Nel suo libro “Hanno ucciso «Charlie Hebdo»” (Lindau) il giornalista Giulio Meotti, attraverso cinque emblematici episodi, ci racconta la nostra autocensura nei confronti del fanatismo e dell’intolleranza islamici
Le cinque tappe principali di una Via Crucis della libertà d’espressione dell’Europa e dell’Occidente, vale a dire la civiltà che ha fatto del diritto di critica la propria caratteristica principale. E, purtroppo, si tratta di un’autocensura causata, oltre che da paura, anche da viltà, sottomissione al politically correct, sudditanza verso l’integralismo islamico e i suoi potentati, mancanza di rispetto per i propri princìpi.
E chi rompe il muro del silenzio rischia non solo la vita, ma l’isolamento, il dileggio, la condanna dell’intellighenzia. Lo denuncia il libro Hanno ucciso «Charlie Hebdo». Il terrorismo e la resa dell’Occidente: la libertà di espressione è finita (Lindau, pp. 168, € 16,00) del giornalista de Il Foglio Quotidiano Giulio Meotti. Una pubblicazione data alle stampe nel 2016, ma utile da ricordare perché oggi ormai la questione della critica e della satira all’Islam e a Maometto non si pone più. I cinque capitoli in cui si suddivide la pubblicazione corrispondono, per Meotti, ai momenti cruciali attraverso i quali si snoda la rinuncia dell’Occidente alla libertà di pensiero, di stampa, di satira. Eccoli. Si parte dalla fatwa emessa nel 1989 dall’ayatollah iraniano Ruhollah Khomeyni nei confronti dello scrittore indiano Salman Rushdie per aver pubblicato I versi satanici, nel quale avrebbe offeso “il profeta”.
Si passa, quindi, all’omicidio (2004) del regista olandese Theo Van Gogh (discendente del fratello del celebre pittore), colpevole di essere l’autore del film Submission sulla violenza imperante nel mondo musulmano ai danni delle donne. Poi c’è il caso delle vignette antislamiche (2005) del quotidiano danese Jyllands-Posten e quello del rapido dietrofront del Vaticano dopo la lectio magistralis tenuta nel 2006 dal pontefice Joseph Ratzinger presso l’Università di Regensburg (Ratisbona), nella quale venivano citate le critiche da parte dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo all’islam diffuso essenzialmente «per mezzo della spada» (vedi Benedetto XVI, il papa che difendeva l’Europa).
E, ovviamente, la tragedia più nota e cruenta: il massacro a Parigi dei giornalisti di Charlie Hebdo (2015). Il mondo islamico, anche quello “moderato”, ha sempre reagito con estrema violenza verbale (e non solo) a ciascuno degli episodi. Meotti elenca pazientemente tutti gli assassinii, gli attentati, le violenze, che son seguiti alle vicende sopra esposte, nonché le minacce che hanno colpito i pochi che, fuori dal coro, hanno difeso Rushdie, le idee del papa o la libertà di pubblicare vignette satiriche su tutto e tutti. Nel migliore dei casi si è subita l’emarginazione da parte del mondo intellettuale “progressista” e una vita trascorsa sotto un regime di rigida protezione da parte delle forze dell’ordine, peggio di quella di un pentito di mafia. Ciò che appunto colpisce è la totale sudditanza di intellettuali sempre pronti a disapprovare con somma durezza le democrazie liberali, il capitalismo, le prevaricazioni nei confronti delle donne…
Ma, quando si tratta di critiche, anche misurate, all’islam, ecco libri non pubblicati, opere teatrali boicottate, film “cambiati”, mostre e conferenze annullate, immagini censurate… Tutto, ufficialmente, per non offendere i fedeli islamici; in realtà, per piaggeria, viltà, conformismo ai canoni del pensiero unico politicamente corretto. E, ormai, ogni argine si è rotto. Sicché oggi nessuno si permetterebbe più di scrivere libri come I versi satanici, di produrre film come Submission o di pubblicare vignette satiriche come quelle del periodico danese o di Charlie Hebdo. E chi lo farebbe verrebbe trattato da provocatore “che se le cerca”.
E non è un caso che il libro di Meotti sia preceduto da una Introduzione (Benvenuti all’inferno. Abbasso gli effetti! Viva le cause!) del saggista francese libertario Renaud Camus, processato e condannato nel 2014 da un tribunale transalpino «per istigazione all’odio contro i musulmani». Infatti, oggi, vige lo psicoreato di islamofobia. Scrive l’intellettuale libertario, che ha denunciato La Grande Sostituzione (Le Grand Remplacement) della popolazione europea con quella africana e, in particolare, islamica: «In un semplice quarto di secolo il terrorismo islamista ha messo fine alla libertà d’espressione in Occidente». Intanto, le strade italiane si popolano sempre di più di donne infagottate con un neonato in carrozzina e un paio di bambini accanto. Il padre barbuto cammina, però, avanti di qualche metro. Benvenuti all’inferno. E non prossimo venturo, ma hic et nunc.
Le immagini: la foto di Giulio Meotti è estratta dall’edizione on line de il Foglio Quotidiano.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XIII, n. 150, giugno 2018)