Nel suo “False flag” (Arianna Editrice) Enrica Perucchietti rivela i meccanismi all’origine di conflitti autoprovocati, di colpi di stato, di atti di terrorismo, e alla base della repressione delle libertà dei cittadini. I maggiori protagonisti sono gli Usa
Ci auguriamo che ancora si insegni a scuola e sia ricordata la celebre favola del lupo e dell’agnello del greco Esopo, poi ripresa in latino da Fedro e, quindi, in epoca moderna, da Jean de la Fontaine. La sua morale è che il prepotente non solo adopera senza pietà la propria superiore forza contro gli avversari che intende eliminare, ma giustifica la violenza con pretesti che, a suo parere, gli darebbero pure ragione.
Un libro di denuncia
D’ora in avanti parleremo appunto di lupi, uno in particolare, gli Stati uniti (vedi nota in fondo), e di agnelli, certo non sempre del tutto puri e innocenti: i Paesi criminalizzati o invasi o proprio sfasciati con una scusa creata in modo artefatto dallo stesso aggressore, o approfittando di un evento. Il volume che tratta di tale dinamica, vecchia come il mondo, è False flag. Sotto falsa bandiera. Strategia della tensione e terrorismo di Stato (Prefazione di Pino Cabras, Macro-Arianna Editrice, 2022, pp. 272, € 18,60) di Enrica Perucchietti.
Non a caso a introdurre la pubblicazione è Cabras, ex deputato pentastellato espulso dal partito per non aver votato… la fiducia al Governo Draghi! Ma Cabras è noto pure per aver collaborato col compianto Giulietto Chiesa, pubblicando insieme a lui Barack Obush. La liquidazione di Osama, l’intervento in Libia, la manipolazione delle rivolte arabe, la guerra all’Europa e alla Cina: colpi di coda di un impero in declino (Ponte alle Grazie).
Il libro della Perucchietti non si limita a ripercorrere e narrare molteplici esempi di interventi sotto falsa bandiera, colpi di stato o terrorismi eterodiretti, azioni spionistiche finalizzate a scatenare un conflitto, espedienti per limitare la libertà dei cittadini, addirittura col loro consenso; l’autrice analizza con acume pure i meccanismi perversi alla base di tutti tali azioni messe in atto dal Potere.
Casus belli e appoggio della popolazione
Se uno Stato vuole aggredire con successo senza alcuna ragione, se non i propri sporchi interessi, un altro Stato deve: 1) trovare o provocare un casus belli; 2) causare un’ondata d’indignazione e odio tali da ricevere l’appoggio di tutta o gran parte della propria popolazione. Così Roma ha potuto distruggere Cartagine (146 a.C.), sfruttando la ribellione della città fenicia alle provocazioni di Massinissa. Nel 1931 l’incidente di Mukden in Manciuria provocato dagli stessi servizi segreti nipponici giustificò la guerra cino-giapponese e gli orrendi massacri da parte delle truppe dell’Impero del Sol Levante. La Seconda guerra mondiale scaturì con l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista proprio grazie a un’operazione di false flag: il cosiddetto incidente di Gleiwitz.
I maestri americani
Ma all’inizio dicevamo che i più spietati manipolatori con l’obiettivo di scatenare guerre di potenza sono gli Usa. La Perucchietti parte dall’esplosione della corazzata statunitense USS Maine nella baia dell’Avana (15 febbraio 1898), della quale fu incolpata l’innocente Spagna e che diede il via alla guerra che tolse Cuba, Portorico, Filippine e Guam agli iberici. Non entriamo nei particolari, invitando il lettore a trovare i dettagli di questo e di altri casi che citeremo, in False Flag, ma di certo lo scoppio dell’USS Maine fu un incidente, se non un deliberato autosabotaggio.
Invece l’affondamento del Lusitania (7 maggio 1915) e l’attacco di Pearl Harbour (7 dicembre 1941) permisero l’entrata degli Usa rispettivamente nella Prima e nella Seconda Guerra mondiale, convincendo emotivamente un’opinione pubblica restìa. In tali due situazioni si lasciò che i due eventi accadessero senza intervenire in anticipo, com’era ampiamente possibile. L’“Incidente del Golfo del Tonchino” (1964) fu creato pretestuosamente dagli Usa per intervenire in guerra contro il Vietnam del Nord.
