Non vi è alcun dubbio che Umberto Tozzi sia una delle figure più rappresentative della musica leggera italiana. La sua lunga stagione artistica, oltre a essere contraddistinta da una serie di successi conosciuti e cantati da tutti, si caratterizza per la sensibilità, la misura e il garbo dei suoi componimenti che ben si abbinano alla riservatezza dell’uomo e del personaggio. Queste alcune considerazioni contenute in Quando la musica è poesia. Il mondo di Umberto Tozzi (inEdition editrice/Collane di LucidaMente, pp. 96, € 12,00 – terzo volume della collana di saggistica Gli itinerari del pensiero) di Stefano Bastianini, che è non solo un fan dell’artista torinese, ma anche un attento e delicato “ascoltatore” e “lettore” delle opere di Tozzi.
La pubblicazione si caratterizza per la ricchezza delle notizie, l’ampia scelta dei testi analizzati, la puntuale ricostruzione cronologica del percorso artistico del noto cantautore; inoltre in essa è contenuta una completa discografia.
Ecco un brano del libro, nel quale Bastianini ricostruisce lo scenario della musica leggera italiana alla fine degli anni Ottanta, inserendo in tale contesto lo splendido album di Tozzi Gli altri siamo noi.
In questi anni il panorama musicale italiano è profondamente mutato, vuoi per la presenza di nuovi interpreti, vuoi per le mutate esigenze del pubblico e vuoi per l’ampia diffusione di altri meccanismi di produzione discografica.
Sul fronte delle nuove figure alla ribalta cito Vasco Rossi, Zucchero, Ligabue, Luca Carboni, a rappresentare un periodo, quello di fine anni Ottanta, che anche nella musica coincide con la presa di coscienza di realtà diverse.
I testi sono quelli che più fortemente risentono dell’influsso di esigenze forti, testi più impegnati, talvolta strettamente connessi alla sfera sociale.
L’artista in genere deve cogliere i segnali, specie se vuole avere un seguito di pubblico, perché indubbiamente questi segnali incidono sulle giovani generazioni.
A differenza degli anni Settanta, in cui vi era stata una più marcata opposizione al sistema, gli anni Novanta sono spesso di opposizione alla società, ma non in maniera così decisa quanto in passato.
Segno, a mio modo di vedere, di una maggiore consapevolezza da parte dell’opinione pubblica del fatto che a volte non serve molto prendere posizioni aprioristiche e troppo certe, ma che è meglio confrontarsi, dialogare, anche indipendentemente dal risultato finale.
Gli altri siamo noi
Sul finire degli anni Ottanta, assistiamo in Europa e nel mondo intero a rapidi mutamenti che interessano le strutture politiche degli stati; il crollo del muro di Berlino nel 1989, l’uscita di scena del regime sovietico, la rivolta di piazza Tienanmen, mettono in evidenza figure come quella dell’ex presidente sovietico Gorbaciov, che ha tracciato la fase di transizione e non ha purtroppo potuto esprimere pienamente una via alla democrazia.
La musica d’autore non è avulsa o insensibile alle tematiche sociali e ai cambiamenti, recepisce i contenuti, attua a suo modo una forma di protesta per quanto è nelle sue corde incidere, e rimarca battaglie che ogni stagione porta con sé.
In questa ottica Tozzi lancia un segnale.
In fondo “siamo tutti vittime e carnefici”.
Dopo quattro anni di silenzio esce Gli altri siamo noi, album che segue la seconda apparizione di Umberto al Festival della canzone italiana. Nella sala dell’Ariston la voce inconfondibile di Umberto riecheggia alle prime strofe de Gli altri siamo noi:
“Non sono stato mai più solo di così
è notte ma vorrei che fosse presto lunedì
con gli altri insieme a me per fare la città
con gli altri chiusi in sé che si aprono al sole
come fiori quando si risvegliano, si rivestono,
[…]”
Questo è l’album più riuscito dell’artista negli anni Novanta, un album nel quale sono rimarcati il degrado e le contraddizioni in cui versa la nostra società, ma anche le speranze per un futuro diverso.
Oltre ai classici temi dell’amore per la donna e per i bambini, figure a cui Umberto da sempre ha riservato uno spazio particolare nella sua produzione artistica, cito Un fiume dentro il mare, La strada del ritorno, con una chiara allusione autobiografica alla lunga parentesi lontano dai fan.
(da Stefano Bastianini, Quando la musica è poesia. Il mondo di Umberto Tozzi, inEdition editrice/Collane di LucidaMente)
L’immagine: la foto di copertina del libro: Umberto Tozzi in concerto.
Jessica Ingrami
(LucidaMente, anno IV, n. 44, agosto 2009)