Sei “Amori clandestini” (Sovera edizioni) narrati da Italo Ghirigato
Che cos’è l’amore? Dall’alba dei tempi, poeti, scrittori e filosofi hanno cercato di dare una definizione e hanno scritto al riguardo pagine memorabili. L’amore, si sa, è un sentimento che non può essere catalogato, non conosce schemi o limitazioni.
Dovevano saperlo molto bene gli antichi Greci se, per definirlo, erano soliti utilizzare più termini, con l’obiettivo di distinguere le diverse sfumature che esso poteva assumere: primo fra tutti c’era l’agàpe, ossia l’amore incondizionato, quello che non conosce ragione, che non ha bisogno di essere ricambiato; poi la philìa, ossia l’amore tra amici da cui ci si aspetta un ritorno; quindi l’amore dettato dal puro affetto e dal piacere; e infine l’eros, ossia l’amore sessuale, la passione, l’istinto.
Gli elegiaci greci e latini, inoltre, vi hanno dedicato i versi più belli: senza Callimaco, Virgilio, Tibullo e Properzio non sarebbero nati il dolce stil novo, i romanzi d’appendice o le poesie di Pablo Neruda e Federico García Lorca, per arrivare ai nostri giorni.
Che l’amore non conosca schemi predefiniti lo dimostrano chiaramente i racconti di Amori clandestini (Sovera edizioni, pp. 144, € 12,00), l’ultimo lavoro di Italo Ghirigato, in cui si parla di storie d’amore avvolte da una patina di disincanto e, come per antitesi, di illusione, storie in bilico tra atmosfere retrò e situazioni postmoderne. Sei sono in tutto i racconti, uno il filo conduttore che li lega: l’amore non convenzionale, dettato dal puro istinto, che non conosce banalità e astrattezze. Questo il motivo della raccolta, dunque, alla quale è stata sapientemente associata da Margerita Ganeri – docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università della Calabria – la metafora della liquidità, come idea di «sostanza inconsistente e scivolosa, che non si ferma, che non ha forma, che deborda e non rispetta gli argini».
Una chiesetta di provincia, una bacheca, una lista di nomi di persone accusate di presunti rapporti “illeciti”: questi gli elementi che costituiscono l’incipit del primo racconto, Amori clandestini, che dà il titolo a tutto il libro. Elisa e Alex, i protagonisti di questa surreale vicenda, sono entrambi accusati ingiustamente di tradimento dai rispettivi partner. Ma, per una strana ironia del destino, ecco che i due finiscono con l’incontrarsi…
Con un fatto di cronaca nera, invece, si apre il secondo racconto, Un amore finito sulle strisce a zebre. Protagonisti questa volta sono Maria e Saverio, due anziane persone che vivono la loro storia con disincanto, senza inganni. Finché un investimento sulle strisce a zebra li costringe a un ripensamento.
Proseguendo con la nostra analisi, si resta affascinati dalla penultima storia della raccolta, Adulterio sul treno, in cui si fondono i pensieri, gli sguardi e le attenzioni discrete tra un uomo, seduto nel proprio scompartimento, e una ragazza sedutasi di fronte a lui. Una storia breve che dura giusto il tempo del viaggio della ragazza e che si dissolve quando lei scende dal treno.
Peculiarità stilistiche
«Il lettore si imbatte in uno stile nitido, riflessivo, senza punte drammatiche, improntato a un senso di consapevole leggerezza che fa venire in mente soprattutto Italo Calvino, e in particolare i suoi racconti de Gli amori difficili», così definisce la Ganeri lo stile dell’autore.
Ghirigato, che ha già all’attivo diverse opere narrative – tra le quali Un crucco in classe (Edizioni Praxis, 1997) e Autobus. Storie rubate (Curcu & Genovese, 2010), racconti premiati in alcuni concorsi – segna il suo stile con arte e maestria. Caratteristiche dei suoi racconti sono la descrizione minuziosa dei particolari e degli ambienti e la concatenazione di sentimenti e degli stati d’animo dei protagonisti. Veri e propri loci amoeni caratterizzano alcune storie: azalee, rododendri, boschetti appartati, alberi di ciliegi, costituiscono la cornice narrativa di Un’anima e un corpo. Particolarmente efficace risulta inoltre la descrizione dell’incontro tra i protagonisti di Adulterio sul treno: sguardi fugaci, attenzioni discrete, posizioni sospese; il tutto condito da una incessante curiosità di sapere, di conoscere l’altro.
E si rimane colpiti da una costante, ossia dall’aprosdoketon, parola greca che significa «l’inatteso» (o fulmen in clausola), molto caro agli epigrammisti greci e latini, con il quale il lettore viene colto dal finale a sorpresa che chiarisce l’intera vicenda e fornisce una chiave interpretativa per capire la storia d’amore.
Emanuela Pugliese
(LM EXTRA n. 27, 16 gennaio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 73, gennaio 2012)