Nel corso di un convegno svoltosi a Lamezia Terme numerosi esperti hanno parlato dei difficili rapporti che sussistono tra finanza pubblica locale e statale
Da gennaio 2015, in virtù del Decreto legislativo n. 118 del 2011, le amministrazioni pubbliche territoriali e i loro enti strumentali in contabilità finanziaria devono conformare la propria gestione a regole uniformi, definite sotto forma di principi contabili generali e applicati.
Gli intenti principali della riforma sono stati illustrati da esperti del settore durante l’evento formativo Riforma della contabilità degli Enti locali e regionali (difficoltà ed opportunità), tenutosi nello scorso settembre presso la sala Napolitano di Lamezia Terme (Catanzaro), sotto l’egida dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili della città, con il patrocinio del Comune e in collaborazione con l’Associazione nazionale certificatori e revisori enti locali (Ancrel). Ha moderato e aperto i lavori Antonino Costantino, assessore al bilancio del Comune di Lamezia Terme. Dopo i saluti di Paolo Cosentino, presidente dell’Ordine dei commercialisti, sono intervenuti Francesco Delfino, componente del gruppo tecnico del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e Massimo Balducci, docente di Teoria dell’Organizzazione all’Università di Firenze ed ex insegnante dell’Istituto universitario europeo di Scienza dell’amministrazione di Maastricht.
Delfino ha chiarito gli obiettivi prioritari della nuova contabilità: «Gli intenti dei nuovi principi contabili sono: trasparenza dei conti pubblici, leggibilità dei risultati gestionali degli enti e maggior controllo su entrate-uscite delle risorse e sui tempi di spesa pubblica. Con questo nuovo sistema contabile il legislatore vuole che Comuni, Province, Regioni siano più responsabili nei conti pubblici per un miglior controllo sulle entrate e e sulle spese relative al territorio di riferimento, mantenendo costantemente controllati gli equilibri dei propri bilanci» (cfr. Francesco Delfino, L’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, in www.reteconomy.it).
Balducci ha espresso il proprio apprezzamento sulla normativa che entrerà in vigore nel 2015: «La speranza è che finalmente con questa riforma sindaci e assessori possano dare ai dirigenti le risorse e le direttive per consentire la realizzazione dei servizi per i cittadini. È necessaria una maggiore responsabilizzazione». Hanno poi preso la parola Gennaro Bianco, presidente regionale dell’Ancrel e membro del consiglio nazionale, che ha rivolto un saluto ai commercialisti e revisori della Provincia di Catanzaro presenti, e Luigi Marattin, docente del Dipartimento di scienze socio-economiche di Bologna e assessore al bilancio del Comune di Ferrara, che dal 2009 ad oggi ha ridotto il debito pubblico del comune emiliano di un terzo, facendolo scendere da 167 a 118 milioni di euro.
Marattin ha descritto il rapporto malato che esiste nel Belpaese tra finanza pubblica locale e statale, spiegandone così i motivi: «Lo Stato ci rende esattori e i cittadini addossano le responsabilità ai comuni, i cui debiti ammontanoa circa 103 miliardi di euro, mentre lo Stato ne ha per 2.000 miliardi e sta scaricando il costo della riduzione del deficit pubblico sugli enti locali. Con la Tares (il tributo sui rifiuti) di quest’anno in tutti i comuni italiani c’è un aumento medio della tassa del 13,58%. La responsabilità degli enti locali è dell’1,50% il resto è un’addizionale statale:aumentano le tasse municipali, ma non il bilancio comunale. Lo Stato è entrato nel merito anche dei fondi che potrebbero incrementare le casse comunali, ad esempio con il bonus sconto del 30% sulle multe relative alle violazioni dei divieti di sosta pagate entro 30 giorni. Così si è incentivatoil pagamento rapido delle multe, ma in un Comune come Ferrara ciò ha creato un buco erariale di un milione di euro!».
«Una norma del “decreto del fare” entrato in vigore ad agosto − ha continuato poi Marattin −prevede che, se un comune vende un immobile, il 10% del ricavato vada allo Stato, al fine di ridurne il debito pubblico. Lo Stato ha attualmente 550 milioni di patrimonio non vincolato: perché non mette in vendita questi immobili? Questo non è un discorso di “destra” o di“sinistra”. La Tares è del 2011 ed è stata voluta dalgoverno Monti, il “decreto del fare” è stato approvato dal governo Letta. Qualche anno fa con altri comuni, tra cui anche Lamezia Terme, abbiamo firmato un appello al governo, rimasto inascoltato, in cui erano contenute proposte concrete. Si è trattato di un tentativo di fare rete e questo convegno è un’altra piccola occasione di confronto».
Le immagini: Francesco Delfino (fonte: www.reteconomy.it); Luigi Marattin (fonte: www.unibo.it); un momento del convegno di Lamezia Terme.
Dora Anna Rocca
(LucidaMente, anno VIII, n. 94, ottobre 2013).