I leader di Panama (Omar Torrijos e Manuel Antonio Noriega) che si opponevano alla rinegoziazione del Trattato sul Canale non fecero una bella fine. Diffamati a livello internazionale con varie campagne di stampa statunitensi, il primo perì nel 1981 in uno strano incidente aereo; il secondo, considerato un narcotrafficante, fece da pretesto all’illegittima aggressione militare Usa (1989) di uno stato pacifico e indipendente, fu arrestato, condotto a Miami e condannato a 40 anni di carcere…
Le vere “colpe” di Saddam e Gheddafi
Le inventate armi di distruzione di massa in mano a Saddam Hussein fornirono il pretesto agli Usa e ai Paesi loro alleati/complici/sottomessi per invadere l’Iraq (2003) e farlo impiccare (2006) dopo un processo abbastanza discutibile. Ma la sua vera “colpa” fu quella di aver «proposto all’Opec di abbandonare l’utilizzo del dollaro per la compravendita del petrolio». Similmente, nel 2011 il leader libico Mu’ammar Gheddafi pagò con una morte indecorosa e barbara il proprio progetto «di creare una moneta unica africana, il dinaro oro», che «avrebbe rischiato di mettere al bando e svalutare il dollaro americano e l’euro, divenendo la moneta più apprezzata nel mondo africano e arabo».
Sicché, nel corso del tempo, scrive la saggista, «l’Europa è diventata uno strumento docile dell’espansionismo americano […], grazie a crisi ripetute e alla connivenza di governi che hanno gradualmente abdicato alla propria sovranità nazionale».
Ricatto economico e terrorismo
Esistono le guerre condotte direttamente con le armi contro gli Stati nemici, ma anche quelle economico-finanziarie pilotate dai «sicari dell’economia» con devastanti effetti sulla popolazione, grazie anche al Fmi (Fondo monetario internazionale).
Tuttavia, più eclatanti del ricatto economico, risultano la destabilizzazione e il terrorismo organizzati all’interno di un’altra nazione per influenzarne le sorti. Un esempio riportato in False Flag è il Progetto “Mangusta” (1962), ideato per togliere di mezzo il regime cubano di Fidel Castro: in soli quattro mesi furono realizzati «5.780 azioni terroristiche e 716 sabotaggi a infrastrutture economiche» dell’isola caraibica.
Sempre nel 1962 l’aereo di Enrico Mattei fu sabotato dalla mafia siciliana su indicazione di quella americana per fare un favore alle “Sette sorelle” del petrolio, prevalentemente statunitensi, che non gradivano l’attivismo del presidente dell’Eni, proteso a rendere autonoma l’Italia sul piano energetico. L’omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse (1978) fu teleguidato per eliminare un uomo di stato divenuto scomodo per gli Usa. Ma anche tutte le altre stragi terroristiche neofasciste degli Anni di piombo in Italia e la collegata strategia della tensione furono tutt’altro che impedite dai servizi segreti americani.
False rivolte e veri colpi di stato
Venendo a tempi ancora più recenti, la Perucchietti scrive che «dietro la Primavera araba – e prima ancora dietro le proteste in Serbia, Georgia, Ucraina, Kirghizistan e anche in Russia – ci sarebbe in realtà la regia di Washington». Le cosiddette “rivoluzioni arancione”, che hanno provocato o tentato di causare cambi di regime in diversi Paesi restii a sottomettersi ai diktat Usa, sono state eterodirette.
Ormai le stesse autorità americane ai massimi livelli ammettono che i talebani in Afghanistan e l’Isis in Iraq sono stati creati e/o foraggiati dagli Usa: nel primo caso per contrastare i sovietici che avevano invaso lo stato dell’Asia centrale (1979), nel secondo per rovesciare il presidente Bashar al-Assad.
E, se neppure destabilizzazione e terrorismo dovessero bastare, ecco i veri e propri colpi di stato che consentono di sostituire un governo percepito come ostile con uno “amico” o proprio sottomesso. Uno degli esempi più noti è quello, sanguinoso, avvenuto in Cile nel 1973, organizzato da Cia ed Henry Kissinger per rovesciare il legittimo governo di sinistra di Salvador Allende, morto durante gli eventi.
Come condizionare anche il proprio Paese
Non sempre il pretesto viene inventato per far fuori un nemico esterno. Uno Stato può sfruttare o creare avvenimenti anche per superare momenti di crisi, consolidare il proprio consenso o favorire un cambio di regime, sempre creandosi un nemico, che può essere non solo straniero, ma anche interno. Ecco, allora, il terrorismo di stato. Così la celebre Congiura delle polveri (1605) di Guy Fawkes, oggi divenuto suo malgrado simbolo di giusta ribellione contro un Potere opprimente, fu guidata a distanza (e, ovviamente, fatta fallire) per interrompere la politica di tolleranza verso i cattolici attuata dal sovrano Giacomo I.
Anche l’incendio del Reichstag di Berlino del 27 febbraio 1933, che fece da pretesto da Adolf Hitler per assumere pieni poteri, sospendendo vari articoli della Costituzione di Weimar, fu organizzato o favorito dagli stessi nazisti per incolpare i comunisti.
Come scrive la Perucchietti, la strategia del Potere consiste nel «lasciare che gli eventi “avvengano” per poi strumentalizzare l’accaduto ai propri fini». Le tante perplessità sugli attacchi dell’11 settembre 2001 fanno ipotizzare che per consolidare il potere e avere un pretesto per scatenare le guerre in Medio Oriente, la maggiore potenza economico-militare abbia utilizzato perfino un autoterrorismo!
