Chiudere o evolversi, anche rispettando le nuove normative in materia e altre tendenze economiche
Un decennio fa hanno attraversato un boom enorme che li aveva portati a essere tra le attività economiche potenzialmente più remunerative sul mercato: gestire un compro oro significava garantirsi affari non da poco, vista l’ingente quantità di richieste.
Un business che aveva attirato anche le attenzioni della malavita, spesso interessata ad investire in questi affari. Ma nell’economia attuale dieci anni possono essere un’era e non a caso a oggi quelle attività stanno vivendo un momento di crisi. Non che l’oro non valga più come una volta, ci mancherebbe; il problema è che, a detta di molti, gli italiani nell’ultimo decennio si sono venduti tutto quello che potevano per sopperire all’incedere della crisi. Quindi, di oro da cedere a questi negozi (il cui business principale è esattamente quello di acquistare oro in tempo reale da chi abbia necessità di venderlo, come in un moderno banco dei pegni) non ce ne sarebbe più molto. Per sopravvivere ci si è reinventati, soprattutto nelle grandi città: basta vedere i tanti compro oro a Roma, per citare una delle realtà con il più alto tasso di attività di tale natura.
E reinventarsi vuol dire implementare nuove proposte per i clienti: ecco che nel tempo i compro oro hanno allargato la propria offerta a diamanti, argento, perfino antiquariato. Una necessità, quasi un cambiamento di pelle, che comunque ha arginato in parte la crisi di questa attività. I dati ufficiali parlano di circa 15mila attività di compro oro costrette a chiudere nell’ultimo anno: se ad inizio del 2013 i compro oro in Italia erano circa 35mila, oggi ce ne sono 20mila. Quali sono i motivi di questo crollo?
Non solo quello cui si faceva riferimento sopra, ovvero il fatto che gli italiani avrebbero già venduto tutto quello che avevano da vendere nell’ultimo decennio, ma anche l’abbassamento delle quotazioni del metallo giallo sul mercato internazionale. Si parla di un -30% di valore nel giro di un anno, fattore che pesa inevitabilmente anche su attività che proprio sul valore dell’oro basano la propria ragion di essere. In sostanza, se a inizio della crisi economica questi negozi si sono diffusi in modo capillare su tutto il territorio, con il trascorrere degli anni si è assistito a una scrematura sulla quale ha influito anche la regolamentazione, cambiata per rendere gli operatori compro oro in tutto e per tutto simili agli operatori professionali e per garantire norme antiriciclaggio più severe. Un settore che ha subìto un declino evidente ma che, a giudicare dalla presenza ancora marcata nelle nostre città, non è certo sul punto di alzare bandiera bianca.
chiara ferrari
(LucidaMente, anno XIII, n. 155, novembre 2018)