un’implosione/esplosione della politica cittadina e statale. Dal quel punto in poi si potrà solo ricostruire e credo che ci sarebbe molta gente pronta a tirarsi su le maniche”.
E gli anziani?
Il signor Pierino ha 81 anni, nella sua vita ha svolto diversi lavori. L’ultimo è stato quello di ambulante al mercato della Piazzola, dove vendeva tessuti e biancheria da casa. Oggi è in pensione. Vota a sinistra da una vita e continuerà a farlo finché campa nonostante, afferma, le cose non vadano più come qualche tempo fa: “Una volta la destra e la sinistra erano molto diverse, ora non si capisce più niente, i politici parlano moltissimo ma sono solo parole, i fatti noi anziani non li vediamo”, ci dice con forte accento bolognese.
Anna, 76 anni, è originaria di Napoli ma vive a Bologna da tutta la vita, ha sempre lavorato e non ha intenzione di smettere, fa le pulizie in diverse case e ormai si è affezionata alle famiglie dov’è impiegata. La signora Anna è sicura che prima o poi la sinistra tornerà a fare qualcosa di buono anche se per il momento non danno molte speranze: “Ma cosa vuoi fare? A votare bisogna andarci ugualmente, se non vogliamo regalare un voto a una maggioranza che non ci piace”.
Bologna la rossa o Bologna la grassa?
Bologna la rossa ha da tempo perso la propria bussola politica, trasformandosi in Bologna la grassa. Sembra che la politica non sia più il suo interesse principale, il passato impegnato è stato sopraffatto dalla buona cucina. I cittadini più anziani si ricordano dei movimenti e dei partiti che c’erano una volta.
“Ma è normale che sia così – ci dice Giovanni, 59 anni architetto, con un gesto della mano – i nostri figli non hanno avuto la necessità di lottare per guadagnarsi quello che hanno e le comodità in cui vivono e neanche le nuove generazioni hanno questo bisogno”.
Maria, 57 anni, insegnante di Latino al liceo, continua: “Anche noi abbiamo trovato la ricchezza nel dopoguerra e l’entusiasmo della ricostruzione di quel periodo; è stato proprio questo che ci ha spinto a impegnarci attivamente in politica, sapevamo di avere molto da perdere. E lo sappiamo ancora oggi. Oggi i giovani non hanno la consapevolezza di come fosse prima la vita; per loro il mondo è sempre stato comodo e fortunatamente di guerra si sente parlare solo in televisione”.
L’immagine: ombre di cittadini davanti al “Palazzo”.
Erika Casali
(LM BO n. 3, 15 maggio 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 41, maggio 2009)