I lavoratori che non mollano: lettera aperta del Partito socialista di Bologna ai presidenti della Repubblica e dell’Emilia-Romagna
Qual è la prima linea di chi combatte il coronavirus? Oltre il personale medico di ogni ordine e grado, sono tanti coloro che svolgono servizi essenziali per la popolazione, ben poco riconosciuti nonostante il coraggio e il senso di responsabilità messo nel loro quotidiano lavoro a contatto con il pubblico.
Lavoratori dei supermercati che, in servizio alle casse, non possono rimanere distanti un metro dai clienti, operatori delle farmacie comunali e private senza contratti rinnovati da anni che non possono certo lanciare i medicinali oltre il banco o non svolgere il servizio cup, lavoratori a chiamata senza cassa integrazione né malattia, per i quali non esistono più le domeniche, che sono obbligati alla vicinanza con i clienti. Ma poco si parla di loro, e allora vorremmo, passata l’emergenza, poter incontrare con una delegazione le personalità che hanno difeso l’onore d’Italia in un momento in cui la paura poteva trasformarsi in panico e la disgregazione prodotta dalle polemiche in una disfatta non di qualcuno o qualcun altro, ma di tutto il Paese: i presidenti della Repubblica e della nostra Emilia-Romagna.
Potevamo aggiungerci agli schiamazzi di coloro che criticano ma non propongono, che dividono suscitando parole e comportamenti che offendono e feriscono. Invece, preferiamo la mano tesa dell’Emilia-Romagna verso i lombardi e i veneti: questo è essere “fratelli d’Italia”, non certo erigere un muro sul Po nella falsa illusione di contenere un contagio ma spargendo invece quello del disprezzo e dell’odio fra italiani. In questo caso il lavoro acquista tutto il suo valore sociale di servizio verso sé stessi e gli altri, non solo come fatica in cambio di un compenso. È il concetto che, prima di entrare nella Costituzione repubblicana, si trovava già nello Statuto delle società operaie di mutuo soccorso, quel “patto di fratellanza” che risale all’anno 1871. Da esso ha tratto origine la nostra cultura riformista che unisce, e non contrappone, libertà ed eguaglianza. Di fronte al ritorno ai muri e alle condizioni del passato vogliamo recare esempi positivi, affinché, all’inverno dell’odio e della divisione, subentri una primavera di rinascita italiana.
Paolo Sartori (Dipartimento Lavoro del Partito socialista italiano – Federazione di Bologna)
(LucidaMente, anno XV, n. 171, marzo 2020 – supplemento LM EXTRA n. 36, Speciale Coronavirus)