Esce oggi il nuovo disco (“Tropico”, coprodotto da Irma Records e L’Amor Mio Non Muore) di una band romagnola allo stesso tempo orecchiabile e colta
A tre anni di distanza dall’ultimo disco, Asa Nisi Masa (Seamount Productions, 2013), torna il Collettivo Ginsberg con un generoso nuovo lavoro, Tropico (una coproduzione Irma Records e L’Amor Mio Non Muore), in uscita oggi, 30 settembre 2016. Un lavoro generoso non solo perché contiene ben dieci ampie tracce, ma soprattutto per la prodigalità e varietà di suoni e ritmi.
Si va dal mambo al funk, dal samba al rhythm & blues, dalle musicalità africane a quelle della tradizionale canzone italiana, più o meno d’autore (ad esempio, Portami con te). E altrettanto generosa è anche l’energia che promana dalla band romagnola, che ci dà dentro senza risparmiarsi. Eppure, il vigore dei musicisti si mantiene in equilibrio con la raffinatezza delle armonie “confidenziali” o delle ariose e luminose eufonie, che si aprono all’improvviso, sorprendenti, entro la tessitura musicale. Ed è anche una dimostrazione di generosità il fatto che al lavoro abbiano partecipato molti altri musicisti (ad esempio, la vocalist Gaia Mattiuzzi, che impreziosisce L’estate di San Martino e Visioni a colazione) oltre, ovviamente, agli attuali cinque componenti del gruppo (il progetto è nato nel 2004), che ricordiamo: Cristian Fanti (voce); Alberto Bazzoli (tastiere); Gabriele Laghi (contrabbasso); Eugenioprimo Saragoni (batteria, percussioni); Riccardo Morandini (chitarre).
Per di più, in controtendenza con l’attuale panorama musicale indie, le canzoni sono in italiano, tranne due, peraltro in dialetto, Metti che (Mètt) e Nella notte del mondo (Int la nòta de’ mónd). Si tratta di preziosi componimenti di due grandi poeti romagnoli, rispettivamente Raffaello Baldini (1924-2005) di Santarcangelo di Romagna e Aldo Spallicci (1886-1973) di Bertinoro. Nel primo si parla della fine del mondo, col tempo che, a quel punto, non saprà dove andare; nel secondo Spallicci immagina di trovarsi nel buio notturno, completamente disorientato, e la sua mano tocca… Poesie belle e toccanti, popolari ed elevate al tempo stesso, che ci spostano nei supremi territori della metafisica e del destino finale. E, tuttavia, le radici romagnole del Collettivo si avvertono pure nella voglia di far ballare chi ascolta Tropico: infatti, non si può restare fermi ascoltando Primavera mambo, terza traccia del disco.
E romagnola è pure la vena sentimentale, la volontà di fare canzoni “come una volta”, canzoni d’amore, di storie, di sofferenze esistenziali e di ribellioni, di introspezioni laceranti e di aperture alla straziante bellezza del mondo, di realismo e di magici incontri con presenze misteriose e stranianti. Insomma, un cd perfettamente bilanciato tra orecchiabilità e ricerca musicale d’autore, con testi poetici davvero emozionanti e, al contempo, piacevoli sonorità che talvolta ci riportano agli anni Sessanta. Un’opera da ascoltare e riascoltare, per cogliere ogni volta una sfumatura e un risvolto musicale nuovi, celati entro le misteriose pieghe della creatività. Un’ulteriore gemma di Safari è la copertina, riproduzione dell’olio su tela dal titolo omonimo di Domenico Demattia, un dipinto a metà tra naïf ed espressionismo fauve. Buon ascolto, buona visione. Buon viaggio lirico e negli sgargianti ritmi del mondo.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 130, ottobre 2016)
Recensioni discografiche del direttore Tripodi: Collettivo Ginsberg: canzone d’autore, alta poesia dialettale e voglia di ballare Le cover secondo Stella Burns Il jazz ben temp(e)rato di Evan Le armoniose schegge musicali dei Dropp Pin Cushion Queen: il canto come melodia Manuel Volpe intimo e visionario La versatilità musicale di Capvto La magia elettronica dei Torakiki La forza della voce di DonnaKatya, la musica dei The SuperFeed Piccola orchestra Vale & The Varlet La musica e le parole degli Ono La misteriosa voce di Armaud I nuovi merletti vocali di Suz «Questo profumo dei nostri anni morti» La musica e le immagini di Giovanni Dal Monte La bella vita di Guido Elmi L’opzione rock dei The Maniacs I Pristine Moods e la magia del theremin Il vortice vocale di Rocío Rico Romero La fine della “Chimera” del XX secolo e la crisi dell’Occidente Un disco senza “Failing” Godblesscomputers, Johann Sebastian Punk, K-Conjog, Portfolio Il disco imbullonato dei The Gentlemen’s Agreement Suoni antichi, eppure nuovi… comunque freschi e morbidi Il nuovo immaginario musicale dei Junkfood Saluti da Saturno, ovvero l’optigan d’autore L’avvincente viaggio musicale del signor Rossi La seconda primavera di Simona Gretchen, Eterea e Crimea X Sophisticated Suz Dissonanti armonie dal XXI secolo