Poteva essere approvata una buona legge condivisa su lgbtqia, che unisse anche tutti i cittadini in un progresso civile per il nostro Paese, ma…
Com’è noto, lo scorso 27 ottobre il Senato della Repubblica non ha approvato le Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità (leggi qui il testo ufficiale completo), più noto come Disegno di legge Zan. O, meglio, la normativa, dopo essere passata a larga maggioranza il 4 novembre 2020 presso la Camera dei deputati, non è stata neanche discussa.
Infatti, con 154 voti a favore, 131 contrari e 2 astenuti, è stata consentita la cosiddetta “tagliola” chiesta da Fratelli d’Italia e Lega. Ovvero, si è applicata la procedura parlamentare prevista dall’articolo 96 del regolamento del Senato per cui non si è neppure dibattuto nel merito sui singoli articoli della legge e non si è votato, ma, a scrutinio segreto (articolo 113 dello stesso regolamento), si è deciso di non esaminare affatto la normativa. Adesso si dovrà ripartire daccapo, avanzando, trascorsi però almeno sei mesi, una nuova proposta di legge. Sul testo presentato anche noi avevamo espresso parecchie perplessità in un articolo pubblicato lo scorso luglio (Perché il Ddl Zan è liberticida e impone uno Stato etico), quando sembrava imminente la discussione in Senato, poi rinviata. Incredibili le parole, tra l’enfatico, il piagnucoloso alla Greta, il sessantottesco e il minaccioso, del segretario del Partito democratico, Enrico Letta («Hanno voluto fermare il futuro [Sic! Ma quale? Quello neocapitalista e postumano?]. Hanno voluto riportare l’Italia indietro. Sì, oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, al Senato. Ma il Paese è da un’altra parte. E presto si vedrà»). Invece, in realtà, hanno perso tutti e non ha vinto nessuno. Neanche le destre, che pur hanno gioito.
Sarebbe stato bello e civile approvare all’unanimità una legge condivisa che garantisse tutti, la galassia lbgtqia e gli eterosessuali (da alcuni ideologi definiti cisgender…); perché in Italia la mentalità intollerante nei confronti di omossessuali e altri è davvero minoritaria e residuale. Anche le forze di centrodestra erano favorevoli all’approvazione di una legge che tutelasse contro gli odiatori e i teppisti, contro bulli e imbecilli trogloditi, chiedendo da tempo solo la revisione di alcuni brani del Ddl Zan. Insomma, sarebbe bastato un po’ di comune buona volontà che permettesse la transizione verso un ragionevole e auspicabile compromesso per approvare una norma civile, inclusiva, rispettosa di tutte/i e non ideologica e intollerante. Un accordo che comunque mantenesse i princìpi del Ddl e unificasse la nazione in un vero progresso civile. Allora, chi ha voluto davvero affossarlo?
Al di là dei possibili “franchi tiratori” nel gruppo di Italia viva e del centrosinistra, tutti sapevano che al Senato non c’erano i numeri affinché la legge passasse. Allora, perché intestardirsi per andare comunque al voto, quindi alla sconfitta? Sospetto legittimo: che il voto muro contro muro sia stato “programmato” da buona parte dei cattolici del Pd e del M5s su “imbeccata del Vaticano” – peraltro anch’esso aveva chiesto poche modifiche – per affossare la legge senza sporcarsi le mani? Per cui il discutibile e rivedibile disegno Zan è stato non tanto sabotato dalle destre, che cercavano di pervenire a un testo condiviso, quanto dall’ipocrisia di coloro ai quali ha fatto comodo il voto del 27 ottobre? Inoltre, ormai la strategia del potere è quella, bieca, di dividere sempre i cittadini. Oggi gay/non gay. Ieri e domani vaccinati e non, vecchi e giovani, pensionati e non, immigrati e autoctoni, uomini e donne, bianchi e neri, famiglie e single. Odio puro. Divide et impera. Infine, diciamo la verità: alla stragrande maggioranza degli italiani in difficoltà, alle prese col ritorno alla legge Fornero, la miseria, la disoccupazione (del +6% di Pil beneficiano i già benestanti), l’isteria vaccinazionista, del Ddl Zan importa pochissimo…
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Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 191, novembre 2021)