Come ottenere il consenso della popolazione
Altrettanti analoghi dubbi riguardano le circostanze dei più eclatanti atti di terrorismo islamico avvenuti nel cuore dell’Europa, quali le stragi parigine presso Charlie Hebdo, al Bataclan, all’aeroporto di Bruxelles, ecc. In tutti i casi accennati, antichi e recenti, il terrorismo, più o meno di Stato o lasciato agire con la complicità delle forze di sicurezza, ha provocato una tale insicurezza nei cittadini da far accettare loro restrizioni della libertà e sospensione di diritti costituzionali fondamentali.
E ancora peggio è andata con la Covid-epidemia. Afferma giustamente la Perucchietti: «Le masse destabilizzate dal terrore di una minaccia iniziano a diffidare di tutto ciò che le circonda e che non si livella sul consenso comune, trasformandosi così in solerti controllori e accettando delle misure di restrizione della privacy che normalmente non avrebbero tollerato». Infatti, «emerge univoco l’intento dell’oligarchia mondialista di acquisire maggior potere attraverso degli “shock” indotti ciclicamente per destabilizzare la popolazione, introdurre nuove strette sulla privacy attraverso misure coercitive e garantire il consenso».
Mass media, propaganda, criminalizzazione dei dissidenti
Tutto quello che l’autrice denuncia non sarebbe potuto avvenire, e ancor più non potrebbe attuarsi oggi, senza la complicità dei mass media mainstream, che ben svolgono la loro funzione di scatenare ondate emotive (la «peste emozionale» analizzata da Wilhelm Reich) e di dirigere l’intolleranza verso le minoranze dissidenti: «Ogni società ha bisogno di un nemico per compattarsi e coalizzarsi contro di lui. Non importa se la minaccia esterna è virtuale o inventata. Il nemico rappresenta una valvola di sfogo per la frustrazione e l’aggressività delle masse».
Del resto, gli spettatori, «ormai alienati, invece di fare esperienze dirette, si accontentano di osservare nello “spettacolo” tutto ciò che a loro manca. […] L’industria dei media si delinea come uno dei bracci armati dei governanti, tesa com’è non tanto a comunicare il vero o il falso, quanto a offrire l’irreale, ossia una fuga dalla realtà». Sicché, chi contesta la verità ufficiale, anche solo ponendo domande, viene zittito in quanto, di volta in volta, «negazionista» (dell’apocalisse climatica o della pandemia da Sars-Cov-2), «complottista» (se denuncia i veri complotti), «filoputiniano» (se ipotizza trattative di pace in Ucraina).
I veri complottisti
Insomma, diviene complottista chi denuncia i veri complotti e i veri complottisti (la parola ha come significato originario quello di organizzatore di complotti, cospiratore e non quello attuale, imposto dal Potere, di chi tende a interpretare ogni evento come un complotto o parte di un complotto, ossia cospirazionista): «Al paradigma della violenza, tipico del XX secolo, si sostituisce così il paradigma del controllo» (leggi La “dittatura dolce” si sta realizzando). In tutto questo immondo bailamme colpisce l’assoluto disprezzo delle vite umane, vittime di guerre, colpi di stato, terrorismo, repressioni. E «la retorica e il buonismo dei discorsi contemporanei servono solo a giustificare un’imminente carneficina»…
Nota Nostro elenco, forse incompleto, di Stati bombardati, aggrediti, fatti oggetto di blitz militari, da parte degli Usa, limitandoci solo a dopo la Seconda Guerra Mondiale ed escludendo sovversioni, colpi di stato, atti di terrorismo, ecc.:
– Corea e Cina 1950-53 (Guerra in Corea)
– Guatemala (1954)
– Indonesia (1958)
– Cuba (1959-1961)
– Guatemala (1960)
– Congo (1964)
– Laos (1964-1973)
– Repubblica dominicana (1965)
– Vietnam (1961-1973)
– Cambogia (1969-1970)
– Guatemala (1967-1969)
– Grenada (1983)
– Libano, Siria (1983, 1984)
– Libia (1986)
– El Salvador (1980)
– Nicaragua (1980)
– Iran (1987)
– Panama (1989)
– Iraq (1991) (Guerra del Golfo)
– Kuwait (1991)
– Somalia (1993)
– Bosnia (1994, 1995)
– Sudan (1998)
– Afghanistan (1998)
– Jugoslavia (1999)
– Yemen (2002)
– Iraq (1991-2003) (truppe Usa e UK insieme)
– Iraq (2003-2015)
– Afghanistan (2001-2015)
– Pakistan (2007-2015)
– Somalia (2007-2008, 2011)
– Yemen (2009, 2011)
– Libia (2011, 2015)
– Siria (2014-2015)
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Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 207, marzo 2023)
Mi piace l’articolo, l’ho pensato a lungo, grazie.